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L’ASSASSINIO DELL‘INQUISITORE. Dove finisce la Storia e comincia la finzione?

1365, un giorno d’inizio  febbraio. Al Convento dei  Francescani di Susa, in alta valle, il risveglio mattutino  è turbato  dal rinvenimento  di  un cadavere nel chiostro: è  quello di un religioso  Domenicano, funzionario dell’Inquisizione, assassinato  con tre pugnalate. Sarà il nuovo Inquisitore,  inviato da Torino  a indagare sul fatto di sangue, a raccogliere le tessere del mosaico, gli indizi  che via via si allineano nella sua mente, ricreare l’ambiente storico nel quale la vicenda si inserisce,  per giungere  finalmente  ad una verità amara.
foto 003Sembra di leggere una storia già vista: Umberto Eco e Laura Mancinelli ci hanno già portati  in atmosfere gotiche, all’interno di conventi e abbazie, a inseguire  il filo di vicende cupe o boccaccesche. Francesco Cordero di Pamparato, da medievista smaliziato e  affabulatore,  smette per una volta i guanti bianchi del paleografo,  e conduce il lettore per mano  nell’atmosfera medievale, coinvolgendolo in una romanzata indagine on the road, lungo  la strada di valico più trafficata del  nordovest  padano: la via Francigena tra Torino e Susa.  I  Conti di Savoia – siamo all’epoca del conte Verde, Amedeo VI – hanno fondato le loro fortune sul controllo  – e sugli introiti dei pedaggi – dei valichi alpini; questo del Moncenisio – sulle Alpi Cozie – così come la variante del Monginevro,  collegano Torino alla capitale del ducato, Chambéry e quindi la Savoia e la Moriana, terre sabaude “al di là dei monti“  al Delfinato, nel regno di Francia. Mercanti, venditori ambulanti, militari in trasferimento alle diverse guarnigioni,  funzionari , suonatori di strada, questuanti  affollano ogni giorno l’importante percorso viario. Non c’è ancora movimento turistico come lo conosciamo oggi, ma la forma più antica: il pellegrinaggio religioso. Nel contesto europeo,  la strada dei Franchi si immette a Arles nel “Cammino di Santiago“, per San Giacomo di Compostela. L’itinerario è quindi segnato dalla  presenza di  ostelli e foresterie per viandanti e pellegrini , gestiti  da  diversi ordini  monastici: i Certosini a S. Massimo di Collegno, i Benedettini a Sant’Antonio di Ranverso , i Francescani  a  S.Francesco  a Susa,  i Benedettini  alla Novalesa .
Il padre Pavonio, l’inquisitore  incaricato  di  indagare sull’assassinio  del confratello Domenicano, parte quindi  dalla sede del suo Ordine  a Torino ,  nei pressi della via  San Michele – oggi via Milano –  per un viaggio – talvolta a piedi,  talvolta  approfittando di passaggi  offerti  – sino a Susa . Non è una missione facile, la sua. L’Ordine, una specie di longa manus del Papa nel comitato, non è ben visto a Chambéry – dove è accusato di  interferenze politiche – né dal popolo, per via di processi  e condanne che hanno colpito a volte poveretti  – soprattutto poverette  – accusate magari soltanto per via di maldicenze di stregoneria. Una antica rivalità  separa poi  l’Ordine dei Minimi,  da sempre  accanto al popolo per condividerne le difficoltà giornaliere e gli stenti,  da quello di San Domenico, elitario, colto,  essenza della classe di potere che  governa  la Chiesa di Roma.  Il padre  Pavonio  è cosciente di questo handicap, e deve tenerne conto, agendo con precauzione.  Ai lati del tracciato viario –  che tiene un percorso a mezza costa, per evitare pantani e  torbiere del fondovalle della Dora  –  la vita quotidiana  scorre  tranquilla nei borghi di transito: Avigliana, Bussoleno, Borgone e nelle cascine del contado, con  le attività  agricole  tradizionali, ma ci sono ancora  folte macchie  di bosco , che le credenze popolari che affondano nel periodo druidico immaginano ancora abitate da streghe  e diavoli. II padre Pavonio – che per esperienza ha affinato una particolare sensibilità nei contatti umani – approfitta degli incontri con  la gente comune,  e  con i  religiosi   di abbazie e conventi che costituiscono le tappe giornaliere del suo viaggio, per  farsi raccontare cosa pensano del  delitto , la cui notizia si è ormai diffusa in tutta la valle, e dei possibili colpevoli  .
foto 002 ridSuperato il ponte sulla Dora,  il Domenicano  giunge a Susa , dove sarà ospite – per forza maggiore – del convento francescano dove è avvenuto l’assassinio. Già  le guardie , presenti alle porte della città ,  hanno avvertito il balivo, Ibleto di Challant, il rappresentante in valle del Conte Verde, Amedeo VI. Al di là della disponibilità formale che il balivo dimostra nei confronti del nuovo Inquisitore, che giunge a fornire al Domenicano un cavallo per gli spostamenti durante le indagini,  Ibleto è molto preoccupato per i risvolti politici dell’accaduto. L’assassiniopotrebbe incrinare  i rapporti tra il Conte Verde e la Curia romana, già in difficoltà  per il forzato rimando  della partecipazione sabauda alla “Crociata del Mar Nero“; per questa ragione affida al cavaliere di Berlion, un savoiardo  che agisce da ufficiale di collegamento con  il governo ducale di Chambéry, di  collaborare con l’Inquisitore  alla soluzione del caso. D’altro canto, favoriti dall’orografia del territorio, in alta valle operano  personaggi  che  possono essere sospettati  dell’assassinio,  a partire  da  gruppi   di venturieri – militari sbandati dediti al brigantaggio – per non parlare degli eretici  valdesi, che con i loro pastori itineranti – i barba – si spostano  con rapidità dalla valle  a quelle contigue del Chisone e del Sangone, sino alle comunità riformate del Delfinato, sfruttando i sentieri  di crinale.  Nel frattempo accadono altri due omicidi, e le indagini congiunte dell’Inquisitore e del cavaliere savoiardo  porteranno alla soluzione:  in una cascina isolata di Borgone, posta in una raduna  tra gli alberi, il camino  mostra, sotto la brace,  dei tizzoni spenti di recente. Vengono rinvenuti una bibbia e dei rotoli  con formule  esoteriche…
Nella prefazione al libro, l’antropologo culturale Massimo Centini spiega di aver pubblicato, oltre dieci anni fa, una ricerca sull’omicidio di padre Pietro da Ruffia: una vicenda vera che pareva fatta apposta  per essere romanzata , e di avere autorizzato l’amico Cordero di Pamparato al trattamento. Privilegio di chi scrive – quando scrive romanzi – è quello di poter dar voce a  dubbi e intuizioni, colmando le lacune, a volte le abrasioni dei documenti d’Archivio.
                                                                                                                                                                                Autore: Luigi Griva

