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Fabrizio ARDITO. Viaggio nell’Italia che sta sotto.

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È in libreria per Giunti Viaggio nell’Italia sotterranea di Fabrizio Ardito: 21 straordinari viaggi nel sottosuolo alla scoperta di ipogei e cavità artificiali. Un libro fotografico ma anche una guida per conoscere e visitare i sotterranei del nostro Paese
E’ firmato da Fabrizio Ardito il più esaustivo volume interamente dedicato all’Italia sotterranea, un testo spettacolare con fotografie inedite ma anche una guida pratica per chi vuole cimentarsi con una forma di turismo nuova e appassionante.
Sotto a tante colline, a vie e piazze delle nostre città, accessibile da tombini, cantine e porticine nascoste e insospettabili, c’è un mondo sotterraneo che merita di essere conosciuto, apprezzato e valorizzato perché – oltre a essere di grande suggestione e fascino – aiuta a comprendere meglio la storia dei luoghi della nostra vita quotidiana, della loro nascita e crescita, della loro forma.
I sotterranei visitabili sono stati costruiti o scavati in quasi tutte le epoche – dagli etruschi, dagli ingegneri romani, dai cavatori medievali, dai progettisti del Rinascimento per rispondere alle esigenze più varie: dal culto alla sepoltura, dalla difesa all’approvvigionamento idrico, dal trasporto al deposito, alla cavatura. Mitrei e catacombe, acquedotti e cisterne, cave e rifugi segnano metro per metro la faccia nascosta delle città d’arte così come delle nostre campagne e la loro riscoperta – frutto di sofisticate ricerche ed esplorazioni condotte da speleologi e archeologi – sta poco a poco diventando una realtà alla portata anche dei non addetti ai lavori, come dimostra la crescita esponenziale delle visite ai sotterranei di Napoli, Siena, Roma, Orvieto…
Nel volume, riccamente illustrato da fotografie inedite di grandissima suggestione, Fabrizio Ardito descrive ventuno aree sotterranee visitabili – approfondendone in particolare undici, che senza retorica ha voluto definire le meraviglie ipogee – che si trovano distribuite lungo tutta la penisola: Trieste, Bologna, Siena, Miniere toscane, Narni e Amelia, Orvieto, Roma, Napoli, Matera, Gravine pugliesi, Sulcis, Prali, Torino, Milano, Monteneve e Ridanna, Santarcangelo, Chiusi, Perugia, Todi, Pozzuoli, Palermo. L’opera si conclude con un’indispensabile sezione dedicata alle indicazioni per prendere informazioni, per contattare associazioni ed enti preposti e per prenotare e organizzare visite.

L’AUTORE
Fabrizio Ardito, giornalista e fotografo, è da sempre amante di viaggi a piedi, cammini sacri e speleologia, passione che lo ha spinto a visitare il “sotto” del nostro Paese quando ancora si trattava di un’impresa pionieristica.
Collaboratore delle principali testate giornalistiche, autore di guide, reportage, libri fotografici e documentari televisivi.

Le meraviglie ipogee

TRIESTE
La città sui confini del Carso ha sempre avuto una grande familiarità con il mondo sotterraneo. Nei suoi dintorni è nata la speleologia, in città i gruppi speleologici si contano a decine, le grandi grotte turistiche del nord est si trovano a pochi chilometri di distanza ed è raro incontrare un triestino che, almeno una volta, non sia sceso nel buio di una caverna. Già che il passo tra le cavità naturali e quelle artificiali è breve, a Trieste non mancano i sotterranei che, sebbene per la maggior parte siano legati al mondo delle acque, offrono anche qualche sprazzo di mistero e curiosità storica che sono sempre stati una molla fondamentale nell’interesse del pubblico per gli ipogei urbani.

BOLOGNA
Bologna città d’acque? Difficile crederlo, osservandola oggi. Ma nel passato della città delle due torri lo scrosciare dell’acqua era un rumore quotidiano, che provvedeva a muovere le grandi ruote dei mulini e a far galleggiare i barconi che, carichi di ricche mercanzie, si muovevano lentamente in direzione dell’Adriatico. Sotto le vie di Bologna rimangono tracce della città romana e il lungo corso del torrente Aposa che, nel corso dei secoli, è stato poco alla volta ricoperto da un cielo di pietra per far guadagnare spazio alla città di superficie. Poco fuori dal centro, la spettacolare e splendida Conserva di Valverde è infine un’opera idraulica di grande utilità e suggestione.

