Meraviglie del passato trascurate, dimenticate, lasciate purtroppo a marcire nell’indifferenza generale: stanze chiuse al pubblico (ma che strano: visitabili si sussurra solo ‘di straforo’), perché non più a norma di sicurezza; intonaci dipinti franati; mosaici che galleggiano nell’acquitrino che devasta una delle più spettacolari ville romane della costiera amalfitana, perla archeologica del I secolo d.C. È, infatti, impressionante il degrado della Villa romana di Minori, patrimonio Unesco dal 1997, secondo gli esperti il più antico esempio dimostrativo in materia, conosciuto in Occidente.
L’umidità costante consuma da tempo un capolavoro in stato di abbandono, privo di visitatori: i pochi che arrivano entrerebbero gratis e a proprio rischio, perché la muffa ha invaso ogni luogo. Abitata fino al VII secolo d.C., amata e frequentata dall’aristocrazia romana, la Villa era circondata ancora pochi anni fa dai resti del monumentale giardino (viridarium), con la grande piscina centrale (natatio), oggi trasformata appunto in un putrido stagno di acque melmose.
Seppellita per secoli dal fango delle alluvioni, essa è tornata alla luce quasi intatta nel 1932, scoperta per caso durante i lavori di una casa tra le tante che assediano la zona archeologica. Famosi gli affreschi del piano superiore, oggi seriamente minacciato da umidità e muffa, con la scalinata che cambia disegno e geometria per ridurre l’affaticamento della salita. Otto stanze, finora chiuse al pubblico, custodiscono preziosi reperti e pareti rosso-pompeiano, ancora con tracce di fiori e disegni.
Tutto il complesso avrebbe bisogno di un urgente restauro, prima che scompaiano del tutto il triclinio-ninfeo, malandato ma ancora in eccezionale stato di conservazione, anche per merito della copertura a botte di grande pregio architettonico, il più antico esempio conosciuto in occidente.
E dire che sembravano aver avuto inizio i lavori di restauro conservativo, frutto di un finanziamento ministeriale di 4,9 milioni di euro, assegnato nel 2019, che non si esclude -dopo circa cinque anni- possa essere rimasto al palo, dato che non sarebbe stato restaurato ancora un bel niente.
Ma come è possibile? I “misteri della Villa Romana”, verrebbe da dire. Resta il fatto che il complesso monumentale in parola, risulta sempre più degradato ed abbandonato, con un calo netto delle visite, tanto che è nulla, rispetto all’emozione di fare un tuffo a ritroso nel tempo di duemila anni, addentrandosi nello splendore delle otto stanze interdette al pubblico. Gli affreschi – l’illuminazione è scarsa, ci vuole una torcia elettrica per ammirarli – sono anch’essi, come tutta la struttura, minacciati da umidità e muffa. Avrebbero bisogno di un urgente restauro.
La grande Villa d’otium minorese una volta lambiva la spiaggia, e le arcate si affacciavano direttamente sul mare, regalando agli ospiti un colpo d’occhio spettacolare, come si può rivivere nel suggestivo video con ricostruzione in 3D, ideato dalla divulgatrice scientifica Paola Pacetti e dall’architetto Giovanni De Stefano.
“Oggi – spiega Pacetti – per chi visiti la domus, è impossibile comprenderne il vitale e fondativo rapporto con il mare verso il quale era rivolta e dal quale vi si accedeva, in quanto i resti archeologici della villa sono completamente circondati dai palazzi della moderna Minori. Ed è per questo che nella ricostruzione in realtà virtuale del filmato si è privilegiata la realizzazione di una vista del prospetto marino”.
Forse costruita da un senatore dell’antica Roma, seppellita per secoli dal fango delle alluvioni, è tornata alla luce, quasi intatta, nel 1932, scoperta per caso durante alcuni lavori di muratura in una casa vicina. Il suo ritrovamento ci ha restituito in originale i colori degli antichi romani: il rosso delle semicolonne, il giallo e l’azzurro delle murature, il nero degli zoccoli dei pilastri. Ed è emerso dal passato il prestigioso triclinio-ninfeo in eccezionale stato di conservazione anche grazie ad una copertura a volta di rara bellezza. Intanto, un vecchio cartello sporco di macchie di umido ammonisce: “Attenzione, pericolo di scivolare!”.
