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SANT’AGATA DEI GOTI (Bn). Borgo tra i più Belli d’Italia, un dipinto di cultura, arte e natura.

Adagiato a 159 metri sul livello del mare, il suggestivo borgo di Sant’Agata de’ Goti, in provincia di Benevento, nel cuore delle antiche terre del Sannio, di cui è chiamato la perla (un titolo che ne racchiude la storia millenaria), assomiglia ad un dipinto, cesellato di chiese antiche, panorami unici e tradizioni da vivere, che si armonizzano con vicoli silenziosi, ulivi e case in pietra.
Si tratta di un microcosmo raccolto e coeso, che custodisce con comprensibile orgoglio la sua parte più antica, sita su uno sperone tufaceo che precipita a strapiombo tra i fiumi Martorano e Riello: un presepe scolpito nella roccia, dove le piazze, i portici, gli scorci improvvisi, i vicoli stretti, le case, si compattano come a proteggersi a vicenda.
Ecco intanto via Roma, l’arteria principale del borgo antico, un lungo. elegante rettilineo, che accompagna l’attenzione del visitatore tra palazzi storici, botteghe artigiane, chiese ed improvvisi slarghi che si aprono come “pause scenografiche”. All’inizio del percorso, sul lato sinistro, si incontra Piazza Trento con la Chiesa di Santa Maria Costantinopoli, che sfoggia linee barocche. Accanto, silenzioso e raccolto, ecco il Monastero delle Redentoriste, che accoglie le suore di clausura e avvolge la piazza in un’atmosfera sospesa. Poco più avanti, sul lato opposto di Via Roma, si apre la Piazzetta del Carmine, dove sorge l’omonima chiesa, custode di un tesoro prezioso, il Museo Diocesano in cui, dopo il devastante terremoto del 1980, sono state raccolte e salvate numerose opere provenienti dalle chiese della diocesi: le sale raccontano secoli di arte sacra, grazie ad affreschi seicenteschi, e tele del Settecento firmate da vari autori. Ritornando su Via Roma, lo sguardo si perde sotto i lunghi portici che incorniciano la strada e che sembrano condurre, passo dopo passo, verso il Duomo, le cui logge, volute da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, sono un proseguimento del Monastero delle Redentoriste. Alla fine di Via Roma, finalmente, si apre Piazza Sant’Alfonso dove, imponente e solenne, attende il Duomo dell’Assunta, edificato nel 970 sopra le fondamenta di un antico tempio pagano, a rappresentare il cuore religioso e simbolico di Sant’Agata de’ Goti, un compendio straordinario di pregiata cultura e di altrettante meraviglie artistiche, a cominciare dalla facciata che si apre con un porticato di dodici colonne dai capitelli corinzi. E, uscendone, la stessa rivela altresì un dettaglio che completa l’incanto: il campanile, che svetta con le tegole maiolicate verdi e gialle, brillanti sotto il sole, come gemme preziose incastonate nella pietra.
C’è un punto preciso a Sant’Agata de’ Goti che lascia senza parole, ovvero il Ponte sul Martorano, lungo il Viale Vittorio Emanuele III, da cui si apre la veduta più incantevole sul borgo: una distesa di case allineate, sospese su una terrazza di tufo, che sembra spingersi oltre il limite della roccia per affacciarsi nel vuoto. È un’immagine che suscita emozioni contrastanti.
Tra le testimonianze più antiche, non si può non nominare il Castello di Sant’Agata, un edificio di tufo dal colore non troppo scuro, che si distingue subito per l’aspetto massiccio, quasi tozzo, che rivela l’originaria funzione difensiva. Le sue origini risalgono all’epoca longobarda e, nel corso dei secoli, è stato dimora di illustri famiglie nobiliari, che hanno segnato la storia del borgo. Oggi è stato suddiviso in ambienti privati ma, varcando la soglia del salone principale, si percepisce ancora l’eco dell’antica grandezza e si ammirano alcuni frammenti di pittura, attribuiti all’artista Tommaso Giaquinto, che ricordano la raffinata vita di corte che un tempo animava le mura severe. La bellezza di Sant’Agata de’ Goti, Borgo annoverato tra i più Belli d’Italia, non risiede solo nel panorama mozzafiato, ma in un patrimonio monumentale che narra secoli di storia: dai Sanniti ai Longobardi, dai Normanni all’opulenza barocca.
Dominando la città dall’alto, il Castello Ducale (noto anche come Palazzo Ducale), è la “prima sentinella” della storia cittadina. Sorto originariamente come fortificazione in epoca Longobarda, fu ampliato dai Normanni (intorno al 1066), in un fortellicium che, nel corso dei secoli, divenne la residenza di importanti famiglie feudali, tra cui i D’Angiò e i Carafa, che lo trasformarono da fortezza militare in una prestigiosa residenza nobiliare, tale da vantare non pochi tesori nascosti.
Ma non finisce qui. Considerata la più antica del borgo, la Chiesa di San Menna è un piccolo gioiello architettonico che fu, un tempo, la cappella del castello. La sua principale attrattiva è il pavimento musivo in stile cosmatesco, risalente al XII secolo e riconosciuto come tra i più antichi di tutta la Campania. Questo mosaico è un raro esempio di arte medievale, che unisce elementi geometrici e simbolici. Il monumento più suggestivo di Sant’Agata non è un edificio, ma il suo scenario naturale visto da un punto preciso. Insomma una serie di scrigni della memoria, di immagini iconiche e di paesaggi naturalistici, che fanno di questa “perla del Sannio”, un vero, incisivo, attrattore da turismo sostenibile e di conseguente sviluppo di un territorio.
Ancora tutto da scoprire e valorizzare. Al più presto.

Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it

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