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ROMA. Torna alla luce la grande Natatio delle Terme di Diocleziano.

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diocleziano aDopo la riapertura della Villa di Livia a Prima Porta e delle domus di Augusto e di Livia al Palatino, la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma presenta un altro importante intervento di recupero e valorizzazione del patrimonio archeologico della città nella ricorrenza del bimillenario della morte del primo imperatore. Il terzo appuntamento, che cade simbolicamente nel giorno che le fonti antiche indicano come quello della nascita di Augusto, il 23 settembre (63 a.C. – 14 d.C.), riguarda uno dei complessi monumentali più importanti ed estesi della civiltà romana, le Terme di Diocleziano, dal 1889 sede, con la Certosa michelangiolesca, del Museo Nazionale Romano. Che dalla fine degli anni Novanta si articola anche in altre tre sedi, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi (7 € unico biglietto, valido tre giorni).
Le Terme di Diocleziano, inaugurate nel 306 d. C. e utilizzate fino al V secolo (potevano accogliere fino a 3 mila persone al giorno senza distinzione di ceto, uomini e donne), sono il più grandioso impianto termale mai costruito a Roma. Il complesso occupava una superfice di oltre 13 ettari tra i colli Viminale e Quirinale, un’area su cui sarebbe sorta una parte della città moderna. Le Terme, di cui sopravvivono 15 grandi aule, sono ancora riconoscibili nonostante le numerose trasformazioni. Gaetano Koch impianta sull’emiciclo delle Terme piazza Esedra, facilmente individuabili sono le due sale circolari rotonde ai lati del recinto, una all’inizio di via del Viminale, l’altra trasformata alla fine del Cinquecento nella chiesa di San Bernardo alla Terme, ma è Michelangelo a impiantare sul “frigidarium, depidarium e calidarium” la Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri delineando l’impianto generale della Certosa, condotto da Jacopo Del Duca, che occupa numerosi ambienti delle Terme secondo l’impianto canonico dell’Ordine, grande Chiostro, piccolo Chiostro, casette dei monaci. Nel 1561 infatti papa Pio IV aveva concesso i resti delle Terme ai Certosini trasferiti da S. Croce in Gerusalemme.
L’attuale intervento, realizzato in collaborazione con Electa, costo sei milioni e mezzo di euro per sei anni di intenso lavoro, ha aperto al pubblico altri 3200 mq di spazio, interessando il Chiostro piccolo, riportato alla purezza delle sue linee originali, dopo almeno cinquant’anni di chiusura, l’Aula VIII con l’esposizione dei grandiosi frammenti architettonici delle stesse Terme e la restituzione dell’imponente facciata (alta 25 m) della “natatio”, la piscina che si estendeva per oltre 4 mila mq, di cui ora sono visibili 600 mq. Il chiostro piccolo, detto anche Chiostro Ludovisi per il fatto di avere ospitato la collezione Ludovisi trasferita nel ‘97 a Palazzo Altemps, è a base quadrata e si estende per 1500 mq.
Costruito nello stile del tardo cinquecento romano, addossato al presbiterio della nuova chiesa, occupa circa un terzo della grande piscina (“natatio”), al centro è impreziosito da un pozzo in travertino. Gli ambulacri sono stati allestiti con i documenti degli antichi culti, rifondati da Augusto nell’ambito della sua politica religiosa, ricorda la direttrice delle Terme Rosanna Friggeri. Fra questi vi sono i rendiconti dei dodici fratelli Arvali incisi su lastre marmoree (copia dei “commentarii” scritti su materiale deperibile) che ricoprivano i principali edifici del bosco consacrato a “Dea Dia” (i riti erano legati alla maturazione del grano), che nel I sec, d. C. si trovava in quella che oggi è via della Magliana.
