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ROMA: A due anni dal saccheggio, rinasce il Museo di Bagdad (virtuale).

Una ricostruzione informatica restituirà all’umanità uno dei patrimoni culturali e archeologici più importanti al mondo.

Le teche del Museo di Baghdad, saccheggiate nel 2003 e danneggiate dagli eventi bellici, presto torneranno a catturare, con i loro preziosi reperti, l’attenzione dei cultori e degli appassionati dell’archeologia e della civiltà mesopotamica, grazie ad un progetto tutto italiano di ricostruzione virtuale. L’iniziativa – presentata in coincidenza con la visita in Italia del ministro per gli Affari culturali iracheno – è il primo passo di un più ambizioso programma del nostro Governo, teso a ripristinare un’istituzione fondamentale per la comprensione della nascita della civiltà che ancora versa in gravi condizioni. Il patrimonio del museo, tra i più importanti al mondo (conserva tra le altre testimonianze di immenso valore, i primi testi scritti dell’umanità), è stato infatti salvato solo in parte.

PROGETTO ITALIANO – Promotore del progetto è il ministero degli Affari Esteri (attraverso la direzione generale Mediterraneo-Medio Oriente – task force Iraq), mentre il coordinamento scientifico è affidato al Consiglio nazionale delle ricerche, ma altri soggetti e istituzioni concorreranno all’impresa: il ministero per i Beni e le attività culturali, il Comando dei Carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale, il Comando operativo di vertice interforze dello Stato maggiore della Difesa, le università di Roma-La Sapienza, di Torino e di Udine, il Centro ricerche archeologiche e scavi e il Museo Egizio di Torino, l’Istituto italo-iracheno per il restauro. “Prima che il Museo di Baghdad possa tornare agibile e visitabile occorrerà del tempo”, spiega Roberto de Mattei, vicepresidente del Cnr, “per questo il Governo italiano intende con il Museo Virtuale concorrere, d’intesa con le autorità irachene, a renderne fruibile in rete l’inestimabile patrimonio”.

IL TOUR DELLE GRANDI CIVILTA’ – Il “Museo virtuale” raccoglierà ed esporrà i reperti ancora disponibili e quelli andati purtroppo perduti. Tra gli altri, il vaso e la dama bianca di Uruk (ambedue in alabastro), l’elmo d’oro del re Meskalamdug e il pugnale d’oro e di lapislazzuli provenienti dal cimitero reale di Ur, i leoni in terracotta di Tell Armal, le sculture e i bassorilievi dell’antica Khorsabad, gli avori di Nimrud, le statue partiche di Hatra (reperti tutti restaurati dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma), e poi minbar (nicchia che indica la direzione della preghiera nelle moschee), gli stucchi di Samarra e sarcofagi lignei. Grazie alla ‘realtà virtuale’ sarà possibile un tour nelle grandi civiltà del passato testimoniate da questi preziosi oggetti.

I TEMPI PER LA REALIZZAZIONE – “Il progetto ufficiosamente è già partito, nel senso che ci sono già ricercatori attivi su di esso” spiega Silvia Chiodi, primo ricercatore dell’Istituto di studi su civiltà italiche e del mediterraneo antiche , del Cnr di Roma. “Ma l’avvio ufficiale dovrebbe coincidere con la fine di questo mese, quando saranno effettivamente a disposizione del Cnr gli 800mila Euro di finanziamento previsti per i primi sei mesi”. “I primi risultati”, continua la ricercatrice, “dovrebbero essere apprezzabili entro la fine di gennaio del prossimo anni, e il lavoro completo entro tre anni”.

L’intero museo ricostruito sarà visitabile su un sito internet, il cui nome è ancora da individuare.

LA “SECONDA FASE” – A quest’obiettivo di breve periodo, potrà far seguito una seconda fase che punta ad ampliare il Museo virtuale includendovi una rilevantissima parte dei tesori iracheni esposti in altri Paesi, principalmente Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia e Turchia. Nei primi sei mesi di attività finanziati dal Ministero degli Esteri sono contemplate quattro fasi di lavoro: uno studio di fattibilità che prevede la classificazione, la ricognizione iconografica e l’elaborazione di un ipertesto delle componenti storico-artistiche-culturali; la stesura dell’architettura del Museo Virtuale; la prima formazione del personale iracheno; la realizzazione di un prototipo dimostrativo relativo a una porzione delle prime sale e dei loro manufatti che esemplifichi l’approccio comunicativo e le funzionalità del sistema.

Un’esposizione di 4.700 metri quadri.

Poco noto al grande pubblico poiché chiuso a causa dei danni subiti dopo la prima guerra del Golfo, il Museo fu progettato nel 1937 dall’architetto tedesco Werner Marche ufficialmente inaugurato il 9 novembre 1966. Originariamente la parte dedicata all’esposizione occupava un’area di 4.700 mq. sui 45.000 dell’edificio. Prima della guerra del Golfo diverse opere furono portate nei magazzini o nei caveaux della banca centrale e non sono più state esposte. Inoltre, il catalogo ufficiale – al quale possono essere affiancate altre pubblicazioni per lo più monografiche o di mostre – risale al 1975-1976. Dopo quella data non se ne registrano aggiornamenti.

Fonte: Corriere della Sera 18/07/05
Link: http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/07_Luglio/18/ART_museo-Bagdad.shtml

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