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LONDRA: I ladri di Baghdad.

Matthew Bogdanos, il procuratore americano incaricato di recuperare i reperti sottratti dal Museo Nazionale di Bagdhad all’indomani dello scoppio del conflitto con l’Iraq, ha pubblicato sul numero di luglio dell’American Journal of Archaeology un resoconto accurato e completo dell’operazione, evidenziando la scarsa attendibilità delle numerose notizie circolate su furti e ritrovamenti dei reperti.

Bogdanos identifica tre tipologie di saccheggiatori in azione nel museo tra l’8 e il 12 aprile 2003:

– professionisti del furto che hanno sottratto diverse decine di preziosi oggetti dalle gallerie e dai laboratori di restauro dei Musei;

– saccheggiatori improvvisati che hanno rubato più di tremila reperti di scavo dai magazzini del primo piano (che potrebbero salire a 4-5 mila);

– il personale del museo che ha trafugato quasi 11 mila sigilli e oggetti di gioielleria dai depositi al piano interrato.

Il numero totale dei pezzi rubati si aggira intorno ai 15 mila, di cui poco più di 5 mila recuperati. La perdita complessiva sarebbe quindi di 10 mila oggetti.

Su questa cifra non incidono in modo rilevante i reperti conservati negli spazi espositivi: su 451 solo 28 hanno subito dei danni; 40 sono stati sottratti dalle gallerie e dai vicini laboratori di restauro: in questo caso i ladri hanno scelto gli oggetti di maggior valore. Quindici di questi oggetti sono stati ritrovati tra cui 5 dei pezzi più importanti del Museo: un toro Nimhursag (restituito spontaneamente), la statua Bassetti (recuperata dopo negoziazioni), il vaso da Warka e la statua Bassetti (confiscate entrambe in Iraq) e la testiera assira in avorio (confiscata in Giordania). Mancano però ancora all’appello molti reperti importanti. Uno dei tre depositi del Museo al primo piano è stato saccheggiato, ma nessuna delle porte in acciaio mostra segni di scasso, il che dimostra che chi si è introdotto al suo interno ha usato una chiave e doveva “necessariamente far parte del personale del museo”.

Il furto è stato “indiscriminato e casuale”. E’ stato possibile stabilire che 3.138 oggetti di scavo sono stati sottratti da queste sale, in gran parte giare, recipienti e cocci di vasellame.

Ci vorranno anni per completare l’inventario delle perdite, il cui numero è inevitabilmente destinato a salire. Nel gennaio 2004 sono stati ritrovati 3.037 pezzi (1.113 confiscati e 1.294 restituiti grazie al programma di amnistia). Anche se secondo questi dati gli oggetti mancanti dovrebbero essere appena 101, al termine di un inventario completo la cifra potrebbe aumentare di 1000-2000 unità.

I depositi al piano interrato sono stati il bersaglio di un “lavoro dall’interno”. Le impronte digitali rilevate sul luogo sono state confrontate con quelle di 23 membri dello staff tornati al museo dopo il saccheggio. Come ha spiegato Bogdanos, “Lo abbiamo fatto più che altro per eliminarli dalla rosa dei sospettati, non per incriminarli … molti dipendenti non si sono ripresentati, tra questi in particolare Passim Muhamed, ex capo del servizio di sicurezza. Le impronte restano schedate per eventuali riscontri futuri”.

I saccheggiatori hanno rubato 5.144 sigilli, oltre a 5.542 tra spilloni, bottiglie di vetro, perline di collane, amuleti e altri oggetti di gioielleria, tutti così piccoli da poter entrare comodamente in uno zaino.

Delle 10.686 antichità sottratte dal piano interrato, 2.307 sono state ritrovate, 911 delle quali in Iraq (di queste 820 sono state acquistate dall’Iraq Italian Institute of Archaeological Sciences nel novembre del 2003). Delle 1.395 recuperate fuori dai confini iracheni, 695 sono giunte dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra e 700 da Giordania, Siria, Kuwait e Arabia Saudita.

Fonte: Il Giornale dell’Arte 01/10/2005
Autore: Martin Bailey

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