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CROTONE. Denuncia della devastazione di Capo Colonna nel silenzio delle autorità.

800px-Capo Colonna

800px-Capo ColonnaRiceviamo e pubblichiamo la denuncia più che circostanziata relativa a quella che non indugiamo a definire devastazione del mai compiuto parco archeologico di Capo Colonna e che, nonostante le reiterate richieste della Monti e della Corrado, non trova ancora spiegazioni da parte delle autorità competenti. Pubblichiamo, dunque, il comunicato stampa e la seconda lettera alle stesse autorità, ringraziando le associazioni che si stanno facendo carico della tutela di questo bene inestimabile e mai valorizzato.
Il Comunicato
“Le associazioni culturali crotonesi “Gettini di Vitalba” e “Sette Soli” hanno inviato al Ministero Beni Culturali e ai responsabili degli uffici periferici calabresi, nonché al Sindaco di Crotone e al dirigente dell’Urbanistica, una lettera (datata 27.12.2014) che, a distanza di tre mesi dalla prima, chiede conto nuovamente di uno dei cinque interventi in corso nel parco archeologico di Capo Colonna in relazione al progetto SPA 2.4, finanziato con fondi FAS per 2,5 milioni di euro e avviato nel luglio scorso.
Si tratta della “pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo” che dovrebbe coprire il piazzale antistante la Chiesa di Capo Colonna, estendendosi per circa 30 metri in lunghezza e 15 in larghezza, fino al limite di Casa Morrone, nonostante che gli scavi preliminari condotti da settembre a dicembre, e già frettolosamente ricoperti, abbiano portato alla luce resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana fondata nel 194 a.C.
A dispetto di questa notevolissima scoperta, taciuta alla stampa e all’opinione pubblica, non sembra che i tecnici coinvolti, pescati per metà negli uffici comunali (con relativi collaboratori esterni) e per metà in quelli della Soprintendenza, intendano rimodulare la progettazione in modo da tener conto e valorizzare le importanti novità emerse. Eppure il cospicuo finanziamento europeo è stato ottenuto da un progetto intitolato “Capo Colonna. Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate alla luce”.
Più grave ancora, è il fatto che poco distante è già cominciato lo scavo meccanico e mediante trivellazione delle fosse necessarie alla dislocazione dei plinti in cemento armato che, tre per ciascun lato corto, dovranno ancorare al suolo la copertura, lunga circa 18 metri e larga circa 9, con cui si vorrebbero proteggere le due stanze dell’edificio delle terme romane (balneum) del I secolo a.C. dotate di pavimenti a mosaico.
Le Associazioni deplorano la scelta di una soluzione tecnica invasiva e potenzialmente dannosa. Questa impone l’esecuzione di trivellazioni della roccia sia a pochi centimetri dal muro perimetrale Est dei due vani (già realizzate) sia dentro l’edificio stesso (da realizzare). La copertura prevista ha infatti una campata più corta della larghezza del balneum e appena sufficiente a sovrapporsi alle due stanze con pavimentazione musiva, al punto da poterci già figurare che sul versante Nord, il più esposto alle intemperie invernali, il cosiddetto mosaico di Paolo Orsi’,  prezioso e delicatissimo, scoperto nel 1910 e ‘ritrovato’ solo nel 2003, sarà raggiunto agevolmente da pioggia e vento nonostante la suddetta copertura.
Paradossalmente, poi, dal momento che il progetto SPA 2.4 non prevede interventi di consolidamento e restauro dei rivestimenti delle pareti e delle pavimentazioni del balneum, deteriorati da dieci anni di esposizione all’aria aperta e mancata manutenzione, è molto probabile che l’installazione della contestata copertura non sarà seguita immediatamente dalla restituzione dei mosaici alla fruibilità pubblica – l’obiettivo dichiarato! -, mentre la copertura stessa deturperà ‘anticipatamente’ l’edificio termale, sposandosi alla perfezione con la pavimentazione del vicino piazzale, perché entrambe sono concepite come strutture di servizio adatte ad un centro commerciale, ad esempio, non certo ad un parco archeologico.
Le Associazioni esprimono, dunque, viva preoccupazione per l’integrità del balneum, e intendono vigilare (e denunciare) ogni evidenza di deterioramento eventualmente causato da vibrazioni e/o interventi maldestri svolti all’interno dell’edificio termale. Contestualmente, lamentano ancora una volta la colpevole leggerezza di quanti, tra i responsabili della tutela e della valorizzazione di questi luoghi, nonché tra gli amministratori locali, dimenticano che il loro valore sta soprattutto nell’integrità del paesaggio, valore sminuito ogni qualvolta si va ad aggiungervi un elemento moderno non necessario o si compiono, come in questa occasione, scelte tecniche obsolete e inadeguate per raggiungere risultati in sé condivisibili.”
Firmato: Linda Monte (per Gettini di vitalba) e Margherita Corrado (per Sette Soli)

