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PIOMBINO (Li). Sepolta con i chiodi in bocca, è una strega?

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Nessuno, neppure il più fantasioso Indiana Jones, avrebbe potuto immaginare una scoperta così incredibile e misteriosa riaffiorata dalla terra otto secoli dopo davanti al mare del Golfo di Baratti.
Gli archeologi stavano scavando alla ricerca di una cattedrale e di un vescovo santo, San Cerbone, e invece si sono trovati davanti alla tomba di quella che potrebbe essere una strega del 1200.
La donna, probabilmente di un’età compresa tra i 25 e i 30 anni, era stata sepolta nella nuda terra e in bocca qualcuno le aveva inserito sette chiodi ricurvi di una lunghezza di quattro centimetri. In una sorta di macabro rito, le vesti della giovane erano state poi inchiodate nella fossa con tredici chiodi.
«Un ritrovamento atipico, non ho mai visto qualcosa di simile – racconta Alfonso Forgione, archeologo dell’Università dell’Aquila -. Probabilmente ci troviamo di fronte a un rudimentale rito di esorcismo. L’ipotesi è che la donna, colpita da problemi fisici o mentali, potesse essere diventata nell’immaginario popolare un soggetto malefico e forse anche una strega».
Ci sono però alcuni particolari da chiarire in questo interessante giallo archeologico. E soprattutto una domanda ancora senza risposta: perché la strega è stata sepolta in un luogo consacrato e addirittura vicino a una chiesa?
«È particolare molto strano sul quale stiamo lavorando – continua Forgione -. Si può ipotizzare che la donna appartenesse a una famiglia influente e che dunque sia riuscita ad ottenere una sepoltura in terra cristiana».
Accanto alla tomba della probabile strega gli archeologi (i direttori scientifici dello scavo sono Fabio Redi, docente di Archeologia medievale all’università dell’Aquila e Andrea Camilli della Sovrintendenza archeologica della Toscana) hanno trovato la sepoltura di un’altra donna enigmatica. «Accanto al suo scheletro c’era un sacchetto con 17 dadi da gioco – racconta ancora l’archeologo Forgione -. A quel tempo il gioco dei dadi era vietato e proibitissimo per le donne. Non è escluso che ci si trovi di fronte a una meretrice punita con disprezzo anche nel momento della sepoltura con il simbolo più basso della moralità, il gioco dei dadi, appunto».
ALLA RICERCA DI SAN CERBONE – Gli scavi proseguiranno sino a fine mese. Con un obiettivo: trovare la cattedrale di San Cerbone e la tomba del santo vissuto nel sesto secolo dopo Cristo. Quasi contemporaneo Gregorio Magno, Cerbone arrivò a Populonia dall’Africa con una schiera di seguaci e fondò una comunità. Durante le invasioni di Goti e Longobardi, fu condannato ad essere sbranato da un orso ma, secondo la leggenda, il santo riuscì ad ammansirlo con uno sguardo. Si narra inoltre che Cerbone dicesse messa al mattino molto presto per essere accompagnato da un coro di angeli e che riuscì a fare un miracolo anche sulle oche che lo accompagnarono dal Papa a Roma.
«Ritrovare la cattedrale e la tomba di San Cerbone – spiegano gli archeologi – risolverebbe molti enigmi storici e sarebbe un grande regalo per la comunità di Populonia».
Il progetto archeologico è stato avviato grazie alla collaborazione dell’associazione culturale Amici di Populonia. Una lotta contro il tempo. L’erosione, infatti, minaccia le rovine e potrebbe cancellare per sempre la storia magica e misteriosa di San Cerbone. Populonia e Baratti sono conosciute nel mondo per le necropoli etrusche e i resti delle vestigia romane.

Autore: Marco Gasperetti – mgasperetti@corriere.it

Fonte: Corriere della Sera.it, 23 settembre 2011

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