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POMPEI (NA), Il cane che sta peggio è «cave canem», il celebre mosaico quasi cancellato dall’incuria

Il cane che sta peggio a Pompei è proprio il povero «Cave canem», mosaico straconosciuto in tutto il mondo e che si trova all’ingresso della domus «del poeta tragico». Talmente famoso che persino Michele Santoro ne ha fatto il simbolo della sua trasmissione, «Servizio pubblico». Peccato però che come logo utilizzi una vecchia immagine, quando il «canem» era ancora in salute e sembrava, ancora minaccioso e bruno di pelo, tenere alla larga dalla casa i malintenzionati. Sembrava, perché purtroppo dagli Scavi più famosi del mondo gli speculatori e gli imbroglioni non sono mai stati lontano. Prova ne sono le inchieste recenti, gli arresti ed i crolli di importantissimi reperti archeologici.
Tanto che «Liberation» del 19 febbraio dedica allo scandalo Pompei due pagine con titoli molto duri: «Pompei, la storia finisce in rovina». E poi continua: «Le vestigia napoletane sono ridotte così per i lunghi anni di negligenza, corruzione e affarismo». E taglia corto: «Gestiti come un McDonald».
La sorte degli Scavi sta tanto a cuore ai francesi che domani «France 2» (la nostra Rai2) manderà una inviata con troupe al seguito per raccontare la storia dei randagi pubblicata ieri mattina dal Corriere del Mezzogiorno. Cioè: per censire 55 randagi e affidarne 26 in adozione sono stati spesi 102.963,23 euro, ai tempi dell’ex commissario Marcello Fiori. Quasi quattromila euro a cane se si calcolano solo quelli adottati.
«Cave canem» invece ebbe un po’ di più: 8.904 euro. Ma solo perché la domus del poeta tragico era stata scelta come sede per la presentazione del progetto «Adotta un randagio degli Scavi». I soldi servivano per «un’opera di ripulitura – come annunciava lo stesso Fiori – degli ambienti interni». Oggi il mosaico più famoso al mondo è quasi illeggibile. Cancellate alcune lettere e più che una ripulitura ci vorrebbe un sostanziale restauro.
Il perché sia ridotto in questo stato lo spiega Antonio Irlando, responsabile dell’Osservatorio sul patrimonio culturale: «E’ un simbolo di Pompei nel mondo e non può essere tenuto in quel modo: illeggibile, sporco e senza manutenzione. Il degrado è incalzante. Quando piove si ricopre d’acqua che si infiltra sotto le tessere che si indeboliscono e si staccano. E’ possibile restaurarlo con una cifra modesta, molto inferiore ai 103 mila euro spesi per la lotta al randagismo negli Scavi a cui, quasi come una beffa, fu dato proprio il nome suggestivo del mosaico che ora quasi non si legge più».

Fonte: Corriere del Mezzogiorno, 22 feb 2013

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