800px-Santuario della Madonna di Capo ColonnaLa seconda lettera alle autorità competenti:
On. Dario Franceschini, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo
e p.c. Arch. Giuseppe Prosperetti, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria
Dott.ssa Simonetta Bonomi, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Calabria
Sindaco Comune di Crotone
Dirigente Urbanistica Comune di Crotone (e progettista SPA 2.4)
Carabinieri Nucleo Tutela Patrimonio Culturale – Cosenza
Oggetto: Seconda richiesta chiarimenti circa il progetto SPA 2.4 “Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate in luce” Risorse FAS, finanziamento di € 2.500.000.
Gentili Signori, a distanza di circa tre mesi dalla nostra precedente richiesta, fin qui
disattesa, di avere ufficialmente delucidazioni su uno dei cinque interventi previsti nel parco archeologico di Capo Colonna (Crotone) dall’articolato progetto SPA 2.4, torniamo ad interpellarvi, a nome nostro e di molti cittadini parimenti interessati alla tutela e valorizzazione dei beni culturali del territorio.
La prima richiesta verteva e verte sulla pavimentazione in pietra e laterizi con cui, a leggere il progetto definitivo, s’intende coprire l’intera area antistante la chiesa di Capo Colonna (lung. max m 30; larg. max m 15), sita nel cuore dell’abitato romano superstite all’estremità Nord del promontorio omonimo, per farne un parcheggio(!!) con ogni evidenza sovradimensionato rispetto alle esigenze dell’utenza, nascondendo alla vista le strutture archeologiche sottostanti 1.
I resti portati alla luce in questi mesi nel corso dei lavori propedeutici alla pavimentazione del piazzale (come da noi auspicato nella lettera precedente), già si supponeva e si può oggi affermare con più forza, a scavo chiuso, appartengono a strutture così monumentali da indurre a credere che spettino al foro della colonia romana. Una novità scientifica di straordinario interesse. per quanti, storici e archeologi, da decenni si interrogano sull’ubicazione (qui o in città) della colonia fondata dai Romani nel 194 a.C., subito dopo a fine della seconda guerra punica, per difendere i confini marittimi dello Stato!
Poiché, ciò nonostante, detti resti sono stati ricoperti appena ultimato lo scavo (condotto in estensione ma non esaustivo quanto all’indagine in profondità), senza che la stampa e/o la popolazione siano state messe al corrente della scoperta e in condizione di apprezzarla, ci chiediamo e VI CHIEDIAMO quali provvedimenti s’intendano prendere al riguardo. Attuare ad ogni costo quanto previsto dal progetto SPA 2.4, che peraltro si denomina “Ampliamento delle conoscenze della realtà archeologica e messa in sicurezza delle strutture archeologiche riportate in luce“, non sepoltura di quel che emerge, senza adeguare l’intervento alla nuova realtà ormai nota, sarebbe certamente un grave danno per il parco archeologico di Capo Colonna e per quanti, cittadini di Crotone e turisti, lo visitano ogni anno richiamati dalla fama imperitura dell’Heraion Lacinio.
Senza tornare ad insistere sul recupero di un immobile solo in parte già acquisito allo Stato e la cui destinazione, una volta espropriato per intero e restaurato, continua a sfuggirci, ci allarma particolarmente il 3° dei 5 punti da attuare: la copertura delle due stanze con pavimentazione a mosaico, presenti nel balneum sito poco più ad Ovest dell’antica piazza, realizzato in età sillana ristrutturando e adeguando un edificio preesistente.
Se lo scopo della copertura è quello di consentire la messa in luce dei pavimenti musivi oggi invisibili perché protetti dal brecciolino steso per difenderli dall’azione erosiva degli agenti atmosferici e dei danni della vegetazione infestante, ci chiediamo e VI CHIEDIAMO come possa essere stata progettata da tecnici comunali e della Soprintendenza, approvata dalla Direzione Regionale e ora attuata, la soluzione – tecnicamente a dir poco discutibile in un parco archeologico e per un edificio ‘delicato’ come il balneum di Capo Colonna – di una struttura rettangolare da m 9×18 ca., ancorata a terra da tre tiranti per ciascun lato corto che richiedono plinti larghi e profondi.
Attualmente, a pochissime decine di centimetri dal lato orientale della terma, si stanno realizzando le trivellazioni per i primi tre plinti; a breve, si può supporre, cominceranno quelle del lato ovest, realizzate verosimilmente all’interno dell’edificio, esteso oltre la lunghezza della copertura, così come i due vani ne superano la larghezza, tanto più che detta copertura, com’è ovvio, non ha potuto essere piantata nel vano mosaicato.
