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PUGLIA. A caccia con arco e frecce in Europa già 40.000 anni fa.

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Gli esseri umani vissuti in Europa tra 45.000 e 40.000 anni fa circa cacciavano già con archi e frecce. Lo rivela uno studio effettuati sui reperti della Grotta del Cavallo, un importante sito archeologico sulla costa del Salento, da una collaborazione italo-giapponese, di cui fanno parte l’Università di Siena e l’Università di Bologna. Si tratta di un’importante scoperta sulla tecnologia avanzata della cultura Uluzziana, probabilmente la più antica di Homo sapiens in Europa, che completa il quadro delle ipotesi sulla colonizzazione del continente da parte dei nostri antenati e sull’estinzione dell’uomo di Neanderthal.
La ricerca si è concentrata su reperti già noti, 146 piccole lame in pietra scheggiata a forma di mezzaluna, di cui era ancora sconosciuto l’utilizzo.
“In questo studio abbiamo associato alla solita analisi tipologica di queste semilune un’analisi tecnico-funzionale dell’usura e delle fratture che ricorrono frequentemente in questa particolare tipologia di strumento litico”, ha spiegato a “Le Scienze” Stefano Benazzi, paleoantropologo dell’Università di Bologna e coautore dell’articolo pubblicato su “Nature Ecology & Evolution”. “I nostri colleghi giapponesi hanno effettuato prove sperimentali, riproducendo le semilune con lo stesso materiale e montandole su frecce o sui cosiddetti propulsori, aste che servivano sostanzialmente a prolungare il braccio e a lanciare così i proiettili con più forza”, ha sottolineato il ricercatore.
Le semilune realizzate ex-novo sono poi state lanciate contro pelli animali, in modo da simulare gli impatti tipici della caccia.
“il risultato è che i segni e le fratture da impatto sono molto simili a quelle riscontrate nei reperti della Grotta del Cavallo”, ha aggiunto Benazzi. “La difficoltà a quel punto era capire se la tecnologia usata fosse effettivamente quella del propulsore o dell’arco e della freccia: noi propendiamo per questa seconda ipotesi, ma non possiamo escludere completamente il propulsore”.
Complessivamente, i dati retrodatano di 20.000-25.000 anni l’introduzione di armi da lancio basate su dispositivi meccanici in Europa. L’efficienza nella caccia derivata da questa innovazione ha probabilmente dato a H. sapiens un vantaggio enorme, permettendogli di soppiantare H. neanderthalensis, con il quale aveva convissuto nelle stesse regioni europee per circa 5000 anni.
“C’è un grande dibattito su chi sia l’artefice dell’Uluzziano: nel 2011 il mio gruppo ha pubblicato un articolo in cui si dimostra che resti umani associati a questa cultura sono di H. sapiens, ma a livello internazionale qualcuno critica questa conclusione”, ha sottolineato Benazzi. “Ora la scoperta di una tecnologia così innovativa, che sappiamo essere presente in Africa già 15.000-20.000 anni prima, va a sostegno dell’ipotesi che si sia verificata un’ondata di colonizzazione di H. sapiens arrivati in Europa dal continente africano con una tecnologia sofisticata”.
Lo sguardo a questo punto non può che ampliarsi a tutto il continente europeo.
“Un dato importante, evidenziato anche nell’articolo, è che altri contesti in Europa, definiti di transizione tra i Neanderthal e H. sapiens, mostrano strumenti litici molto simili”, ha concluso Benazzi. “Speriamo che dopo il nostro lavoro, i colleghi all’estero guardino con occhi diversi gli strumenti litici che hanno a disposizione”.

Autore: Folco Claudi

Fonte: www.lescienze.it, 27 set 2019

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