Percorso cronologico analogo per il ripristino dei “Ludi saeculares”, che come per i documenti degli Arvali forniscono notizie dettagliate e precise degli avvenimenti. A creare l’atmosfera provvedono il coro delle Voci Bianche di S. Ceciliacon il “Carmen saeculare” di Orazio e i Cantori di San Carlo con il “Carmen degli Arvali”. Esposte anche inedite sculture trovate recentemente presso via Anagnina, fra cui una splendida “Testa di Lucio Vero”.
Il restauro del Chiostro ha riportato alla luce in una lunetta un affresco, coperto da uno strato color senape, di cui si era persa memoria. Inquadra Cristo morto sorretto da tre angeli, il personaggio sulla destra è papa Pio IV. Durante i lavori di risanamento del Chiostro, ricorda l’architetto Marina Magnani Cianetti, è stato rinvenuto un tratto sconosciuto dei gradoni che portavano alla vasca termale, ora protetti da lastre trasparenti. Altre lastre trasparenti poco lontano lasciano intravedere il fronte monumentale della “natatio” a cui si giunge percorrendo due nuove sale. Nella prima è esposta l’iscrizione dedicatoria di Diocleziano della fondazione delle Terme e un frammento di frontone di un tempio delle “gens Flavia”, uno degli edifici demoliti per costruire le terme. Un destino comune quello di costruire su preesistenze antiche, accadrà lo stesso, secoli dopo, con le Terme depredate per farne chiese, case e calce.
Dopo aver sostato per un filmato che aiuta a percepire la presenza antica sotto la città moderna e il dialogo sempre presente con il Rinascimento, anche con l’aiuto di ricostruzioni in 3D e degli acquerelli ottocenteschi di Edmond Paulin, si raggiunge l’Aula VIII (900 mq) in cui sono esposti materiali appartenuti alle stesse Terme, fra cui tre vasche in marmi colorati e un imponente portale – rimontato – della Certosa.
“Era un’aula semiaperta – spiega Magnani che ha curato il restauro – con tre volte a crociera e traforata da un sistema di archi che davano sulla “natatio”. La copertura non c’è più, ma il pavimento, simile a quello degli spazi interni, porta le tracce delle volte. La “natazio” di cui si vedono due esedre su cinque, bisogna immaginarla rivestita di marmi colorati, con il pavimento in marmo lunense di cui rimangono due lastre. Una piscina poco profonda, lievemente in discesa, dove non si nuotava, ci si immergeva, ma grandissima, occorrevano 4 mila mq d’acqua per riempirla. Era rifornita dall’acquedotto Claudio, un grosso serbatoio detto botte di Termini si trovava davanti all’attuale via Einaudi, e probabilmente anche un’aula delle Terme è stata usata come serbatoio.
A Roma esistevano 13 impianti termali pubblici e 856 “balnea” privati, un lusso che potevano permettersi in pochi visto che la concessione d’acqua era fatta dall’imperatore “ad personam”. Una disponibilità enorme, che non ha uguali non solo nel mondo antico.
“La portata d’acqua a Roma è stata superata solo nel 1975”, ricorda la soprintendente Mariarosaria Barbera. Ed ecco il fronte delle “natazio”, simile a una scenografia teatrale, scandito da una sovrapposizione di ordini architettonici e da una esuberante decorazione di colonne, timpani, mensole, statue e lastre in preziosi marmi colorati. Ora dopo i restauri sono state riposizionate due mensole con aquila di età flavia e su una parete tamponata che confina con S. Maria degli Angeli, un grande mosaico bianco e nero con girali di foglie e uccelli della collezione del museo, rinvenuto nelle case di piazza dei Cinquecento.

Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano – Roma. Viale E. De Nicola 79. Orario: 9.00 – 1 9.45, chiuso il lunedì. Informazioni e visite guidate: 06-39967700, www.coopculture.it  e www.archeoroma.beniculturali.it 

Autore: Laura Gigliotti

Fonte: www.quotidianoarte.it , 25 set 2014

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