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ROMA: Archeologi di tutto il mondo lanciano allarme per la “svendita” dei beni culturali d’Italia.

Allarme degli archeologi stranieri per il rischio-svendita dei tesori dell’arte italiana da parte dello Stato. La prestigiosa “Associazione internazionale di archeologia classica”, che riunisce studiosi europei e americani, esprime “vivissima preoccupazione per i gravi rischi che corre il patrimonio culturale italiano” per “l’approvazione dell’art. 27 del decreto che accompagna la Finanziaria” e stabilisce che “qualora si decida di alienare un bene pubblico, le soprintendenze hanno 120 giorni per valutarlo”. In caso di mancata risposta “per il principio del silenzio-assenso” il bene potrà essere alienato e “verrà considerato di nessun interesse culturale, cosicché le soprintendenze non potranno apporre vincoli o altre forme di tutela”. E la situazione “ora è stata straordinariamente aggravata dal fatto che il silenzio-assenso, anziché essere mitigato, è stato recepito in pieno anche dal nuovo Codice dei Beni Culturali”.

L’Associazione internazionale, ribadendo “l’alta professionalità e il continuo impegno delle soprintendenze”, segnala anche “le attuali condizioni di personale e di finanziamenti degli uffici che devono esprimere il parere”, dunque “è certo che una rilevante quota di beni non potranno essere valutati” in tempo con conseguenze “drammatiche e irreparabili”. Molta preoccupazione anche “per il sostanziale indebolimento della tutela del paesaggio” dato che “il parere delle soprintendenze su progetti di enti locali non è più vincolante”.
Fonte: AV Avvenire 21/01/04

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