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FROSINONE. Tutela dell’area ex Tenuta De Matthaeis protetta da vincolo paesaggistico.

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La Consulta delle Associazioni di Frosinone si è rivolta alle Istituzioni per richiedere un intervento che assicuri la massima salvaguardia dell’area indicata in oggetto, protetta da vincolo paesaggistico dal 2008 ed al cui interno ricadono le particelle catastali F. n°. 58 mappali n.ri 128-159, acquistate nel 2009 dal Gruppo Zeppieri Costruzioni srl di Veroli (FR) con l’intento di realizzare un complesso edilizio abitativo-commerciale denominato “I Portici”, incuneato tra il Parco della Villa Comunale, le Terme romane attestate sul percorso dell’antica via Latina e la contigua Area archeologica pluristratificata con fasi riferibili alla popolazione preromana dei Volsci.
In allegato si trova il dossier elaborato dalla Consulta (L’area contesa fra archeologia e speculazione – Allegato n. 1) e l’ultima nota della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio del 22.02.2012 (prot. n. 2268), avente per oggetto: Frosinone – Tutela archeologica del territorio – Esposto della Consulta delle Associazioni di Frosinone del 19.12.2011 (Allegato n. 2).
Alla luce dell’ultima nota di cui sopra la Consulta, oltre a confermare tutto quanto esposto nel dossier circa:
1. Il basolato “parcheggiato” (p. 1),
2. I rinvenimenti nella villa comunale (p. 2),
3. Le terme seppellite (pp. 3-5),
4. L’area de “I Portici”: 35mila metri cubi di cemento armato su 12mila metri quadri di terreno (pp. 5-8),
5. La distruzione del parcheggio (pp. 8-10),
6. La delibera del Consiglio Comunale del 14 settembre 2011 (pp. 10-11 e allegato 28),
ribadisce anche tutto quanto evidenziato nelle Conclusioni del medesimo dossier (pp. 11-12), sottolineando in più, oltre al fatto di non aver ricevuto risposte esaustive concernenti i quesiti sollevati, le seguenti ulteriori circostanze.
frosinone_2Nell’Allegato 2, pp. 2-3, relativamente all’iniziativa immobiliare denominata “I Portici” si legge, tra l’altro, che “Le indagini di scavo, precedute anche da indagini georadar, sono iniziate il 15 marzo 2011, coordinate in cantiere dalla dott.ssa Manuela Cerqua, archeologa di comprovata professionalità ed esperienza già da tempo inclusa nel novero dei collaboratori di fiducia della Scrivente, e costantemente controllate da personale tecnico della Soprintendenza (p. 2, righe 8-12 dall’alto)” e che “gli scavi sono stati estesi al fine di portare in luce le preesistenze su tutta l’ampia area; è stato rimosso con i mezzi meccanici, muniti di benna liscia, solo ed esclusivamente il livello di terreno superficiale e comunque sempre sotto la diretta e costante assistenza degli archeologi (Allegato 2, righe 4-6 dal basso)”.
Come ampiamente documentato e segnalato da questa Consulta, i mezzi meccanici nell’area sono stati impiegati fin dalla fase iniziale dei sondaggi e spinti in profondità (figg. 1- 3 ).
Per poter asportare il terreno con il braccio meccanico oltre l’estensione massima del medesimo è stata anche adottata la soluzione di posizionare la ruspa all’interno del sondaggio stesso (fig. 4 ).
frosinone_3La mole di terreno estratta dai mezzi meccanici in questa prima fase, riaccumulata in enormi mucchi sul bordo dei sondaggi (figg. 5-6 ), è stata tale che per la sua rimozione sono stati impiegati diversi camion per diversi giorni (fig. 7), caricati del terreno già ammucchiato e, di seguito, di terreno che veniva direttamente asportato dai mezzi meccanici, (figg. 8-9).
L’area è stata così quasi del tutto splateata (fig. 10) e sono anche comparsi alcuni ampi sacchi bianchi, contenenti, per quanto fosse possibile stabilire dall’esterno, grandi ciottoli chiari e ampie porzioni di laterizi. (figg. 11-12)
In contemporanea con il cantiere “I Portici”, come da notizie apparse nella cronaca locale, sia personale tecnico della Soprintendenza che la medesima collaboratrice esterna erano impegnati anche presso un altro cantiere (via Aldo Moro- Complesso abitativo residenziale), ugualmente interessato dalla presenza di un’area archeologica pluristratificata estesa per migliaia di metri quadri (figg. 13-18 ), messa in luce attraverso il massiccio impiego di mezzi meccanici e dunque definitivamente sbancata e palificata a seguito di nulla osta della Direzione Regionale (in relazione al permesso a costruire n. 11.288 del 17.01.2011, quest’ultimo di recente ritirato dal Comune in autotutela).
Sempre in contemporanea con il cantiere “I Portici” e con il cantiere di via Aldo Moro, altri mezzi meccanici in azione per “sondaggi archeologici”, su prescrizioni della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (All. 3), hanno agito per diversi mesi anche sui Piloni, monumento risalente alla fine dell’Ottocento tutelato dal Codice.
frosinone_4Il monumento, situato nel Centro storico della Città (Figg. 19-23) è interessato da un Project financing finalizzato alla realizzazione di un centro commerciale. In questo caso i mezzi meccanici, ruspe in un primo momento e quindi martello pneumatico, hanno frantumato e asportato, tra l’altro, metri e metri cubi di banco di arenaria oltre il piano di fondazione dei pilastri delle arcate storiche che sostengono il soprastante Corso della Repubblica (Figg. 24-26). In proposito, vale la pena evidenziare che, come si legge nella relazione geologica del Febbraio 2006, a firma del geologo Alberto Leoni, si raccomandava “Per lo scavo della fondazione Arenacea di base, praticamente litoide, si consiglia di utilizzare idonei macchinari, onde evitare vibrazioni che potrebbero interferire con i fabbricati esistenti nelle adiacenze dell’area d’intervento”.
