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CREMA. Pignano, il sito archeologico sarà valorizzato.

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È quanto accadrà alla pieve di Palazzo Pignano, piccolo abitato del cremasco che ospita i resti di una villa tardo romana con annessa cappella palatina.

Il Comune ha infatti vinto un bando regionale promosso nell’ambito del settore archeologia e beni culturali che attraverso il linguaggio multimediale permetterà la valorizzazione del sito risalente al IV secolo: saranno coinvolti non solo la villa, ma anche l’attuale pieve edificata prima del 1100 sull’antica cappella a pianta centrale e l’«Antiquarium», un centro museale che contiene reperti di epoca tardo romana.

«Nell’ambito di un progetto europeo – spiega Marzia Monti, assessore alla cultura di Palazzo Pignano – realizzeremo audioguide bilingui, ma anche monitor a visione tridimensionale e nuovi pannelli espositivi che renderanno noti i risultati degli studi effettuati negli ultimi anni».

L’inaugurazione è prevista entro dicembre. Soddisfatto anche il parroco, don Benedetto Tommaseo: «Auspico solamente – si raccomanda – che i monitor previsti per l’interno della chiesa non siano troppo invasivi». «Il nostro comune – prosegue Monti – oltre al capoluogo, conta altre 2 frazioni, Cascine Gandini e Scannabue. I supporti valorizzeranno anche questi abitati, per favorire l’amalgama tra le varie realtà riunite in un unico centro amministrativo».

Ma Palazzo Pignano riveste un’importanza capitale e fondamentale anche per la comunità cristiana: accanto alla pieve sono ancora presenti i resti del fonte battesimale risalente al V secolo (uno dei più antichi di Lombardia), da cui è scaturita la fede nel territorio. Lo vollero i proprietari della villa, secondo la tradizione esponenti di una famiglia senatoria romana: erano Piniano e Melania della gens Valeria, i coniugi che per primi evangelizzarono il cremasco. E proprio innanzi a quel fonte, nella quaresima del 2007, il vescovo Oscar Cantoni ha chiamato in pellegrinaggio tutta la diocesi perché ogni cristiano riscoprisse lì le radici del proprio battesimo.

Autore: Marcello Palmeri

Fonte: L’Avvenire, 27 luglio 2010

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