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ERCOLANO (Na). Villa dei papiri. I lussi di un mecenate.

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800px-Veduta di Ercolano 2Ricostruzione virtuale del settore orientale della Villa dei Papiri, con, in primo piano, il peristilio grande. Il complesso residenziale era situato in uno dei punti piú panoramici del territorio ercolanese, a ovest del centro abitato, con un fronte mare che si estendeva per ben 250 m e con il Vesuvio alle spalle.
Ricostruzione virtuale del settore orientale della Villa dei Papiri, con, in primo piano, il peristilio grande. Il complesso residenziale era situato in uno dei punti piú panoramici del territorio ercolanese, a ovest del centro abitato, con un fronte mare che si estendeva per ben 250 m e con il Vesuvio alle spalle.
Oltre 1800 rotoli, scritti quasi tutti in greco, tavolette cerate con note musicali, una novantina di sculture, pavimenti, affreschi, e lo scavo non è ancora ultimato. Nessuna villa d’otium di età romana, come quella ercolanese dei Papiri, ci ha tramandato cosí tanti e significativi materiali per consentire la percezione di una cultura fortemente ellenizzata, quale si respirava e si viveva nelle residenze di aristocratici che parlavano correntemente il greco e guardavano al mondo di Atene come un modello di civiltà.
Sepolta sotto il fango bollente dell’eruzione del 79 d.C. e i materiali incandescenti di eruzioni d’età moderna, la villa rimane l’exemplum delle scoperte borboniche. Non solo per la quantità di opere d’arte e di papiri recuperati alla luce di torce e lanterne in condizioni di grande difficoltà, ma anche per le preziose planimetrie disegnate da Karl Weber, che sono rimaste basilari per le indagini successive.
Quella aggiornata al 1760 comprende il rilievo della villa, indica la posizione dei pozzi e i cunicoli che seguono l’andamento dei muri, con l’indicazione della collocazione delle opere piú significative e schizzi riguardanti il peristilio rettangolare. Le relazioni scritte, redatte per Carlo di Borbone, accompagnano i disegni, restituendo agli archeologi moderni un notevole contributo per comprendere i presupposti culturali che hanno determinato le scelte del proprietario per i ritratti che caratterizzavano la biblioteca e altri luoghi della residenza.
Scritti filosofici
Ma a chi apparteneva la Villa dei Papiri? Già nell’Ottocento Domenico Comparetti aveva avanzato il nome di Lucio Calpurnio Pisone Cesonino, ultimo suocero di Giulio Cesare. Esiste il ritratto di un membro della sua famiglia, recuperato in città, e sappiamo che fu patrono del filosofo epicureo Filodemo di Gadara (II-I secolo a.C.), autore della maggior parte degli scritti su papiro. Tra l’altro, le opere sarebbero state redatte a piú riprese, e ciò indicherebbe la permanenza nella villa del filosofo, cliente dell’illustre romano. Diversi studiosi hanno avanzato altri nomi, come il figlio del Cesonino, Calpurnio Pisone il Pontefice, e – da ultimo – Appio Claudio Pulcher (molti liberti di Ercolano sono dei Claudii), amico di Cicerone e console nel 38 a.C. Come tempi, ci siamo; ma si aspetta qualche riferimento piú preciso, per scalzare il personaggio finora piú accreditato.
Quasi una piccola città
Questa splendida residenza a piú piani, un tempo in posizione panoramica sul mare, era stata costruita a ovest della città e si estendeva in lunghezza per 250 m circa.
Rifugio dorato per i colti proprietari, luogo di ritrovo per gli aristocratici romani imbevuti di grecità che villeggiavano nei dintorni, la villa non passava di certo inosservata, per estensione e maestosità, alle imbarcazioni che attraversavano il golfo di Napoli. Era composta da diversi settori: il quartiere dell’Atrio; un piccolo peristilio; gli alloggi dei proprietari, con bagno e biblioteca (lato est); il grande peristilio – 25 colonne sui lati maggiori e 10 sui minori, per un totale di 100 x 37 m – con al centro una piscina lunga piú di 66 m (zona ovest); il giardino, con altri ambienti e una «rotonda sul mare».
Res publica e privata, otium e negotium: i cicli scultorei recuperati rimandano alla cultura (ritratti di filosofi, oratori, scrittori), al mondo regale ellenistico (busti di sovrani), al mondo del ginnasio (statue di atleti, di Hermes, di Atena Promachos), all’edonismo (gruppi erotici, satiri e menadi). La loro collocazione precisa è stata un vero e proprio rebus per archeologi e storici dell’arte perché, anche se l’ambiente da cui proviene la maggior parte delle sculture – ben 47 – è il grande peristilio rettangolare, non è semplice individuare la sistemazione di ogni opera, anche in considerazione dei lavori in corso nell’anno dell’eruzione e del provvisorio spostamento di alcune di esse; mentre di altre citate nei documenti del Settecento si sono perse le tracce o si ignora la posizione originaria.
