Archivi

SANTA MARIA CAPUA VETERE (Ce). Il degrado.

Tesori «non evidenti» ma di inestimabile valore storico-artistico, a rischio scomparsa a Santa Maria Capua Vetere. Sono il Mitreo e la Bottega del Tintore.

Tesori dimenticati da riscoprire, dunque, ma, soprattutto, da salvare. Dedicato al culto del dio persiano Mitra, il Mitreo risale al II-III secolo d.C. e costituisce uno dei maggiori esempi dei rari santuari mitraici con decorazione pittorica. Assolutamente casuale il suo ritrovamento. Nel 1922, durante i lavori di consolidamento delle fondazioni di un’abitazione privata, fu scoperta la cripta ornata da magnifici affreschi. A quattro metri sotto il livello stradale, a forma di parallelepipedo lungo circa dieci metri e largo poco meno di quattro, il Mitreo è situato in un’area privata e dunque può essere visitato solo se accompagnati dal custode del vicino Anfiteatro Campano, l’altro importante monumento sammaritano. Il soffitto ha la volta a botte dipinta con stelle a otto punte di colore rosso e blu alternate tra loro e forse un tempo scintillanti di pietre preziose; sulla parete di fondo, vi è l’altare sormontato da un affresco raffigurante il dio Mitra che uccide il toro.

Testimonianze

I due siti archeologici di Santa Maria Capua Vetere, sono tra i più importanti del Mezzogiorno e versano in cattive condizioni.
Alle pareti, si addossano due banchi in muratura sui quali sedevano, durante le cerimonie, gli iniziati al culto, al di sopra sono ancora visibili affreschi raffiguranti il rito di iniziazione. Sulla destra del corridoio, vi è un canaletto che serviva a raccogliere il sangue degli animali sacrificati. Una testimonianza importante, il Mitreo, che è un eufemismo definire in condizioni precarie. Il rischio di perdere anche tale vestigia è, dunque, concreto. Lo stato degli affreschi, unici in quanto non se ne conoscono altri così completi che raffigurano il culto mitriaco, è preoccupante, così come è allarmante la situazione generale della struttura. Da qui la necessità di un immediato, improcrastinabile intervento, come anche per la cosiddetta Bottega del Tintore, ubicata nelle fondamenta di un palazzo di Corso Aldo Moro.
Oggi, i resti di questa domus di epoca repubblicana, venuti alla luce nel 1955, sono due ambienti a volta, affiancati e comunicanti tra loro.
Alla bottega, realizzata in blocchi di tufo squadrati, si accede per una ripida scala a doppia rampa coperta da una volta a botte e con le pareti in intonaco bianco. Le due stanze sono pavimentate con mosaici a forme geometriche dove sono chiaramente visibili alcune iscrizioni, da una delle quali si apprende che il proprietario era Publio Confuleio Sabbione, fabbricante di mantelli di lana pesante, come è dimostrato anche dalla presenza di una vasca con pozzo nel primo ambiente. I

l sito, di grande pregio ma in precario stato di conservazione, è visitabile su appuntamento da concordare con il proprietario del palazzo che ha nel sottoscala, appunto, la bottega del tintore.

 

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 14/11/2010

Segnala la tua notizia