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ZAGABRIA (Croazia). Il Liber Linteus Zagrabiensis.

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Il Liber linteus Zagrabiensis più comunemente conosciuto come Mummia di Zagabria e più raramente chiamato Liber Agramensis, è il più lungo testo in lingua etrusca di cui disponiamo (circa 1200 parole) e il solo libro in lino esistente. È considerato anche il libro più antico d’Europa.
Si tratta di un drappo di lino suddiviso in dodici riquadri rettangolari, che era stato utilizzato per bendare la mummia di una donna del periodo Tolemaico, ritrovata in Egitto a metà del XIX secolo. È detta “di Zagabria” perché fu riportata dall’Egitto come cimelio dal croato Mihajlo Baric, impiegato della cancelleria del Regno Apostolico di Ungheria e Croazia a Vienna. Il testo, che reca un calendario rituale, fu riconosciuto e studiato solo alla fine del secolo.
Tra il 1848 e il 1849 Mihajlo Baric acquistò una mummia di una giovane donna ancora avvolta nelle sue bende, che apparivano coperte da misteriose scritte.
liberNel 1862 la mummia e le bende furono donate al museo nazionale di Zagabria da Ilija Baric, fratello di Mihail nel frattempo defunto. Quasi trent’anni dopo le bende furono inviate a Vienna per essere studiate dell’egittologo Jacob Krall, che tuttavia si rese conto che la lingua era l’Etrusco. Krall ricostruì la forma che il libro doveva avere prima di essere tagliato per creare le bende.
In origine il libro era costituito da un telo lungo circa 340 cm ed alto circa 40 cm; il libro, scritto nel senso della lunghezza da destra verso sinistra, era distribuito su dodici colonne larghe circa 24cm; le varie colonne erano demarcate da linee rosse. Probabilmente in origine il libro era piegato a fisarmonica.
La mummia e il libro sono ora conservati in una sala refrigerata del museo archeologico di Zagabria, in Croazia.
Secondo lo studioso Van der Meer sarebbe stato scritto da una confraternita sacerdotale aruspicina dell’antica Ena, oggi San Quirico d’Orcia. Pur non completamente decifrabile, il testo sembra essere un calendario rituale.

Fonte: #quandoildestinodiventafato, di Pier Paolo Parise

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