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COSTIGLIOLE DI SALUZZO (Cn). Stop agli scavi nella villa-cascina romana.

Stop alle scoperte. Almeno fino alla prossima estate. Ieri ultimo giorno della campagna di scavi nei resti di una villa-cascina romana a Costigliole, abitata per la prima volta quasi 2 mila anni fa. Un insediamento attivo tra il primo e il quinto secolo d.C., tra l’Eta’ augustea e il periodo tardo-antico, venuto alla luce dal 2003, che si estende su un’area di almeno 5 mila metri quadrati.
Fin dal 26 agosto i 25 studenti dell’Universita’ di Torino diretti dai professori di archeologia Diego Elia e Valeria Meirano, hanno svelato nuove tracce della vita ai tempi degli antichi romani ai piedi della collina costigliolese, dietro alla zona dove oggi si trovano le scuole del paese. Ieri la giornata e’ stata dedicata alla copertura dei settori e dei dettagli piu’ delicati, con teli e poi uno strato di sabbia, e alla sistemazione dell’area di scavo in vista dell’inverno e dei lunghi mesi in cui non ci saranno ricercatori all’opera «sul campo».
Studenti e «prof» torneranno alla fine della prossima estate. Nel frattempo studieranno in aula e in laboratorio quanto hanno registrato, raccolto e osservato lavorando nei resti della villa.
«Non e’ possibile ampliare il periodo di scavi: ci sono le lezioni, gli esami e poi le risorse sono davvero ridotte» dicono dall’Universita’. La Direzione dello scavo ritiene definito il perimetro dell’edificio, che ha una pianta a «U»: un’ala dedicata alla produzione del vino e alla trasformazione di altri prodotti agricoli; un’altra di fronte, parallela, su ci sono ancora poche informazioni. A separarle c’e’ l’appartamento del ”dominus” della casa.
All’interno un grande cortile ed uno piu’ piccolo, il cui pavimento era decorato con tessere di mosaico che formavano un motivo semplice. «Dell’intera casa dice la Meirano rimangono solo le fondamenta in pietra.
Il tetto e i muri sono crollati. Sotto cio’ che resta delle macerie delle parti piu’ fragili abbiamo ritrovato, e sottoposto ad una prima analisi ceramiche, vasellame, oggetti domestici in vetro.
Inoltre, elementi di ornamento in bronzo, terrecotte per la decorazione degli edifici che si riferiscono tutti al terzo secolo quando riteniamo che il sito sia stato abbandonato. Indizi mostrano tracce di un incendio».
Ma ci sono anche resti piu’ recenti. «Ci sono state delle scoperte aggiunge la docente che consentono di dire che l’insediamento fu rioccupato e poi definitivamente lasciato nel quinto secolo».
Questa antica «cantina» dove si produceva l’antenato del Quagliano, e’ il sito archeologico piu’ rilevante di natura extraurbana, attualmente oggetto di studi in Piemonte e, in generale, nell’arco alpino occidentale.
Fra i risultati della campagna 2010, un pavimento in acciottolato che si trova sul lato Nord-Est, fuori dal muro perimetrale, una specie di cortile di servizio posteriore. E «una piccola macina dice la professoressa Meirano rinvenuta vicino ai vani adibiti a cucina, in buone condizioni, che che serviva per ottenere farine e altre derrate alimentari».  

Fonte: La Stampa, 12/09/2010

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