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ROMETTA (Me). Il borgo che cela antichissime grotte saracene.

rometta

I Greci, i Mamertini, i Romani, le invasioni barbariche, la presenza dell’Impero d’Oriente, l’Islam, i Normanni, l’impero di Federico II di Svevia, gli Spagnoli: influenze di un passato talvolta lontanissimo fanno sì che visitare Rometta sia come sfogliare un libro non ancora letto, pieno di meravigliose figure artistiche e non solo.
A 560 metri sul livello del mare, Rometta si affaccia sul Golfo di Milazzo e – insieme a Messina, Milazzo, Tindari e Taormina – è uno dei posti più ricchi di segni architettonici, regalo proprio di quel susseguirsi di civiltà durante i secoli.
La sua particolare posizione, in cima a una collina scoscesa a sentinella dalle antiche strade medioevali, l’ha resa fin da subito un baluardo militare nevralgico per la zona, e ancora oggi il panorama regala uno scenario mozzafiato, col promontorio di Milazzo e lo scenario dell’Arcipelago Eoliano che accarezzano le cime dei Monti Peloritani con la mole possente del Monte Scuderi.
La chiesa bizantina è l’unico edificio sacro dell’epoca rimasto intatto sino ad oggi. È conosciuta come Chiesa di Gesù e Maria o, anticamente, Chiesa di Santa Maria dei Cerei, detta anche della Candelora o del San Salvatore. A causa di un’epidemia scoppiata tra il 1400 e il 1600, le pareti interne affrescate sono state ricoperte da uno strato di calce viva, ma rimangono frammenti quali una Madonna con il bambino e delle lettere in greco.
Porta Messina è stata un tempo una delle due vie di accesso alla “città fortificata”, detta anche Porta Castello. Recentemente, alcuni scavi hanno portato alla luce le opere difensive che s’innalzavano a difesa della porta d’entrata: numerose grotte si aprono nella parete sotto le mura, costruite secondo la tradizione dai Saraceni durante gli assedi portati alla città fortificata.
Al termine delle numerose battaglie, si narra che sul campo sia stata trovata una spada appartenuta al profeta dell’Islam, Maometto, catturata dai bizantini in una precedente guerra.
romettaPorta Milazzo costituisce invece oggi l’unica via di accesso alla città ed è conosciuta anche come Porta Terra o Borbonica: da qui partiva la trazzera regia che, attraversando il contado, conduceva a Milazzo.
Le grotte e la basilica paleocristiana di Sotto San Giovanni: Alle falde della collina di Rometta vi ritroverete in un magico mondo parallelo: un vasto complesso ipogeo che si snoda per tutta l’area circostante, dove storia e natura si fondono in un suggestivo paesaggio unico nel suo genere.
Un luogo di preghiera, riunione e magia dove l’ipogeo sacro si snodava tra dodici pilastri rettangolari che hanno avuto la funzione di dividere lo spazio interno in sette piccole navate: oggi purtroppo ne restano solo quattro integri, mentre degli altri si possono vedere solo alcune parti.
Sulle pareti, piccole tracce di affreschi poste nell’abside e sparse un po’ ovunque fanno supporre che la cripta avrebbe dovuto essere interamente coperta di meravigliosi affreschi, tanto che da recenti studi sembra sia stata usata addirittura come moschea dalla popolazione musulmana, dal 965 d.C. in avanti.
romettaNello stesso contesto, sempre a pochi chilometri dal centro del borgo siciliano, vi troverete immersi in un angolo storico e artistico interamente realizzato in pietra: sono le Grotte Saracene, importanti costruzioni rupestri che si presentano ancora oggi come cavità naturali direttamente scavate nella roccia.
Sicuramente in passato hanno avuto diverse funzioni che si sono modificate nel corso del tempo: oggi, invece, sono utilizzate come deposito agricolo e per animali nonostante siano tra le più belle testimonianze storiche della nostra Italia. Si parla spesso della loro riqualifica, ma ad ora sembra che non sia ancora stato deciso il momento di inizio lavori.
L’ultima roccaforte cristiana tenta così di riappropriarsi della propria storia, cercando di guardare al futuro ma con un occhio di riguardo per il passato.
Alle falde della collina di Rometta vi ritroverete in un magico mondo parallelo: un vasto complesso ipogeo che si snoda per tutta l’area circostante, dove storia e natura si fondono in un suggestivo paesaggio unico nel suo genere.
Un luogo di preghiera, riunione e magia dove l’ipogeo sacro si snodava tra dodici pilastri rettangolari che hanno avuto la funzione di dividere lo spazio interno in sette piccole navate: oggi purtroppo ne restano solo quattro integri, mentre degli altri si possono vedere solo alcune parti.
Sulle pareti, piccole tracce di affreschi poste nell’abside e sparse un po’ ovunque fanno supporre che la cripta avrebbe dovuto essere interamente coperta di meravigliosi affreschi, tanto che da recenti studi sembra sia stata usata addirittura come moschea dalla popolazione musulmana, dal 965 d.C. in avanti.

Fonte: siviaggia.it, 8 set 2019

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