Archivi

SALERNO. Riapre il Museo archeologico provinciale dopo tre anni di lavori.

La testa bronzea di Apollo, simbolo del museo archeologico provinciale di Salerno, è tornata nella sua sala d’origine insieme ad oltre mille pezzi distribuiti su due piani, dopo una chiusura durata più di tre anni per lavori. Grazie a questa pausa forzata, si è ripensato l’allestimento arricchendolo anche con postazioni multimediali e videoproiezioni con ricostruzioni virtuali dalla preistoria al tardo antico. Il tutto senza stravolgere il progetto di restauro del complesso monastico di San Benedetto firmato dall’architetto Ezio De Felice alla fine degli anni Cinquanta, che ospita il museo, tanto da fargli meritare in quegli anni il Premio Italia per la migliore realizzazione museale moderna ricavata da un edificio antico (via San Benedetto, da martedì a sabato 9-15, domenica 9-13.30, chiuso lunedì, info 089 23 11 35).
«L’investimento della Provincia — spiega Barbara Cussino, dirigente per il settore musei e biblioteche — è stato di 580 mila euro, di cui circa 150 per il nuovo allestimento. Un risultato raggiunto grazie ad un lavoro scientifico e organizzativo condiviso tra l’amministrazione provinciale, la soprintendenza ai beni archeologici e l’università».
Nella nuova sistemazione museale il percorso è cronologico e topografico (per centri di provenienza dei reperti), con a piano terra una ricca selezione di vasi, gioielli, strumenti da lavoro, ritrovati in varie campagne di scavo. Tra i pezzi più di valore si segnala un candelabro di bronzo che presenta sulla cimasa un guerriero che abbraccia la sua donna proveniente dal corredo funerario di una tomba principesca da Monte Pruno di Roscigno (V-IV sec. a. C).
Mentre al primo piano viene dato grande spazio al ricco patrimonio dell’area etrusco-sannita di Fratte, l’importante insediamento situato alla periferia settentrionale dell’attuale città e scoperto nel 1927. In mostra preziosi reperti provenienti dalle necropoli, con un angolo dedicato al culto dell’eroe greco Eracle. Nella bella sala del dio Apollo, si è aggiunta una installazione audiovisiva che ricostruisce la storia del ritrovamento nel golfo di Salerno nel 1930 da parte di un gruppo di pescatori, della grande testa alta mezzo metro e sulla cui provenienza e datazione (I sec. a. C. — I sec. d. C.), gli studiosi ancora oggi non sono d’accordo.

Fonte: Repubblica,Napoli, 24 feb 2013

Segnala la tua notizia