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PUGLIA: Grotte, ecco l’ultima scoperta “Racconta 50 milioni di anni”

Cinquanta milioni di anni di storia di Puglia hanno oggi la forma di una cava di marmo. Una depressione imponente, a tratti inquietante.

Un paesaggio immaginifico: il canyon infilato nelle Murge, rocce alte e scoscese per 30 metri e profonde 80. “Siamo di fronte a un geosito di rara importanza”, dicono gli studiosi. Questa è una fra le scoperte più importanti, belle e rocambolesche effettuate negli ultimi anni dagli scienziati di questa regione. Minervino Murge, località Porcile. Sulla strada per Spinazzola i carabinieri del Noe, il Nucleo operativo ecologico, un geologo-perito della Procura di Trani, ora anche gli esperti del Cnr, il Consiglio nazionale delle ricerche, hanno scoperto le nuove grotte di Puglia. Sei cavità profonde fino a 80 metri. Un sistema di cunicoli e stalattiti meravigliosi: meno belli di quelli Castellana Grotte, ma un unicum da un punto di vista scientifico.

Tra queste rocce, dicono gli studiosi, “ci sono i movimenti tettonici di 35, forse di 50 milioni di anni fa. Studiando questo sito riusciremo a trovare nuove conferme, e in parte anche a riscrivere la storia geologica della Puglia”.

Questa incredibile scoperta è nata, per caso, l’inverno scorso negli uffici del tribunale di Trani. Il sostituto procuratore Antonio Savasta aveva cominciato a battere a tappeto tutte le cave di marmo della zona. Il sospetto (poi dimostratosi fondato) era che in molti casi gli imprenditori avessero forzato le autorizzazioni scavando anche laddove non era loro permesso. I carabinieri del Noe avevano cominciato i sopralluoghi. Fra le altre, bisognava dunque verificare anche la situazione di questa enorme cava a Minervino. Ruggìero Dellisanti è un geologo. La Procura lo nomina come consulente: “La prima volta che ho visto quel sito mi sono accorto che ci trovavamo di fronte a qualcosa di geologicamente interessante”. Le prime aperture già si scorgono. Le grotte si intuiscono. “Grazie all’attività estrattiva era stata messa in luce l’attività carsica sepolta da milioni di anni”.

Il consulente chiede al pm la possibilità di ampliare il mandato ricevuto. Savasta dà l’ok. A Minervino arrivano gli speleologi del Cars di Altamura, è il 24 maggio quando cominciano le esplorazioni. Le sorprese arrivano nel giro di pochi giorni: “Abbiamo scoperto subito sei cavità carsiche che partivano dalla superficie dell’area di cava — spiega il geologo — Sono sei siti diversi tra loro, il che rappresenta una prima diversità con l’insediamento di Castellana, dove invece le grotte sono collegate e formano un ambiente ipogeo unico”. I sei diversi inghiottitoi portano gli scienziati a una riflessione: “In questo sito l’evoluzione geologica si potrebbe essere verificata per ciascuna cavità in tempi e modi differenti rispetto alle altre. Questo può significare che la roccia abbia una composizione diversa, ma anche che i fenomeni tettonici siano in-tervenuti in momenti successivi”. Cosa significa? “Qui vicino c’è una faglia, questa è una zona sismica. Alcuni movimenti della terra potrebbero aver provocato una certa stratificazione: analizzandola, potremmo ricostruire quando e di che tipo sono stati questi movimenti”.

Il lavoro è arrivato ora a una prima conclusione. Mercoledì scorso gli esperti hanno consegnato una relazione dettagliata al pm Savasta (il sito è ancora sotto sequestro) nella quale chiedono, tra l’altro, l’istituzione di un parco geologico: “Paradossalmente la coltivazione della cava — scrive nell’ultima pagina della sua perizia Erwan Gueguen, scienziato dell’Istituto di metodologie per l’analisi ambientale del Cnr— anche se ha provocato enormi danni alle cavità, permette ora sia di osservare in modo unico la relazione tra fratturazione e carsismo sia di vedere la struttura di alcune grotte in maniera particolarmente didattica per studenti della scuola dell’obbligo e dell’università, nonché per i turisti”. Gueguen spiega che “poiché la cava si trova al centro di un insieme di esempi geologici e speleologici di altissima qualità didattica e scientifica” è opportuno “richiedere l’istituzione di un parco geologico”.

La richiesta non è casuale. Parte invece dalla consapevolezza che il lavoro di ricerca non è affatto finito: “La presenza nelle vicinanze di grotte profonde (Abisso della Gorgone, 140 metri ancora in fase di esplorazione) e le relazioni tra carsismo e fratturazione — scrive il tecnico francese — permettono di ipotizzare che alcuni dei pozzi proseguono verso il basso e forse si collegano a un unico sistema profondo, che formerebbe allora il sistema più importante della Puglia”. Gli fa eco il consulente della Procura: “È possibile pensare che sotto la superficie esplorata ci sia un altro sistema carsico, questa volta unico e di grandi dimensioni. Non è azzardato pensare possa essere, viste le premesse di superficie, più grande di Castellana”.

Quando parla Dellisanti, la voce a tratti trema per l’emozione. La scoperta scientifica è anche la storia di una vittoria, forse di una favola: il geologo che fa la scoperta della vita e per la vita. Le sei grotte portano il suo nome. Meglio, anche il suo. L’altro è quello di un maresciallo dei carabinieri del Noe, Michele Montenero, che da anni lavora accanto ai magistrati della Procura di Trani: Montenero-Dellisanti è il nome che la scienza ha scelto per numerare e catalogare un pezzo di storia di Puglia.

Fonte: La Repubblica Baro, 15/09/2005
Autore: Giuliano Foschini
Cronologia: Preistoria

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