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IVREA: IL PONTE-CANALE DI LEONARDO DA VINCI

Tutto il terreno posto all’interno dell’anfiteatro collinare canavesano risente ancora della presenza dell’antico lago che un tempo lo ricopriva fino al livello di 250 metri circa, trattenuto dalle colline moreniche, nelle quali la soglia emissaria della Dora, presso Mazzè, era molto più alta dell’attuale. Una leggenda (elaborata però recentemente) parla della regina Ypa, sovrana di un popolo senza terra, quello dei Canàvi, che abitavano su zattere e palafitte, ma desideravano anch’essi poter disporre di un terreno da coltivare. Per esaudire il desiderio, la regina Ypa fece approfondire la soglia emissaria del lago canavesano e la massa d’acqua defluì verso il Po, non senza richiedere un alto tributo in vite umane, poiché molti furono travolti.

Fin qui la leggenda, la cui base di verità è riconoscibile nella sicura presenza, fin quasi in epoca storica, di un grande lago nel basso Canavese. Di esso parla ancora il geografo alessandrino Tolomeo, la cui voce è ripresa dal cartografo Ortelius di Amsterdam, il quale, nel 1590, descrivendo la geografia del Piemonte settentrionale come pensava fosse in epoca romana, a fianco Dora Baltea annota che “ad caput huius fluminis desribit Ptolemaeus Poeninum lacum”. Naturalmente, il “caput” del fiume non deve essere inteso come l’attuale sorgente, come interpretava Ortelius, presso il Monte Bianco, bensì come la soglia emissaria del lago, dal quale il fiume pareva prendere origine: l’immissario (con il suo bacino montano) era poco conosciuto, od aveva un altro nome, come nel caso del Sarca e del Mincio, immissario ed emissario del Lago di Garda.

… Qui l’anima del lago ha voluto in certo modo sopravvivere, ispirando e permettendo la costruzione di un’opera che, quasi dimenticata, è un capolavoro dell’ingegno umano ed ha recentemente rivelato il lavoro su di essa svolto da uno dei più grandi geni dell’umanità: Leonardo da Vinci.

… Fu Leonardo da Vinci, già illustre per i contributi dati ai navigli milanesi, ad offrire la soluzione: l’irregolare flusso del ramo della Dora a valle del ponte di Ivrea fu costretto in un canale regolare, costruito in pietra e le cui sponde si prolungavano su due lati, fino a raccordarsi con il piano di campagna, in modo da eliminare le irregolarità del ghiaione nel quale il fiumiciattolo prima divagava. Il canale veniva a sua volta superato dal Naviglio – mantenuto ad un livello più alto, poiché un po’ più a valle del primitivo attraversamento – mediante un ponte-canale, seguito da una conca di navigazione, che lo portava, in riva sinistra, al livello del Naviglio attuale, nel luogo ove si apriva un nuovo spazio portuale, a servizio della città di Ivrea. Del ponte-canale costruito da Leonardo parla il Codice Atlantico presso la biblioteca Ambrosiana. Vi è il disegno autografo e vi è la didascalia “… navilio dinvrea facto dal fiume della Doira. … montagni d’inverso nella sua parte silvagia produce di verso tramontana…”.

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Fonte: Europa Reale n. 1 – gennaio 2001
Autore: Giampaolo Sabbatini
Link: http://www.auditorium.info/articolo.asp?id=16

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