Il buon senso ci dice che simili ‘massaggi’ non possono giovare alla stabilità dei muri perimetrali e dei rivestimenti (parietali e pavimentali) del balneum, che trivellare per più metri la stessa roccia sulla quale posano i lacerti murari sia pericoloso per l’integrità dello stesso, nel suo insieme e nelle singole componenti.
Siamo in errore? Se così fosse, supponiamo di poter essere smentiti dalla relazione tecnica e dalle prove di tenuta svolte preliminarmente alla decisione di adottare una copertura siffatta. Peccato che di una tale relazione non esista traccia nella documentazione resa pubblica in occasione della gara d’appalto e tuttora consultabile sul sito web del MIBACT4.
Esiste forse una documentazione secretata? Possiamo sperare che almeno ai nostri nipoti sarà concesso di consultarla senza omissis? O dobbiamo pensare che, per leggerezza/incompetenza degli estensori del progetto, tecnici che sembrano avere maggiore dimestichezza con la realizzazione di piste ciclabili e parcheggi per centri commerciali che non con opere di servizio da costruire in area archeologica siano stati chiamati a disegnare un parcheggio (solo un parcheggio!) proprio sul foro della colonia romana e una copertura (solo una copertura!) su parte dell’unico edificio pubblico della Crotone romana emerso fin qui e scavato interamente?
Se non bastasse, è evidente fin d’ora che, date le dimensioni delle due stanze da coprire e vista la posizione delle tre buche già scavate a lato del balneum, il limite settentrionale della copertura verrà quasi a sovrapporsi al muro perimetrale della stanza nella cui pavimentazione è inserito, a mo’ di emblema, il mosaico scoperto nel 1910 durante gli scavi diretti da Paolo Orsi e scomparso poi con il resto dell’edificio fino alla ‘riscoperta’ del 2003.
Non è difficile immaginare, stando così le cose, che la protezione offerta dalla copertura in fieri sarà del tutto inadeguata a proteggere la pavimentazione sottostante dal vento e dalla pioggia proprio sul versante che, nella stagione invernale, subisce i più violenti oltraggi del maltempo. Per non dire che l’accumulo delle acque meteoriche all’interno dei due vani pavimentati beneficiari della copertura rischia di trasformarli in altrettante peschiere…
Ribadiamo, in chiusura, tutto il nostro disappunto di cittadini (e non sudditi, anche se spesso trattati come tali) per l’esecuzione di un progetto che ci appare incongruo e potenzialmente dannoso, realizzato nell’indifferenza dell’Amministrazione locale e di quelle statali preposte alla tutela del patrimonio archeologico, in questo caso addirittura compartecipi dello scempio in atto.
Ci riserviamo, oltre che di allertare con questa lettera e a mezzo stampa quanti in indirizzo e l’opinione pubblica tutta, di vigilare giornalmente sullo svolgimento delle operazioni, da qui al 15 aprile 2018 (data prevista di chiusura cantiere!), per segnalare con tempestività eventuali danni che dovessero prodursi in corso d’opera. La documentazione grafica e fotografica dello status quo ante, abbondantissima, consentirà infatti a chiunque di monitorare la situazione pur senza accedere al cantiere e di cogliere eventuali segnali di criticità fin dal loro primo apparire.
Sarebbe paradossale, d’altra parte, che il posizionamento di una copertura così invasiva, e tale che la sua messa in opera potrebbe comportare rischi e forse sacrifici francamente insostenibili, non fosse seguito immediatamente dalla reale messa in luce dei mosaici dei due vani delle terme oggetto dell’intervento in esame. Non ci è sembrato, tuttavia, di reperire nella documentazione pubblica alcun riferimento alle risorse, ai tempi e ai criteri di restauro e consolidamento delle strutture e dei rivestimenti del balneum in vista della cui fruizione da parte del pubblico, almeno teoricamente, si stanno realizzando i lavori oggi in corso.
In attesa di un cortese quanto puntuale riscontro, l’occasione ci è grata per rivolgerVi i più cordiali saluti.
Linda Monte (per associazione Gettini di vitalba) . Margherita Corrado (per associazione Sette Soli)

Fonte: http://www.crotoneinforma.it, 27 dic 2014

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