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CAMPANIA. Nuovo straordinario rinvenimento dopo il villaggio preistorico individuato nell’area dell’ex Finmatica.

Una parure di bronzo ben conservata, centinaia di anellini per la sopravveste della tunica, fibule ben rifinite: è il piccolo tesoretto rinvenuto in questi giorni a Fuorni, lungo la statale Miglio dritto, il ricco corredo di una tomba femminile risalente al IV secolo avanti Cristo.
Gli archeologi non hanno dubbi, appartiene ad una necropoli della Facies indigena di Oliveto Cairano. Ipotesi non tanto campata in aria, giacchè, poco più in là del luogo della scoperta, è stata trovata un’altra tomba, gravemente lesa e priva del suo contenuto.
«Era al di sotto di un tombino – spiega Maria Antonietta Iannelli, responsabile della città di Salerno per la soprintendenza archeologica – Purtroppo la necropoli era in superficie ed è stata danneggiata nel corso dei secoli in seguito alle continue trasformazioni dell’area. Devo dire che siamo stati fortunati a trovare quasi intatta questa tomba femminile con il suo letto e la copertura in ciottoli quasi intatti. Peccato che manchi il corredo vascolare».
L’archeologia segna un altro punto nel ricostruire la storia più antica di Salerno. Un mosaico che sta, poco alla volta, ricucendo tutti i suoi tasselli. Con sorprese incredibili che provengono soprattutto dalla zona orientale, la Cenerentola salernitana. E se la periferia cittadina non può vantare presenze illustri e testimonianze ricche e celebrate come quelle lasciate dai romani, dai bizantini, dai longobardi e dai normanni, sicuramente può vantare la frequentazione di popolazioni a partire dalle epoche più remote.
A riprova il villaggio preistorico messo in luce nella zona industriale dove doveva sorgere la Finmatica.
«Abbiamo da un mese o poco più ripreso gli scavi -dice la Iannelli – Stiamo lavorando congiuntamente con il Comune. Dove l’amministrazione effettua opere di nuova edificazione o di ricostruzione noi facciamo da apripista, verificando quanto nasconde il sottosuolo. Sappiamo che la zona orientale è un vero e proprio giacimento culturale, per cui siamo impegnati continuamente nella ricognizione».
Tre interventi, quello di Fuorni, sicuramente il più importante, poi altri due cantieri a Mariconda e a Pastena. Un accampamento archeologico tra i palazzi, quello di Mariconda, che ha attratto centinaia di persone, soprattutto bambini. Già, in quello spicchio di strada pronta ad accogliere la nuova illuminazione ed i nuovi impianti fognari, è spuntata una fornace calcara tardo antica, splendida con il rosso dei suoi mattoni a piena vista.
«L’abbiamo dovuta ricoprire per consentire la ripresa e l’ultimazione delle opere comunali – fa notare la Iannelli che auspica la creazione di un museo della città – Siamo costretti, sia pur a malincuore, a questo gioco di svelare e celare, il progresso è anche questo. Restano in ogni caso i documenti, la mappa che stiamo tracciando dell’antica Salerno e che attesta l’utilizzo antropico della grande arteria costiera e del suo essere cerniera tra i monti, Fratte, Pontecagnano e la Piana del Sele. Poi ci sono i reperti, tanti, alcuni anche preziosi, che giacciono al momento nei nostri depositi. Insomma cerchiamo di recuperare quel che è possibile».
È quello che è successo anche a Pastena, dove è emerso un quartiere artigiale con fornaci non solo per l’edilizia, ma anche per l’oggetistica, attestata dalla presenza di numerose anfore e bacili decorati. Fino ad ora un opificio simile era stato attestato solo a Fratte.

«Stiamo ancora procedendo alla ricognizione – svela la Iannelli – Ci saranno sicuramente risultati sorprendenti».


 


Fonte: Il Mattino 29/11/2007

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