SIENA
Al di sotto della città medievale meglio conservata del nostro Paese, si estende una rete articolata di acquedotti costruiti a partire dal XIII secolo. I “bottini” senesi avevano lo scopo di captare l’acqua in zone del sottosuolo ricche di falde per condurle fino alle grandi fontane che fecero la gloria della città. Tra questi lunghi percorsi sotterranei il bottino di Fonte Gaia, che alimenta ancora la celebre fontana al centro del catino di Piazza del Campo, corre per un lunghissimo tratto verso la campagna. Fortunatamente gli antichi acquedotti senesi sono sempre stati sottoposti a una manutenzione attenta e ininterrotta che ha mantenuto le gallerie quasi intatte e affascinanti fino ai nostri giorni.

MINIERE TOSCANE
Il versante della Toscana che si affaccia sul Tirreno, nella zona compresa tra Grosseto e Piombino, senza dimenticare l’isola d’Elba a poca distanza dalla costa, è stata per secoli una terra di miniere. La ricerca dei metalli iniziò in epoca etrusca e in molti luoghi rese ricche e potenti le cittadine arroccate sulle colline dell’interno. Alla fine degli anni Settanta, sui borghi minerari è calata la scure della chiusura, dovuta alla concorrenza delle miniere dell’est europeo o di altri continenti. Per le comunità dei minatori è così iniziato un duro periodo di crisi economica e sociale, ma la volontà di mantenere vivo il ricordo di quel lavoro è stata, un po’ ovunque, la molla che ha spinto all’apertura dei musei dedicati alle miniere.

NARNI E AMELIA
Gli affreschi della chiesetta rupestre rinvenuta fortunosamente al di sotto della chiesa di San Domenico sono stati il primo passo per la scoperta della Narni di sotto, ricca di affascinanti scoperte da parte degli speleologi locali, come una cella misteriosa e le basse volte dell’acquedotto romano della Formina. Anche sull’acropoli della vicina Amelia l’acqua è sempre stata di casa: nelle imponenti cisterne romane per due millenni è stata raccolta la pioggia che cadeva sulla città, pronta per alimentare laboratori e case, ricche dimore che nel centro storico – come accade al di sotto di Palazzo Venturelli – erano ornate di raffinati mosaici sopravvissuti per secoli come pavimenti di comuni cantine.

ORVIETO
“Attaccato alla rupe”. Così gli orvietani chiamano chi ha sempre vissuto nel centro storico. E l’espressione è indicativa del rapporto strettissimo che, da 25 secoli, lega chi vive in cima alle pareti di tufo con la massa rocciosa su cui sorge la città. Le pareti resero la rocca quasi imprendibile, ma Orvieto dovette scavare verso il basso per raggiungere l’acqua necessaria alla sua sopravvivenza. Pozzi stretti oppure monumentali – come il celebre Pozzo di San Patrizio progettato dal Sangallo – s’inabissano nel tufo e incrociano ipogei diversi, spesso divenuti cantine e depositi, laboratori e antichi colombai. Dopo i grandi interventi di consolidamento delle pareti di Orvieto, oggi il sottosuolo è ben conosciuto, anche se per gli archeologi le sorprese non mancano mai.

ROMA
A Roma solo alcuni degli ipogei che oggi si trovano al di sotto delle vie e delle piazze sono nati sottoterra, come le cisterne, gli acquedotti, le cloache e le sepolture. Molte sono anche le costruzioni della vita quotidiana – case, pavimentazioni e luoghi di culto di religioni differenti – che il lento crescere del livello della città ha confinato poco alla volta nell’oblìo del mondo di sotto. Tutti ambienti che rappresentano le piccole tessere di un emozionante e complesso mosaico che può aiutarci a ricostruire la topografia originaria della città più grandiosa e imponente del mondo antico. Si tratta di luoghi non facili da visitare, ma il cui fascino ripaga certamente della fatica.

NAPOLI
turismo-napolicimiterodelle1In principio furono le grandi cave echeggianti, necessarie all’estrazione della pietra con cui sarebbe stata costruita la città di Neapolis. Poi, una volta che l’insediamento iniziò a crescere, sotto Napoli vennero scavati i primi acquedotti e le cave divennero cisterne. Nei secoli è cresciuto un impressionante dedalo di vuoti e ipogei che, nel corso della vita della città, sono divenuti cimiteri e ossari o, durante gli anni bui della Seconda guerra mondiale, trasformati addirittura in rifugi antiaerei. Grazie a questo immenso patrimonio, Napoli è uno dei luoghi del nostro paese in cui il rapporto tra gli abitanti e la città “di sotto” è più stretto e viscerale.

