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Marina CELEGON. L’“esotico” messaggero del Generalissimo.

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Quando Horemheb si costruì una tomba a Saqqara era “solo” il Generalissimo del re Tutankhamon. Dopo la morte del giovane re e il breve regno di Ay, salì al trono Horemheb.
Da faraone questi si fece scavare una nuova tomba nella prestigiosa Valle dei re, lasciando quella di Saqqara alla moglie Mutnodjmet.
Quando nel XIX secolo la tomba di Saqqara venne trovata, come spesso succedeva all’epoca, molti dei suoi rilievi furono staccati e venduti, e sono oggi esposti in numerosi musei, tra cui quello di Bologna. Della tomba si perse traccia fino al 1975 quando il Museo di Leida, al quale dal 2015 si è affiancato quello di Torino, iniziò a scavare a Saqqara riportando alla luce diverse tombe del Nuovo Regno, tra cui quella di Horemheb. Tra i bassorilievi conservati a Bologna alcuni illustrano le tipiche attività di un accampamento militare egiziano, con al centro la tenda del faraone. Si vedono soldati intenti alla preparazione dei cocchi, che sorvegliano i cavalli aggiogati ai carri da guerra, che portano l’acqua a uomini e cavalli, il tutto sotto il controllo di ufficiali armati di bastoni.
Già di per sé le scene di vita militare sono abbastanza insolite per una tomba, ma una di quelle conservate a Bologna ancora oggi rappresenta qualcosa di speciale. Questa raffigura un uomo a cavallo che arriva o che si allontana al galoppo. Se molte delle scene sono connotate da un generale senso del movimento, da originalità compositiva e da un accentuato naturalismo, tutte cose infrequenti nell’arte funeraria egizia, queste caratteristiche sono ancora più evidenti nell’immagine del cavaliere, che sembra attraversare il campo al galoppo. La decorazione della tomba risente certamente dell’arte ispirata dal faraone eretico Akhenaton, durante il cui regno venne in buona parte realizzata.
Oltre che per la particolarità della resa artistica, la figura del cavaliere è insolita anche per un altro aspetto degno di nota. Nell’arte egiziana i cavalli sono normalmente rappresentati aggiogati ai carri da guerra, meno spesso a quelli da caccia o da parata. Sono rarissime, invece, le immagini di cavalieri. Conseguentemente si pensa che gli egiziani non cavalcassero, o almeno non abitualmente, questi preziosi animali. Ed è per questo che l’uomo nudo e barbuto che cavalca senza sella è ritenuto essere un soldato appartenente ad un corpo mercenario dell’esercito, forse un siriano, utilizzato come “esotico” messaggero al servizio del faraone.
Autore: Marina Celegon

 

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