Parte della domus, cantine di privati. Ma oggi, pur rappresentando un patrimonio straordinario dell’antica Roma, la domus di Minori è scarsamente valorizzata per l’incuria delle amministrazioni che, a corto di finanziamenti pubblici e, probabilmente, con scarso spirito gestionale ed imprenditoriale, non provvedono ai lavori di manutenzione e di messa a norma. E lasciano la struttura senza il personale sufficiente per farla funzionare.
Insomma, mancano opere di tutela del patrimonio, ed iniziative di valorizzazione. L’antico edificio romano è visibile solo sul lato più vicino al mare, poiché molte sue parti – nel cuore del paese – sarebbero state riutilizzate, nel tempo, come stalle, magazzini e scantinati dagli abitanti (ignari delle origini romane di quelle ‘grotte’), dei lotti abitativi sorti nei secoli a ridosso della villa.
Anni fa la Soprintendenza, è dato leggere, ha eseguito espropri per recuperare tutta l’area della domus, ma le procedure sarebbero fallite. E così, ancora oggi, una parte importante della Villa Romana non solo è sconosciuta, ma risulterebbe usata da privati come cantine, dove conservano olio, vino e salumi.
I mosaici guardano al mare e ai monti. La Villa Romana è inserita in un paesaggio duplice: marittimo e collinare. Oltre alla parte dedicata alla villeggiatura marittima, ne aveva anche una caratterizzata come villa rustica alla quale corrispondeva, probabilmente, anche un’altra diversa facciata nella parte posteriore, dell’edificio con vista verso la natura boscosa dei rilievi. Questa dicotomia, frequentissima e ricercata nelle ville d’otium romane, in Campania e non, è esplicitata anche dal mosaico pavimentale del ninfeo-triclinio, realizzato durante lavori di rimaneggiamento dell’edificio nel III secolo d.C. Il tappeto musivo, infatti, raffigura le creature marine nella parte della sala, che guarda verso il viridarium ed il mare, mentre le scene di caccia sono presenti nella zona rivolta alla natura boscosa dell’insenatura che ospitava la villa.
Non si potrebbe, si chiede e chiede a chi di dovere, più di un osservatore, incaricare la ‘Fondazione Ravello’, così efficiente, di gestire la Villa Romana della confinante Minori? E, perchè no?, magari anche la chiesa rupestre di Santa Maria de Olearia, nella vicina Maiori, al cui interno sono presenti importanti affreschi: di proprietà della Soprintendenza, è totalmente inaccessibile. Questo succede a Minori. E in queste condizioni versa il patrimonio archeologico che tutto il mondo ci invidia.
La Villa Marittima Romana, un vero gioiello architettonico, continua così a versare in condizioni di degrado. E il sindaco della cittadina costiera, Andrea Reale, in una lettera all’allora ministro alla Cultura, Gennaro Sangiuliano, chiedendogli di “attivare qualsiasi iniziativa, utile a salvare la Villa Romana di Minori”, ebbe a sottolineare tra l’altro: <<On.le Ministro, sottopongo alla Sua attenzione e sensibilità l’ormai annoso problema della Villa Marittima Romana, un sito archeologico di primaria importanza, riconosciuto attrattore culturale e turistico, dal valore scientifico inestimabile e certamente pari o superiore alle altre risorse archeologiche della Costiera Amalfitana. Orbene, un patrimonio collettivo di tale rilievo si trova da anni in condizioni di estremo degrado, come attestano i vari interventi di denuncia susseguitisi da parte degli organi di informazione nonché le innumerevoli segnalazioni, richieste ed implorazioni che l’Amministrazione Comunale ha inoltrato nel corso del tempo agli enti incaricati della gestione del bene. Da ultimo, negli anni 2021 e 2022, rivolsi un accorato appello all’allora Ministro Franceschini, rimasto peraltro anch’esso senza esito…. Nonostante l’impegno che il Comune di Minori continua a profondere, nell’ambito delle esigue disponibilità di cui dispone, per un minimo di manutenzione del sito, è evidente che esso perde di giorno in giorno parte del suo valore a ragione dell’incuria in cui versa…>>.
Dunque, si recuperi incisivamente e si riqualifichi al più presto questo ennesimo scrigno della memoria, prima che diventi un lontano quanto triste ricordo del passato. Purtroppo.
Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it