MATERA
Nella tenera roccia delle pendici della sua profonda gravina, a Matera sono stati scavati nel corso dei secoli centinaia di ambienti sotterranei. Chiese e luoghi di culto, case e cantine, cisterne e cunicoli destinati alla raccolta delle acque piovane, essenziali in un’area in cui la gestione dell’acqua è sempre stata fondamentale. La città quindi è diventata più che un luogo ricco di ipogei di grande interesse un vero e proprio esempio di architettura in negativo. Qui gli ambienti sotterranei – come accade in molte località che si trovano sulle sponde meridionali del Mediterraneo – non sono eccezioni ma rappresentano una parte fondamentale dell’insediamento umano.

GRAVINE PUGLIESI
Canyon profondi dove, nell’ombra, si rifugiano specie di piante e di animali che cercano la tranquillità e l’umidità necessarie alla sopravvivenza. Le gravine pugliesi sono anche state in passato un luogo di rifugio per gli abitanti dei paesi che sulle loro pareti nacquero e ancora oggi si affacciano, e i ripari di un antico Medioevo sono poi divenuti luoghi di culto ipogei di grande bellezza in cui si coniugano – come forse  in nessun altro luogo del nostro Paese – la perfezione delle architetture scavate sottoterra e il fascino di antichi cicli di affreschi, al confine tra l’arte dell’Occidente e la pittura dell’Oriente bizantino.

SULCIS
A pochi passi di distanza dalla Sardegna delle coste, delle discoteche, del mare e delle vacanze, nel cuore di pietra dell’isola, esiste un mondo differente, composto dalle lunghe gallerie delle miniere e dai profondi pozzi dove, per decine d’anni, giorno dopo giorno, i minatori sono scesi nelle viscere della terra. La chiusura degli impianti minerari ha lasciato nel Sulcis un immenso patrimonio di archeologia industriale e mineraria, unico nel nostro Paese. Esso può – e deve – diventare una risorsa turistica importante, e non solo questo. Deve anche essere un monumento al lavoro durissimo di generazioni di minatori che tra queste rocce hanno trascorso una difficile vita di fatica.

Nei sotterranei d’Italia

PRALI
L’arco alpino è da sempre stato un ambiente ricco di filoni di minerali e caratterizzato dalla presenza di scavi e impianti minerari fin dalle epoche più antiche. Anche a poca distanza da Torino, nel cuore delle valli dove vivono le comunità Valdesi, l’arte mineraria è di casa. Qui però, invece che minerali metallici, l’obiettivo dell’avanzamento delle gallerie è stato il talco che, ridotto in polvere finissima, è stato essenziale per lo sviluppo dell’industria meccanica e manifatturiera. Anche in Val Germanasca alla quasi totale chiusura delle attività minerarie ha fatto seguito un riuscito progetto di recupero, messa in sicurezza e valorizzazione turistica delle vecchie miniere.

TORINO
Della città sabauda sulle rive del Po si narrano storie e leggende che la vorrebbero un luogo magico, particolare e decisamente esoterico, con una forte predilezione per le storie tinte di giallo. A prescindere dai misteri fascinosi, la realtà ci dice che sotto la città si trovano decine di luoghi sotterranei estremamente diversi tra loro. Collegati in un tour di grande fascino, i luoghi della Torino di sotto comprendono ovviamente gli ambienti militari resi celebri dalle gesta di Pietro Micca. Ma anche le imponenti ghiacciaie dei mercati della Porta Palatina e i rifugi antiaerei che, nel corso dell’ultima guerra, accolsero molti torinesi in fuga dalle bombe.

MILANO
Pochi lo sanno, ma Milano fu per buona parte della sua storia una città ricca d’acque che scorrevano nei navigli e nei cento canali, molti dei quali vennero sfruttati per alimentare i mulini o per la navigazione dei battelli commerciali che collegavano la città con la campagna. I canali milanesi sono in buona parte abbandonati e soprattutto oggi quasi tutti tombati, cioè spinti sottoterra. Se visitarli è molto difficile, è possibile assaporare un tratto della Milano di sotto passeggiando lungo la Strada Segreta del Castello Sforzesco o scendendo nel centro di una delle piazze più trafficate di Milano per scoprire ciò che resta di una chiesa antichissima.

MONTENEVE E RIDANNA
Le Alpi – e soprattutto le montagne al confine tra il Tirolo austriaco e l’Italia – sono sempre state un ambiente in cui l’attività mineraria era di casa. Sin dalle epoche più remote, gallerie, pozzi e forni hanno lavorato, spesso in condizioni ambientali molto dure, per saziare la fame di metalli, e di argento in particolare, che ha contribuito allo sviluppo dell’Europa del passato e delle sue ricche città. Il complesso di Monteneve e Ridanna è una delle testimonianze più importanti dell’arte mineraria alpina che, fino a pochi decenni orsono, è stata teatro del duro lavoro sotterraneo di generazioni di minatori. La sua apertura al pubblico è un’occasione eccezionale per conoscere da vicino l’ambiente e la vita delle miniere.

