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EGITTO: I misteri della Sfinge e delle Piramidi.

Gli egizi avevano una conoscenza profonda dei movimenti dei corpi celesti, almeno per quanto riguarda i movimenti apparenti. La loro conoscenza, astronomica e geologica, risulta più vecchia dei 4500 anni attribuita dalla comunità scientifica. La precisione con la quale hanno svolto calcoli e costruzioni non può che lasciarci meravigliati.

L’osservatorio del mondo
Presso l’altopiano di Giza in Egitto, migliaia di anni fa, si era costituito un osservatorio naturale con il quale era possibile osservare un cielo dipinto dalle costellazioni. La prospettiva offerta era un invito all’osservazione e allo studio approfondito di quanto il cielo offriva.
Ma quale significato poteva avere il cielo per gli egizi? Era semplicemente un “oggetto” osservato oppure veniva sfruttato per calcoli scientifici? Definire “oggetto” il cielo ed il suo contenuto è riduttivo sia per noi, oggi, come per i popoli del passato. Gli egizi avevano sviluppato una conoscenza del cielo e del moto in esso racchiuso, che oltre agli aspetti religiosi, aveva permesso lo sviluppo di una ricerca scientifica con importanti ripercussioni nella vita di tutti i giorni ed in particolare per l’agricoltura.

Costruzioni
Limitiamoci ad alcuni esempi di facile lettura. La Grande Piramide si trova esattamente in un punto del nostro pianeta pari a un terzo della distanza tra l’Equatore e il Polo Nord; l’asse nord-sud è allineato con tre sesti di un grado del nord-sud vero. Tale allineamento è più curato rispetto al meridiano (asse nord-sud) dell’Osservatorio di Greenwich a Londra. Tale precisione è una prova di quanto sapere era presente nella comunità scientifica dell’Egitto. La Grande Piramide è composta da 13 acri di superficie e circa 6 milioni di tonnellate di massa, ciò significa che la precisione con la quale è stata costruita (posizione) ha richiesto un elevata spesa di calcoli e l’utilizzo di astronomi.
Il fattore astronomico nelle costruzioni in Egitto è stato spesso sottovalutato, evitando discussioni che spesso sfondavano nella fantasia. Ma le prove tangibili dell’applicazione dell’astronomia nella costruzione delle opere (Piramidi, La Sfinge di Giza) sono davanti ai nostri occhi.
Il cielo cambia con il trascorrere del tempo. Le posizioni degli astri variano e rimangono “validi” per circa un secolo.
Oggi, grazie all’informatica, siamo in grado di ricostruire virtualmente il cielo sopra Giza; anzi, è possibile ricostruire il cielo prima, durante e dopo l’insediamento e la costruzione delle grandi opere.

La perfezione
La disposizione delle Piramidi rappresenta l’inizio di un semiciclo precessionale (il punto più basso dell’oscillazione rispetto al meridiano). Se riproduciamo la Cintura di Orione nel 10.500 a.C. possiamo notare come le tre Piramidi di Giza segnano un significativo evento: il punto più basso precessionale.

Nota:
Ciclo precessionale di 26.000 anni: nel 10.500 a.C. pari a 9°20’; nel 2.500 a.C. pari a 45°; nel 2.000 d.C. pari a 58°6’ (nel 2.500 d.C. dovrebbe essere raggiunto il valore massimo di 58° 14’).

La Sfinge di Giza risulta essere orientata verso l’est vero, risultando uno “strumento” per indicare i periodi d’equinozio. Inoltre, essa fissava la costellazione del Leone durante la fase di pre-alba dell’equinozio vernale.

Anche i Re hanno i loro “perché astronomico”
Presso la Grande Piramide sono presenti quattro pozzi che fuoriescono dalle Camere del Re e della Regina. Due di questi pozzi sono allineati con il nord vero e i restanti con il sud vero. Questo indica che durante la fase di costruzione è stato sviluppato un progetto prestando massima cura alle stelle ed al loro transito.

Il Re e Orione
Un importante riscontro lo si può avere per mezzo della Camera del Re. La stanza mira alla stessa porzione di cielo, 45 gradi del meridiano, presso la quale transita la Cintura di Orione, nel 2500 a.C.
Abbiamo, quindi, verificato che esiste un forte collegamento tra la Grande Piramide e la Cintura di Orione nel 2500 a.C. (epoca d’allineamento della Camera del Re).
I re egiziani vivevano come dei, morivano come mortali. Nulla di più vero ma con un pizzico di bugia. La morte di ogni faraone era un triste evento accompagnato da enormi tesori. L’oro diventava, così, il compagno per l’anima del defunto.

La “valle dei re”
La grande “valle dei re” è “grande” nel nome ma risulta essere poco diversa dalle centinaia di valli presenti nell’area geografica d’appartenenza. L’area della “Valle dei re” possiede un’estensione di “soli” tre ettari; la sua caratteristica principale – motivo di richiamo e interesse all’epoca – è la vetta di “el-Qurn”, alta 455 metri ed a forma di piramide.
La valle venne scelta proprio per tale caratteristica: una piramide naturale. A questa ragione si aggiunsero ulteriori elementi che resero la valle tanto speciale. L’ingresso all’area è limitato ad un solo passaggio, non di facile accesso. I sentieri rocciosi, inoltre, assicurano un ulteriore elemento di protezione; tale difesa meritava qualche cosa di valore da proteggere: i defunti.
Ad oggi sono state trovate 62 tombe, fra cui molte regali.

La valle e Napoleone
L’Egitto ed il suo “carico” di mistero, valore e scienza, ha sempre interessato scienziati, scrittori e politici di tutti i secoli. Tra i più accreditati estimatori c’era Napoleone.
Nel 1798 Napoleone raggiunse l’Egitto con il suo esercito ed un gruppo di studiosi, affinché venissero documentate le antichità egiziane.

Ramses II
Oggi esposta al Museo Egizio del Cairo, la mummia di Ramses II è stata sepolta nella valle. Ma Ramses II ha riposato nella Valle dei re, all’interno della tomba più grande mai ritrovata nella valle stessa.
La tomba, comunque, è risultata essere un mausoleo di famiglia: la dimora finale dei figli maschi di Ramses II.

Fonte: Redazione
Autore: Edmondo Bianchi
Cronologia: Egittologia

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