Archivi

Eliana BERTAMONI (+ 2017), Piermassimo GHIDOTTI, Zanengo (Cr): un castro nella pianura centropadana del mille.

Il processo d’incastellamento padano, in un alternarsi di accelerazione, stasi ed abbandoni avvicenda il fisiologico mutare di strutture favorite dal deteriorarsi dell’autorità centrale. Tale sovrapposizione produce ramificazioni annotate ancora da Buonvesin della Riva alla fine del Duecento, con la presenza di circa 150 ville cum castris nel milanese.
Dal X secolo le fonti alludono al castello novo, cui attribuirsi un possibile rapporto con un elemento anteriore o vecchio (Settia 1984); attendibili di una più concreta sovrapposizione, le citazioni di XII secolo richiamano interazioni con edificazioni anche di due secoli più antiche, differenziando quelle correnti con il relativo temporale nuovo. Se Genivolta certifica nel castello novo del 1026 l’esempio di un generale riposizionamento, a Quistro il rilievo teresiano mostra un profilo subcircolare ad entrata unica, decentrato dal nucleo attuale, limitrofo l’edificio Castello, delimitato dalla strada del Castelnuovo che avvicenda diverse costruzioni. Di un edificio di culto e di altri edifici restano sporadici laterizi, che confermano la riduzione dell’abitato difeso dal castro del 996 (Ghidotti 1997). Quello di Corte Barulfi trasla, al 966, nel castronovo Aspice, poi del vescovo, a distinguerlo dal più antico Terzagni e ad indicarne mutata proprietà.

Leggi tutto nell’allegato: Bertamoni, Ghidotti, Zanengo

Vedi:
1b Per un database degli abitati postclassici
1c Per un database delle difese postclassiche
6b Per un database dei siti postclassici centropadani

Segnala la tua notizia