Ancora in contemporanea con i mezzi meccanici in azione nei cantieri “I Portici”, in via Aldo Moro e “I Piloni”, altri interventi si sono svolti in zona protetta da vincolo archeologico di PRG (zona VA, vincolo assoluto di inedificabilità- via Ferrarelli): in corrispondenza dei resti archeologici emersi a seguito degli scavi, visibili per pochi giorni (figg. 27-28), risulta poi costruito un muro (fig. 29 ).
Tornando all’Iniziativa immobiliare denominata “I Portici” (Allegato 2, pp. 2-3) viene evidenziato che ancora oggi, ad ormai più di un anno di distanza dall’inizio degli interventi nell’area tutelata (15 marzo 2011), e malgrado le molteplici richieste e segnalazioni della Consulta, neanche è stata mai chiarita la procedura seguita per il loro cantieramento e né la stessa categoria di appartenenza dei lavori in atto: ex art. 5 del D.L. 40-2010 “libera attività edilizia” per l’ex Dirigente dell’Ufficio Urbanistica, arch. Matteo Capuani, cantiere edile per la società privata (All. 4), “indagini preventive, che evidentemente non possono essere ricomprese in “interventi di edilizia” per la Soprintendenza (Allegato 2, p. 3, righe 1-2 dall’alto).
Quel che è certo è che ad oggi, a fronte di un cantiere che dura ormai da più di un anno e dove si svolgono, con ingente, serrato e continuativo dispiego di risorse umane e finanziarie, interventi che, per quanto dichiarato alla stampa dal funzionario archeologo di zona sono scavi archeologi per i quali non vi è alcuna concessione di scavo al privato (ex art. 89 del Codice), il titolare è lo Stato (art. 88 del Codice) e che, malgrado ciò, nessuna indicazione è stata resa nota circa la Stazione appaltante, la Direzione dei Lavori, il Responsabile della sicurezza, l’importo dei lavori, nonché le fonti di finanziamento, la o le ditte esecutrici o i lavoratori autonomi impiegati (con la sola eccezione del nominativo dell’archeologo esterno incaricato dalla Soprintendenza del coordinamento degli scavi).
E’ altrettanto certo, inoltre, che per gli interventi in atto, sia a volerli considerare sotto il profilo della normativa in materia di sicurezza che dal punto di vista della normativa di settore, nulla risulta reso noto circa l’applicazione delle rispettive previsioni di legge, continuando ancora oggi a comparire all’esterno del cantiere solo la scritta prestampata “scavi archeologici”.
Eppure, malgrado tutto quanto sopra esposto, per la parte di area archeologica pluristratificata eccezionalmente preservata nel tempo e ricca di tracce antropiche già in superficie rilevabili dalle fotografie aeree (fig. 30), dal 15 marzo 2011 oggetto degli interventi sopra illustrati, la Direzione Regionale ha già comunicato in data 28.10.2011, “il proprio nulla osta alla rimozione delle tracce negative” (Allegato 2, p. 2, righe 19-20 dal basso), a seguito delle informative della Soprintendenza del 24.06.2011 e del 20.07.2011 (Allegato 2, p. 2, riga 25 dal basso).
Per contro, i beni pubblici di interesse archeologico scoperti nel 2000 e nel 2007, ricadenti nella medesima area che dal 2008 è stata sottoposta a vincolo paesaggistico, hanno dovuto attendere, rispettivamente, circa un decennio e un quinquennio per la (ancora e solo) proposta di vincolo diretto e indiretto comunicata alla Direzione Regionale in data 11.10. 2011 (All. 2, p. 4, righe 16-21 dal basso ), da parte della medesima competente Soprintendenza che, mentre dava inizio al contiguo incessante cantiere “I Portici”, fino al 13.04.2011 , con lunga e articolata nota dichiarava che per quei beni non occorreva istruire alcuna pratica di apposizione di vincolo diretto e indiretto (All. 5 ).
Alla luce di quanto sopra, si deve considerare che l’ex Tenuta de Matthaeis rappresenta per i cittadini di Frosinone l’unica area a tutela paesaggistica dell’intera zona bassa della città e che il già rilasciato parziale nulla osta da parte della Direzione Regionale non attiene né una grande opera pubblica né comunque un’opera pubblica o un’opera pubblico-privata, ma solo una delle molteplici iniziative immobiliari private di cui il territorio comunale è sempre più pervaso e saturo.
Viene, pertanto, richiesto di intervenire per garantire la salvaguardia massima di quanto oggi rimane del patrimonio culturale pubblico della Città di Frosinone, nel rispetto delle leggi di tutela, della collettività e dei cittadini che, a centinaia, hanno sottoscritto con nome e cognome una petizione a difesa del Parco della Villa Comunale, delle Terme romane e della contigua Area archeologica, allibiti e sconcertati di fronte al “Concorso internazionale di idee” lanciato per l’edificazione di un complesso edilizio di 30.000 metri cubi di cemento e ancora di più di fronte alle ruspe azionate in quell’area il 15 marzo 2011.

Fonte: Consulta delle Associazioni di Frosinone, 22-03-2012

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