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TORINO: COSTRUIRE LE PIRAMIDI – tecniche costruttive nell’Antico Egitto.

Mercoledì 24 maggio u.s. al Politecnico di Torino si è tenuto un convegno sulle tecniche costruttive nell’Antico Egitto. Esperti europei di uno dei misteri più affascinanti dell’Antico Egitto sono intervenuti per svelare le tecniche che hanno permesso la costruzione delle Piramidi.

Letto un documento di saluto del Prof. Silvio Curto, già Direttore del Museo Egizio di Torino, che ha ricordato una sperimentazione effettuata, a seguito di un’intuizione di Osvaldo Falesiedi, dal Centro di Archeologia Sperimentale di Torino e dal Gruppo Archeologico Torinese, sono intervenuti:

Miroslav Verner, Istituto Ceco di Egittologia di Praga, ha presentato i risultati delle ricerche archeologiche quarantennali nell’area delle Piramidi di Abusir con una quantità di rinvenimenti archeologici inestimabili ed anche alcuni documenti scritti. L’indagine ceca ha dato un contributo fondamentale alla soluzione di alcune questioni relative alla storia dell’Antico Egitto, che in tale circostanza sono state illustrate.

Giuseppe Claudio Infranca, Politecnico di Bari, ha intrattenuto i numerosi presenti sul tema de “Il cantiere e lo sviluppo costruttivo della Grande Piramide”. La sua ipotesi trae origine dalla spiegazione del rapido sviluppo della tecnologia applicata con una soluzione nell’osservazione che la Grande Piramide di Cheope costituisce l’apice dell’architettura megalitica, da tempo diffusa in varie zone del bacino Mediterraneo. L’induzione si sposa con l’analogia riscontrata nell’organizzazione del cantiere con quella propria di un cantiere navale: la fabbricazione del colossale edificio seguirebbe le modalità per assemblare una grande imbarcazione con la chiglia rovesciata.

Di qui le successive illazioni che scorgono nella struttura interna della piramide gli scivoli per fare salire enormi blocchi a grande altezza: la grande galleria e le camere di scarico sarebbero funzionalmente i dispositivi interni alla costruzione per elevare tutti i blocchi di maggiore mole. I vuoti interni all’edificio furono soltanto dovuti ad esigenze costruttive, anche per eliminare la maggior parte dei materiali di risulta, e non quindi per custodire tesori o segreti.

Michel Valloggia, Unità di Egittologia dell’Università di Ginevra, in “Costruzione di una Piramide, l’esempio di Abu Rawasch” ha presentato un sito rimasto fuori da ricerche sistematiche ma che contiene tutti gli elementi costitutivi delle grandi tombe regali: un tempio in valle, una rampa ascendente e cinte costruite attorno ad installazioni monumentali. Alla fine di dodici campagne di ricerca si è arrivati a verificare alcuni processi nella costruzione di una grande piramide.

Sarebbe ora auspicabile conoscere il pensiero di chi ha assistito alla presentazione, alla luce anche di altre ipotesi, su “ArcheoForum”, facente parte del presente sito.


Mail: felicianodm@tin.it
Autore: Feliciano Della Mora
Cronologia: Egittologia

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