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ROCCASTRADA (Gr). Officina dei Neandertal scoperta in Maremma.

Nell’Età del Rame, circa 5 mila anni fa, il sito di La Pietra – una grande cava preistorica situata a Torniella nel territorio di Roccastrada, in provincia di Grosseto, parte del Parco Archeologico e Tecnologico delle Colline Metallifere e di una Riserva Naturale regionale – era un’importante officina per la fabbricazione di preforme per elementi di armi in pietra, come punte di freccia e di giavellotto. Adesso, un recente studio condotto dall’Unità di ricerca di Preistoria e Antropologia (Dipartimento di Scienze Fisiche della Terra e dell’Ambiente) dell’Università di Siena, in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Siena, Arezzo e Grosseto, dimostra come il sito venisse utilizzato dai neandertaliani nel Paleolitico medio (in un periodo precedente ai 40 mila anni fa) come luogo di approvvigionamento e lavorazione del diaspro, una roccia silicea di buona qualità utilizzata per la realizzazione di schegge.
“Abbiamo rinvenuto schegge lavorate secondo il metodo Levallois, molto diffuso durante il Paleolitico medio”, spiega Sem Scaramucci, archeologo responsabile dello studio. “I blocchi di materia prima venivano raccolti tra quelli distaccatisi naturalmente dalla parete di roccia, probabilmente durante i periodi di accampamento delle popolazioni nella zona, che si spostavano regolarmente per seguire gli animali da cacciare e procurarsi le risorse necessarie a vivere”.
Le schegge grezze avevano margini taglienti e potevano essere utilizzate direttamente senza essere modificate. Fra gli strumenti diffusi nel Paleolitico medio (non rinvenuti, però, nel sito di La Pietra, ma che potevano essere fabbricati con la materia prima lì reperita), c’erano anche raschiatoi e punte musteriane: i primi erano strumenti realizzati a partire da schegge o lame i cui bordi venivano modificati per ottenere margini più adatti a diverse attività, tra cui raschiare le pelli o lavorare il legno; le punte costituivano uno strumento più specifico probabilmente utilizzato per perforare e tagliare.
“La scoperta è importante perché è raro trovare in Toscana testimonianze di approvvigionamento della roccia, che nel caso del sito di La Pietra sono molto evidenti”, continua Scaramucci. “È necessario specificare, però, che questo sito è significativo soprattutto per i reperti riconducibili all’Età del Rame, durante la quale costituiva uno dei luoghi più importanti nella penisola per la produzione di semilavorati (preforme) usati per la realizzazione di punte di freccia. Altri siti, come Grotta dei Santi, lungo la costa dell’Argentario – su cui da alcuni anni sono in corso delle campagne di scavo guidate dalla nostra unità di ricerca – ci permettono di ricostruire in modo più completo e preciso un contesto paleo-ambientale legato ai neandertaliani”.
Nell’Età del Rame, La Pietra fu teatro di importanti attività artigianali legate allo sfruttamento del diaspro: le comunità del periodo utilizzavano la zona come cava e area di lavorazione (officina) per la produzione di preforme destinate soprattutto alla fabbricazione di punte di freccia, applicando i principi tecnici della scheggiatura che in questo periodo raggiunsero un alto grado di specializzazione.
Essendo il diaspro una roccia silicea molto dura, le tracce della cavatura si sono conservate sulla parete rocciosa, dove sono individuabili le aree di estrazione. Inoltre, la preparazione delle preforme è documentata dalla grande quantità di residui di lavorazione, fra cui i ciottoli impiegati come martelli per abbattere gli strati.
“Il complesso processo di selezione della materia prima e di lavorazione era finalizzato a produrre punte di freccia molto raffinate, precise, simmetriche, usate come armi da guerra o da caccia, ma anche come oggetti che richiamavano simbolicamente la guerra”, spiega Scaramucci. “A differenza dei neandertaliani, queste popolazioni avevano messo su un apparato di lavoro intenso e strutturato finalizzato a produrre oggetti di forte valore estetico, che sembra volessero esprimere ‘l’ideologia del guerriero’ diffusa all’epoca”.
I ricercatori ipotizzano che tali manufatti venissero realizzati su commissione da artigiani itineranti, che si spostavano di villaggio in villaggio. I preziosi oggetti venivano spesso deposti come beni di prestigio e indicatori di status nelle numerose sepolture rinvenute nelle grotte della Toscana centro-meridionale.
“L’attività di cavatura del diaspro, testimoniata ampiamente anche nel sito di Valle Lagorara (La Spezia), ci dà un’idea dell’organizzazione e della complessità di quelle società, che non esclude la possibilità di circolazione di beni a lunga distanza. Il rame dell’ascia che portava con sé l’Uomo del Similaun proveniva non a caso dalla Toscana centro-meridionale, come dimostrato dallo studio da poco pubblicato dal Professor Artioli e colleghi”.
Grotta dei Santi, che si apre oggi a picco sul mare nell’omonima cala a est di Punta Avoltore, lungo la costa dell’Argentario, racconta, in modo ancora più approfondito rispetto al sito di La Pietra, il contesto in cui vivevano i neandertaliani e il tipo di attività che svolgevano. Abitata dai neandertaliani fra 50 e 40 mila anni fa, la grotta si situa in una cerniera cronologica nella quale si verificano due eventi fondamentali nella storia dell’uomo moderno: l’estinzione dell’Uomo di Neandertal e l’arrivo dall’Africa dei primi Sapiens. I Neandertaliani che l’abitarono sono quindi tra gli ultimi gruppi che popolarono la penisola italiana.
Grazie allo studio dei resti di pasto rinvenuti nella grotta (ossa e denti di grandi mammiferi) è stato possibile ricavare informazioni sul tipo di fauna con cui interagivano questi individui: cacciavano soprattutto cervi, stambecchi, caprioli, uri, cavalli e talvolta anche rinoceronti, in un periodo in cui di fronte alla grotta si estendeva una vasta pianura.
“I resti di accampamento in grotta non sono stati particolarmente sconvolti da agenti naturali o umani successivi, ed è quindi stato possibile individuare resti di focolari e tracce delle attività svolte da questi cacciatori-raccoglitori”, spiega Vincenzo Spagnolo, direttore delle ricerche su questo sito. “Abbiamo inoltre scoperto una zona preposta all’estrazione del midollo: le ossa di grandi erbivori venivano frantumate con percussori di pietra per ricavarne il midollo, sostanza molto nutriente. Oltre a rinvenire oggetti in pietra scheggiata realizzati con materie prime che si trovavano intorno al sito e resti di animali cacciati e introdotti nella grotta” .
“Se La Pietra testimonia per ora solo un aspetto inerente al Paleolitico medio, cioè il reperimento della materia prima, Grotta dei Santi porta alla luce il contesto di vita dei neandertaliani, dandoci la possibilità di ricostruire l’organizzazione spaziale dell’area di accampamento e l’ambiente circostante”, conclude.

Autore: Viviana Monastero

Fonte: www.nationalgeographic.it, set 2017

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