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Daniela Maria GRAZIANO. Il “Satiro in riposo” dell’antica Capua.

satiro

E’ stata ritrovata a Santa Maria Capua Vetere, sul lato orientale della piazza antistante l’Anfiteatro, una copia del Satiro in riposo (anapauomenos), il cui prototipo è attribuito tradizionalmente a Prassitele.

La statua in marmo, frammentaria in più parti, è stata scoperta nel 2002, tra i resti di una domus di età imperiale, in seguito all’abbattimento di un edificio degli inizi del secolo scorso, ed è stata restituita al pubblico nell’aprile 2010, dopo un attento ed accurato lavoro di restauro. Del Satiro (alto 1,86 cm, compresa la base alta 8 cm), già nell’antichità sottoposto ad interventi conservativi, erano venuti alla luce nello scavo il grande frammento del corpo privo delle braccia e delle gambe, il frammento della coscia, la testa e il puntello, costituito da un tronco d’albero. Oggi, invece, il restauro realizzato dal Laboratorio del Museo Archeologico di Napoli ci ha restituito la statua sostanzialmente integra, priva soltanto del braccio destro.

Databile al II sec. d.C., essa si va ad aggiungere agli altri 113 esemplari attestati in tutto il bacino del Mediterraneo e rientra nel gruppo di quelli raffigurati in posizione frontale con la testa sollevata e la spalla destra leggermente più alta di quella sinistra (confrontabile con la replica di Madrid, della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhaghen e dei Musei Capitolini).

Espressione del classicismo greco, coniuga la plasticità del corpo all’eleganza delle forme e delle dimensioni. E’ in posizione eretta, appoggiato ad un tronco d’albero, posto alla sua destra, al di sopra di una base ovale. La gamba sinistra è tesa, mentre la destra è leggermente flessa e ruotata, con conseguente divaricazione del piede, arretrato e allineato al piede sinistro. Alla flessione della gamba sinistra corrisponde, in un movimento chiastico, la posizione del braccio sinistro, decisamente scostato dal resto del corpo e appoggiato all’anca con le dita della mano, ripiegate all’interno. Il braccio destro, di cui rimane solo l’attacco dalla spalla al bicipite, poggiava probabilmente con l’avambraccio sul tronco d’albero, smussato ai quattro lati, da cui probabilmente si ripartivano i rami. Particolareggiata è la resa dei particolari: l’interno della mano con accurata resa delle pieghe e delle articolazioni, le dita dei piedi finemente incise con distacco dell’alluce dal resto della dita. Le masse muscolari sono leggermente accennate, lasciando così intravedere l’incavatura delle clavicole, la tensione del dorso e la linea inguinale. E’ nudo, fasciato soltanto dall’andamento ondulato di una pelle di pantera, che dalla spalla destra scende sul fianco sinistro, fermata dal nodo delle zampe anteriori che pendono sul davanti e sul retro della spalla. La presenza di un puntello sul polpaccio sinistro e la mancanza di rifinitura della superficie posteriore delle gambe hanno fatto presupporre che probabilmente sul retro la pelle si allungava, terminando in una zampa o coda.

Satiro-_particolareIl volto giovanile del Genio dei boschi presenta un ovale pieno con gli zigomi leggermente accennati, circondato da morbide ciocche di capelli. Gli occhi a mandorla sono delineati dalla netta demarcazione delle arcate sopracciliari. La punta del naso è scheggiata, ma si conservano le narici ben delineate al pari delle labbra carnose, leggermente socchiuse. Le orecchie sono appuntite e una ghirlanda di aghi di pino e coni circondano il capo, al di sopra della quale la capigliatura non è definita.

Fa parte della collezione del Museo Archeologico dell’antica Capua e attualmente è possibile ammirarlo nell’atrio del Teatro Garibaldi di Santa Maria Capua Vetere.

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