La direttrice degli scavi di Ercolano, Maria Paola Guidobaldi, ha recentemente portato a termine le indagini che hanno interessato la Villa dei Papiri e la vicina insula nord-occidentale, i cosiddetti Scavi Nuovi. Estesi su una superficie di 15 000 mq circa, necessitavano infatti di approfondimenti stratigrafici e di restauri per chiarire i rapporti delle loro strutture, dopo gli scavi del 1996-1998. Si sono cosí meglio definiti il lussuoso complesso termale con piscina di acqua calda e l’estensione dell’edificio residenziale attiguo alle Terme.
Una grande piscina
Un altro intervento ha riguardato la struttura monumentale nella zona vicino alla Villa dei Papiri, procedendo alla pulitura, al consolidamento delle murature e a una copertura per la protezione dagli agenti atmosferici. Nel corso di ulteriori operazioni di scavo è stata altresí messa in luce una grande piscina rettangolare, che le ricerche degli anni Novanta avevano tagliato scavando la trincea per le pompe idrovore.
Invece, l’ambiente che aveva restituito la bella testa di Amazzone e la statua della Peplophoros, identificata prima come Hera «Borghese» e ora come Demetra, è stato del tutto liberato fino al pavimento (realizzato in opus sectile, bordato da listelli di marmo rosso, in gran parte asportati al tempo dell’eruzione), mentre, a ridosso del limite della trincea di scavo, sono stati rinvenuti numerosi elementi in legno rivestiti di avorio decorato a rilievo, forse solo appoggiati o trasportati in questo punto dalla violenza di un surge.
Nel dicembre 2007 i due pezzi piú grandi furono presentati come appartenenti a un seggio con schienale e braccioli, un trono (solium), ma gli altri frammenti emersi in seguito – tra i quali un piede leonino tutto d’avorio – rimandano a altre ipotesi. Solo il microscavo in laboratorio e un rilievo tridimensionale di tutti i ritrovamenti saranno in grado di ricostruire il mobile – o i mobili – con maggiore esattezza.
Altrettanto significativi sono stati gli interventi al piano nobile e al primo livello inferiore della Villa dei Papiri. «Qui – riferisce Maria Paola Guidobaldi – le operazioni di restauro sono state focalizzate sugli apparati decorativi e sulla facciata, e anche sui reperti lignei provenienti da vecchie e recenti ricerche. Per valorizzare il sito, oltre alla copertura del quartiere dell’atrio, finalmente fruibile dopo il restauro di affreschi e pavimenti, è stato realizzato un percorso di visita a mezza costa, sfruttando uno sbalzo artificiale».
Nel primo livello inferiore è stato messo in luce l’ambiente piú a nord, lasciando la quota del piano del davanzale della finestra raggiunto dai precedenti scavi. Il soffitto era per metà rivestito di stucchi policromi, mentre la parete ovest ha rivelato pitture ancora in corso al momento dell’eruzione: il pittore ha lasciato una pennellata incompiuta e alcuni resti lignei potrebbero indicare la sua impalcatura. In particolare, riferisce la direttrice, «si è avuta la certezza, da ricerche accurate, che a questo livello non esisteva un criptoportico, come era stato supposto, bensí una serie di stanze».
Prospettive e problemi
Ma è immaginabile uno scavo completo, a cielo aperto, della Villa dei Papiri?
«Teoricamente è possibile – precisa Maria Paola Guidobaldi –, e infatti la Soprintendenza ha eseguito studi di pre-fattibilità per uno scavo integrale, che contiene tutti gli elementi tecnici di valutazione. Ma la villa si estende al di sotto del centro urbano di Ercolano e sfiora la città di Portici, per cui le decisioni vanno prese dalle istituzioni politiche. I nostri studi, al di là degli aspetti tecnici dell’intervento e delle difficoltà (l’antica spiaggia, su cui si innalza la villa, si trova 4-6 m sotto l’attuale livello del mare), hanno messo in evidenza che un’operazione globale del genere potrebbe essere anche un elemento ordinatore del riassetto generale della città moderna. Ma non tocca a noi prendere questa decisione: i costi sono altissimi, sia dal punto di vista finanziario, sia da quello sociale, sia immediati (lo scavo), sia futuri (la conservazione nel tempo). Quel che per ora noi possiamo fare è continuare a investigare per comprendere e conservare al meglio quanto già scavato, in attesa che si manifestino decisioni politiche a noi estranee».

Autore: Marisa Ranieri Panetta

Fonte: http://www.archeo.it, ott 2009

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