SANTARCANGELO
Al di sotto di uno dei borghi più celebri nati lungo il tracciato dell’antica via Emilia, decine e decine di cavità disegnano un piccolo mondo sotterraneo del tutto particolare. Cantine nel passato, poi rifugi che salvarono la popolazione dalle bombe dell’ultima guerra. Ma sui sotterranei di Santarcangelo di Romagna si sono scritte anche molte pagine curiose, ricche di misteri più o meno plausibili e di quesiti. In effetti, a visitare le “grotte” nel centro, si rimane colpiti dalla loro complessità e dalle delicate architetture scavate nel tenero sabbione, la roccia che compone una buona parte delle pendici dell’Appennino verso la pianura padana. Troppo belle e misteriose, forse, per essere delle semplici cantine?

CHIUSI
La passione di generazioni di abitanti del colle di Chiusi – e anche di un buon numero di archeologi forestieri – è sempre stata quella della ricerca del mitico e ricchissimo tesoro del re etrusco Porsenna che gli storici latini narrano fosse nascosto all’interno di un labirinto sotterraneo. Anche se non si è mai scoperto il sepolcro, gli scavi e le indagini al di sotto del centro storico hanno portato nuovamente alla luce tratti di acquedotti e pozzi etruschi. Così che oggi esistono due musei sotterranei da visitare insieme, se si decide di spingersi verso i dolci colli che circondano l’abitato, alle silenziose e affascinanti gallerie delle catacombe dove sono appena stati terminati i lavori di restauro.

PERUGIA
Come molte città dell’Italia centrale, Perugia nacque per mano etrusca sul colmo di una rupe e si rivolse presto verso il basso in cerca di acqua, come testimonia l’imponente struttura del Pozzo Etrusco. Ma nel sottosuolo perugino si trovano anche le tracce della stratificazione storica che ha trasformato l’area del Duomo da tempio etrusco a santuario romano. Ciò che resta di strade, muraglioni di sostegno, case e fontane compone così per il visitatore un eccezionale percorso nei secoli della storia cittadina. Anche oggi, con la realizzazione dei passaggi pedonali nel cuore della Rocca Paolina, Perugia ha confermato una rara attenzione per il mondo ipogeo che conserva la sua storia.

TODI
Al di sotto della rupe di Todi, le esplorazioni degli ultimi anni sono state dedicate soprattutto alla riscoperta delle vie dell’acqua. Le due grandi cisterne romane, l’acquedotto di San Fortunato e il profondo pozzo di San Polo sono tornati a essere percorsi dopo decenni – o forse secoli – di oblìo. Non è facile per un turista seguire gli attivi speleologi di Todi nelle loro esplorazioni che talvolta si svolgono addirittura sott’acqua, ma da qualche tempo è stato attrezzato per il pubblico un breve percorso underground che porta ad affacciarsi su una delle serie di cisterne di piazza talmente ampie, da rendere bene l’idea dello sforzo ingegneristico dell’antichità.

POZZUOLI
Nel centro di una delle aree italiane dove più forte e inquietante è il fenomeno vulcanico, Pozzuoli ha avuto una vita travagliata a causa del bradisismo. Nei secoli le case e i monumenti cittadini si sono alzati e abbassati di diversi metri, assecondando le titaniche spinte geologiche provenienti dal sottosuolo. Proprio a causa del bradisismo, il Rione Terra venne abbandonato e iniziarono i complessi lavori di consolidamento e restauro che hanno portato alla scoperta e alla sistemazione di un piccolo quartiere della città romana, nella quale si può passeggiare tra strade, negozi, piccoli templi e taverne dove si riposavano i mercanti e i marinai dell’antico porto campano.

PALERMO
La presenza araba in Sicilia fu lunga e segnò un’epoca di ricchezza, sviluppo e grande espansione della città di Palermo. Un’espansione che sarebbe stata impossibile senza un adeguato rifornimento d’acqua, in grado di sostentare una popolazione copiosa e un gran numero di laboratori artigianali. Così, al di sotto della città si sviluppò – e si conserva in parte anche oggi – una rete di acquedotti molto particolari: i qanat. Derivati dalla tecnica idraulica messa a punto in secoli di sviluppo nelle zone aride del Mediterraneo, ancora oggi assolvono il loro ruolo nel buio al di sotto delle vie palermitane.

Fonte: AffariItaliani.it, 30/10/2010

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