Francesco Cordero di Pamparato. L’ASSASSINIO DELL ‘ INQUISITORE
Araba Fenice Editore, Boves CN – 2017
160 pagg.- copertina cartonata – € 16,00 – ISBN 9788866174677

Layout 11365, un giorno d’inizio febbraio. Al Convento dei  Francescani di Susa, presso il confine con la Francia, il risveglio mattutino è turbato  dal rinvenimento di  un cadavere nel chiostro: è quello di un religioso Domenicano, funzionario dell’Inquisizione, assassinato con tre pugnalate. Sarà il nuovo Inquisitore,  inviato da Torino a indagare sul fatto di sangue, a raccogliere le tessere del mosaico, gli indizi  che via via si allineano nella sua mente, ricreare l’ambiente storico nel quale la vicenda si inserisce ,  per giungere  finalmente  ad una verità amaraFrancesco Cordero di Pamparato, medievista smaliziato e affabulatore,  smette per una volta la parte dello storico e ricercatore  e ci coinvolge  in un triller  on the road di atmosfera medievale, lungo  la strada di valico  più trafficata dell’antica Contea di   Savoia: la strada di Francia.
Un romanzo storico tratto da un fatto realmente accaduto. In un tempo difficile. Tra eretici, templari, venturieri, pellegrini devoti, mercanti sospetti, e lotte di potere  tra   casate emergenti, ordini religiosi  in competizione fra loro, e ulteriori assassinii,  il Domenicano padre Pavonio  deve scoprire  l’autore – o gli autori – dei fatti di sangue. Una storia affascinante, della eterna lotta tra bene e male, con tanto di sabba, voli notturni del maligno, magia bianca e nera. Con un protagonista imprevedibile: un Inquisitore prudente, che conosce i mali del mondo ma non se ne fa  strumento , che vive fra  credenze e ignoranza ma non perde l’umanità.

Biografia dell’autore
Francesco Cordero di Pamparato è laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino. Docente di Storia delle Crociate e di storia di Bisanzio all’Università popolare di Torino. Scrive articoli per varie riviste di carattere storico. Fa conferenze in molti circoli e associazioni. Ha tenuto alcuni corsi tematici di storia al Centro Pannunzio, circolo culturale torinese.
Libri pubblicati: I grandi ammiragli Italiani – Torino 1999; Anno 2000 – Collegno 2001; Pirateria e guerra da Corsa nel Mediterraneo – Collegno 2003; Il Conte Verde Amedeo VI di Savoia – Collegno 2004; Bisanzio; Undici secoli di grandezza, intrighi, lotte religiose, guerre e decadenza di un impero – Collegno 2005; Corrado di Monferrato L’italiano che sconfisse Saladino – Torino 2007; Mosè e l’Arca dell’Allenanza – Torino 2009.

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