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ROMA. I Mercati di Traiano ed il Museo dei Fori Imperiali.

I Mercati di Traiano sono un complesso di edifici distinti, separati da vere e proprie vie urbane e articolati su ben sei livelli, realizzato agli inizi del II secolo d.C., contemporaneamente al Foro di Traiano. Rappresentano un capolavoro dell’ingegneria romana, costruito in laterizio (cementizio con rivestimento esterno in mattoni). Pianta e alzato degli ambienti si adattano agli spazi disponibili e ai dislivelli.I vari ambienti erano utilizzati probabilmente come uffici e archivi collegati alle attività amministrative e giudiziarie che si svolgevano nei Fori Imperiali. Oggi la parte alta del complesso ospita il Museo dei Fori Imperiali, che si propone di presentare le architetture e la decorazione scultorea dei Fori.I partiti architettonici sono, presentati in ricomposizioni che includono frammenti originali, calchi e integrazioni in pietra.
Il complesso dei Mercati di Traiano e il Museo dei Fori Imperiali sono stati e sono tuttora oggetto di intense attività di restauro e valorizzazione, volte a restituire al pubblico spazi e materiali inediti.
Un intervento è stato dedicato alla Cisterna post-antica, un suggestivo spazio, testimone della ricca storia dei Mercati di Traiano, realizzato all’epoca della sua occupazione da parte del convento di Santa Caterina, agli inizi del Seicento. Questo ambiente sarà presto reso di nuovo accessibile ed accoglierà l’esposizione di una parte delle 350 anfore romane della storica “collezione Dressel”, a loro volta salvate con un delicatissimo restauro dopo 114 anni dalla prima tipologia sistematizzata dallo studioso tedesco Heinrich Dressel proprio a partire da molti degli esemplari esposti.
Un complesso lavoro di consolidamento statico e di restauro anti-sismico si sta concludendo nella parte bassa del monumento, il Grande Emiciclo e le Aule di Testata: sono state inserite catene per ancorare il monumento al taglio della collina a cui si addossa e si sono risolti i numerosi problemi di infiltrazioni, distacchi e dissesti di varia natura e origine. Nelle Aule di Testata, rese presto nuovamente agibili dopo essere state chiuse per anni, saranno ospitati circa 40 grandi frammenti di marmo della decorazione del Foro di Traiano riemersi dai depositi, che consentiranno di dare un assaggio della futura sezione del Museo dedicata all’ultimo e più grandioso dei Fori Imperiali, ancora da realizzare.
Altri lavori hanno consentito un primo risanamento del deposito della Basilica Ulpia, un suggestivo ambiente sotterraneo, ricoperto negli anni Trenta del Novecento con una soletta in cemento armato e soggetto a infiltrazioni d’acqua dai soprastanti giardini, che minacciavano sia le pavimentazioni e le colonne crollate lasciate in posto della Basilica Ulpia e della Biblioteca occidentale, sia i capolavori scultorei che vi erano conservati. Lo spazio, reso nuovamente agibile, è inserito nel circuito delle visite guidate in corso da quando è stata riaperta al transito pedonale via Alessandrina, il 28 ottobre di quest’anno.
Si sta anche lavorando nel Museo per migliorare l’offerta espositiva: nella prossima primavera si potranno ammirare nuovi straordinari frammenti marmorei in esposizione e la revisione dell’allestimento per la sala dedicata all’aula del Colosso nel Foro di Augusto, con nuovi apparati didattici; inoltre, altri interventi mirati saranno rivolti a rendere a tutti la visita più piacevole, come l’inserimento di nuove sedute lungo il percorso.
E ancora: i frammenti dello straordinario puzzle tridimensionale costituito dai resti della decorazione architettonica e scultorea del Foro di Traiano, conservati nei depositi continuano ad essere oggetto di studio e ricerca in collaborazione con enti e istituzioni universitarie. In questo ambito, particolarmente prezioso è l’apporto dell’University of Arkansas Rome Center (UARC), che ha messo a disposizione il lavoro, le competenze e l’entusiasmo dei suoi studenti per far riemergere dai depositi nuovi frammenti e presentarli al pubblico con il supporto delle nuove tecnologie, in un percorso “dietro le quinte” del nostro lavoro da archeologi.

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