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ROMA: Affresco della Città dipinta.

Criptoportico delle Terme di Traiano – Colle Oppio – Roma.

L’affresco della “città dipinta” si trovava, nel momento della scoperta (1998), in condizioni critiche, a causa dei danni subiti dalla presenza dell’acqua e di sostanze aggressive contenute nella terra di riempimento nonché a causa del rapido e violento sbalzo di condizioni climatiche ed ambientali dovuto alla messa in luce dopo secoli di interramento.

La materia dell’affresco era quindi in condizione di grande fragilità e la superficie pittorica era seriamente danneggiata con sollevamenti, decoesioni, sali solubili, concrezioni calcaree e terrose oltre a danni meccanici permanenti come abrasioni generalizzate e profonde e numerosissime incisioni verticali.

Dopo un attento monitoraggio sul dipinto e sul microclima dell’ambiente circostante, intervallato da operazioni di pronto-intervento localizzate, sono iniziati nel 2004 gli interventi di restauro conservativo.

Intervenire su un manufatto antico in ambiente ipogeo presenta sempre notevoli difficoltà, a causa del microclima non idoneo, degli sbalzi termici e del tasso di umidità relativa, che in questo caso è di circa il 98 % e favorisce i processi di deterioramento dei materiali costitutivi dell’opera rendendo problematica la scelta delle sostanze da utilizzare durante il restauro. Tali sostanze devono essere scelte in funzione della loro compatibilità con le condizioni della materia originaria, e non devono apportare terreno nutritivo o favorire la crescita di biodeteriogeni (funghi, batteri, etc), fattori di estremo degrado dei manufatti.

È stata posta, quindi, molta attenzione all’allestimento del cantiere, alla qualità dell’illuminazione, all’uso dei materiali e ad un insieme di accorgimenti e di sistemi di protezione che hanno creato un ambiente di lavoro il più possibile asettico, protetto, depurato dalla presenza di agenti esterni dannosi.

Poiché una delle maggiori problematiche era dovuta alla estrema decoesione e fragilità della pellicola pittorica, le operazioni più significative che hanno caratterizzato l’intervento sono state la riadesione e il fissaggio del colore.

Tali operazioni sono state però intervallate ed alternate, ove possibile, ad una delicata rimozione delle sostanze sovrammesse (terra, sali, calcare). Si può parlare, in questo caso, di microrestauro in quanto l’intervento eseguito sulle numerosissime e piccole scagliette di colore sollevate (mm 0,5-1) di tutta la superficie pittorica, è stato interamente effettuato con lenti di ingrandimento totx .

Le operazioni di fissaggio e di pulitura sono stati indispensabili per rallentare il degrado, ma è ben chiaro agli operatori che il dipinto è come un “malato grave” che va rispettato, ed è quindi necessario, nel tempo, effettuare un attento monitoraggio e una puntuale osservazione del manufatto, collegati ad operazioni di manutenzione sia sull’affresco che sull’ambiente circostante.

In particolare l’ambiente dovrà essere mantenuto il più stabile possibile per quanto riguarda i fattori microclimatici di temperatura e di umidità relativa, mantenendo una soddisfacente asetticità dell’aria.

Cronologia: Arch. Romana

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