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Stefania CHIRICO. Scrigni del territorio aprutino: capitali intangibili di ricchezza e di identità

Non servono grandi numeri, né tanto meno un’ampia estensione territoriale per respirare cultura, storia, tradizioni, natura. Loreto, con la sua superficie di 59 Kmq, soddisfa qualsiasi tipo di interesse e soprattutto offre la possibilità di trascorrere gradevolmente un’intera giornata passeggiando tra le vie del centro storico e visitando i musei che  raccontano storia, tradizioni ed usanze.
I Musei Civici di Loreto Aprutino costituiscono un patrimonio di straordinario interesse per la lettura della storia del territorio di Loreto, dalle prime fasi di insediamento che risalgono al periodo del Paleolitico, alla sua graduale trasformazione in centro agricolo, industriale e, soprattutto, culturale.
Il percorso di visita ai musei prevede la presenza di una guida che, cominciando dal Museo delle Ceramiche Acerbo, illustra le varie collezioni. Esso è situato in un punto particolarmente suggestivo dell’antico centro del paese, accanto ad architetture rinascimentali e all’antico palazzo Acerbo. Fin dal 1957, anno della sua prima inaugurazione, il museo si afferma come uno dei più completi ed interessanti esempi di collezione, atto a documentare la produzione regionale di maioliche avvenuta tra il 1500 e il 1800. Dalle fonti rinvenute circa la personalità del barone Acerbo, risulta che egli fosse particolarmente affascinato dalla bellezza delle maioliche tanto da comporre, con gusto ed innumerevoli ricerche, la sua splendida collezione, composta da circa 600 pezzi tra vasi, fiasche, albarelli, piatti, mattonelle, statuine,…
Un altro museo di fondamentale importanza per la storia archeologica di Loreto è l’Antiquarium, inaugurato nel 1998. Esso conserva al suo interno reperti provenienti sia da scavi effettuati nel territorio comunale a partire dal 1989 dall’Archeoclub locale, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica dell’Abruzzo e con l’Amministrazione comunale,  sia da una collezione privata di proprietà della famiglia Casamarte, costituita da circa 400 oggetti raccolti dal barone Antonio Casamarte, a partire dalla fine del 1800, nel territorio di Loreto Aprutino e messi a disposizione dalla baronessa Maria Beatrice Bassino Casamarte. Fra i materiali più interessanti spiccano i corredi di alcune sepolture vestine, gli arredi e gli ornamenti rinvenuti nella cella del santuario italico-romano della dea Feronia e i materiali provenienti dallo scavo della Basilica paleo-cristiana di San Serotino.
Accanto all’archeologia e alla ceramica, Loreto è conosciuto anche per l’abbondante produzione di olio. E’ il Museo dell’olio che lo dimostra, illustrando come l’olivicoltura caratterizzi da moltissimi anni l’attività economica e agricola del paese. Si tratta di un luogo dove storia e cultura dell’olio si amalgamano per offrire un percorso illustrante l’evoluzione delle tecniche di estrazione dell’olio dalle olive e una immagine di quello che le attuali aziende regionali producono in termini di quantità. Nel museo sono esposti due impianti frantoiani, uno settecentesco in legno e uno elettroidraulico, in acciaio, risalente ai primi anni del 1900; entrambi sono stati completamente restaurati e riallestiti. Il piano superiore del museo rievoca il magazzino oleario e granaio e racconta, attraverso i reperti di archeologia industriale ed i documenti esposti, la tradizione olearia loretese tra ‘800 e ‘900.
Tali luoghi  raccontano la storia, la cultura e le tradizioni del territorio aprutino. Trattasi di un patrimonio di valore inestimabile che la cittadinanza possiede, ma che purtroppo, forse, essa stessa non conosce approfonditamente. Che fare allora per incentivare la visita in tali luoghi e per rendere noti i tesori in essi conservati? Indubbiamente l’attività svolta dalla Sezione Didattica per gli studenti delle scuole di primo e secondo grado è fondamentale per sensibilizzare la popolazione giovanile alla conoscenza del proprio “corredo culturale”: cominciando dai giovani destinatari, si cercherà di raggiungere anche un target più adulto che forse raramente ha rivolto lo sguardo al proprio passato e alle proprie tradizioni. Ma perché la cultura del proprio territorio non attira di per sé l’attenzione dei giovani? Perché in una realtà come Loreto le attività di promozione alla cultura rivolte agli adulti non raggiungono risultati soddisfacenti e i poli culturali sono, per assurdo, conosciuti e fruiti maggiormente dai turisti? Probabilmente, perché tutt’oggi non si riesce ancora a cogliere i valori nascosti che solo il patrimonio culturale possiede: esso è un bene semioforo, ovvero portatore di significati. I beni culturali infatti, rappresentano civiltà passate, attività, strumenti, materiali, tipici dell’antichità; inoltre, se adeguatamente “sfruttati”, essi sono catalizzatori di valore economico.
Infatti, il capitale economico del paese non aumenta solo grazie alla vendita di un prodotto enogastronomico, bensì anche tramite la vendita di prodotti collaterali: la visita effettuata da un turista nei musei del territorio o la sua presenza agli eventi locali, generalmente determina altre attività, come il pernottamento nelle strutture ricettive, la ristorazione, l’acquisto di souvenirs, …, determinando, comunque un indotto economico.
Solo se consapevoli di tali potenzialità caratterizzanti il patrimonio culturale, sarà possibile strutturare attività di valorizzazione e di gestione che rendano noti e fruibili sia il patrimonio culturale, sia il territorio ospitante. Infatti, il miglioramento delle strutture ricettive, l’aumento della conoscenza del territorio e l’incentivazione di attività permetteranno la creazione di un sistema territoriale che non solo soddisferà i residenti ed i visitatori, ma contribuirà al benessere complessivo dell’intero territorio aprutino.

Autore: Stefania Chirico, stefychirico@tiscali.it

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