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NAPOLI. Teatro di Nerone, alla luce nuovi ambienti.

Nella bottega di un falegname l’accesso alla «cavea» augustea. Ecco l’ anteprima di un tesoro. Dalle viscere della città è emersa una nuova parte del Teatro Romano dove si esibiva Nerone, in Vicolo 5 Santi all’Anticaglia.
E a portarla alla luce, il lavoro paziente dello speleologo Enzo Albertini, presidente di «Napoli Sotterranea».
La porzione ultimamente riscoperta del teatro augusteo (sorto sopra un teatro greco e oggi quasi interamente inglobato negli edifici della zona) fino a sei mesi fa era una falegnameria.
Lo speleologo l’ha presa in affitto e vi ha riportato alla luce i nuovi resti del teatro. Ogni basso del vicolo nasconde un accesso al teatro, in ogni casa, dietro allo stucco che ricopre le pareti, ci sono parti dell’opera augustea. Presto il nuovo sito, che abbiamo visitato in anteprima, sarà aperto al pubblico.
Vicolo Cinque Santi, cuore del centro storico: bassi, immondizia, degrado. E un sito archeologico riscoperto per caso. E la «summa cavea» del teatro romano che sta tornando a galla, muro dopo muro, dalle viscere di Napoli. Una nuova porzione del tesoro sta per essere restituita alle visite da Enzo Albertini, speleologo e presidente di «Napoli Sotterranea», una delle porte per le cavità del centro storico, che si trova a circa cento metri di distanza.
La parte oggi riscoperta del teatro augusteo (sorto sopra un teatro greco e oggi quasi interamente inglobato negli edifici della zona) fino a sei mesi fa era una semplice falegnameria. Archi e opus reticulatum erano coperti da materiali di officina, assi di legno, oggetti da officina.
L’insegna della falegnameria, Ruocco, era un punto di riferimento del vicolo da decenni. E il rumore della sega a nastro che tagliava il legno era un sottofondo abituale per la gente del posto. Quando nel 2009 il signor Ruocco ha deciso che era venuto il momento di andare in pensione, senza avere nessuno che rilevasse la sua attività, su quel basso ha messo gli occhi Enzo Albertini.
L’ha preso in affitto e, con pazienza, ha riportato alla luce i resti del teatro romano. Ci sono voluti mesi per ripulire quel luogo dove c’era quel che rimaneva di una vita di lavoro: «La parte più delicata si è presentata quando abbiamo dovuto togliere dalle mura romane tutti i chiodi che erano stati piantati per agganciare pezzi di legno e oggetti da lavoro», sorride Albertini mentre apre in esclusiva la porta del nuovo sito archeologico che ancora non è aperto alle visite.
Il fitto di quel locale costa 500 euro al mese, la nuova porzione del teatro verrà inserita nel tour delle visite di «Napoli Sotterranea» che prevede il percorso nelle cavità e anche una prima parte di visita nei resti del teatro che si trovano in vicolo «5 santi». Anche in questo caso al teatro si accede entrando in un «basso», nel quale sono stati lasciati i mobili della famiglia che l’abitava prima dell’avvento delle visite archeologiche. Si sposta il letto matrimoniale che copriva la botola della «cantina» della famiglia. Quella cantina era, in realtà, un accesso diretto ai corridoi che correvano sotto al proscenio, quelli nei quali gli attori si preparavano e dove lavoravano i tecnici per sollevare gli artifici di scena.
Ogni basso del vicolo nasconde un accesso al teatro, in ogni casa, dietro allo stucco che ricopre le pareti, ci sono i resti di quell’immensa opera augustea: «La soprintendenza ha una pianta precisa del teatro e ne conosce ogni particolare – spiega Albertini – noi cerchiamo di rendere fruibili queste meraviglie, pronti a rispondere alle richieste della Soprintendenza. Lo facciamo senza chiedere fondi, operando esclusivamente da privati, da appassionati».
Albertini si perde nei racconti: «Noi pensiamo che qui sia passato Nerone durante la stia esibizione napoletana che culminò con un potente terremoto – dice – ma aspettiamo conferme dagli archeologi».
All’interno della nuova porzione di teatro romano appena riportata in vita, è stata fatta anche una nuova scoperta. Nel pavimento correvano dei piccoli canali che erano completamente ostruiti dal materiale di risulta generato dalla sega circolare. Durante la pulizia è venuta fuori la presenza di canali di scolo delle fogne di epoca borbonica, realizzati con riggiole da disegni di colore blu. Quei canali sono stati protetti da grate e sono visibili nell’ex falegnameria dove, attualmente, è in allestimento anche una mostra presepiale.

Autore: Paolo Barbuto

Fonte: Il Mattino, Napoli, 30/1/2010

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