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LUCCA. Una storia di scavi che parte dal 1892. Dalle prime tombe alla Pompei rurale con le cento fattorie.

La stagione delle scoperte archeologiche nel padule di Sesto/Bientina si è aperta nel 1892 con il ritrovamento occasionale di una tomba etrusca del 470 a.C. costituita da bellissime oreficerie e da un cratere attico a figure rosse, sulla cui faccia principale è dipinto il mito di Teseo e del Minotauro.
Da allora fino a oggi è stato un susseguirsi di scoperte.
Negli anni Trenta e negli anni Cinquanta del secolo scorso affiorano altre tombe e altri reperti, ma l’attenzione dell’archeologia ufficiale rimane scarsa.
Con gli anni Settanta un appassionato ‘dilettante’, Guglielmo Marconi di Porcari, si occupa dell’area settentrionale del padule identificando parecchi ‘colmi’ (modesti dossi) caratterizzati dalla presenza di laterizi e ceramiche.

Le sue ricerche sono apprezzate dall’archeologo Michelangelo Zecchini e nel 1978 il Comune di Porcari allestisce nei locali della biblioteca una piccola, ma significativa mostra permanente di reperti di epoca romana.

Nel 1975 Paolo Mencacci e Michelangelo Zecchini pubblicano un libro dal titolo esplicito: “ La realtà culturale etrusca nell’area lucense”.

La risposta di etruscologi di fama non si fa attendere: «E’ meglio che si occupino di altri periodi storici».

Con gli anni Ottanta cominciano nel padule scavi sistematici da parte di Giulio Ciampoltrini, archeologo della Soprintendenza di Firenze, che porta in luce insediamenti etruschi e romani. Si comincia a capire che molti ‘colmi’ altro non sono che fattorie romane.

Inoltre, l’ipotesi di una Lucca ligure, insegnata nelle scuole e nelle università, prima vacilla e poi cade. Nello stesso periodo Augusto Andreotti di Orentano, un altro geniale ‘dilettante’, scopre a Fossa Nera un insediamento dell’Età del Bronzo e ad Altopascio un sito con ciottoli di pietra scheggiati dall’uomo preistorico.

Zecchini lo data, con il consenso degli esperti, a circa mezzo milione di anni fa.

Nel 1987 partono – e durano venti anni – gli scavi su concessione ministeriale, diretti da Zecchini, da parte dei Comuni di Porcari e Capannori e della Provincia nell’area di quelle che sia fra gli specialisti che fra la gente vengono ormai definite “Le 100 fattorie romane”.

Che stanno dando un contributo di prim’ordine alla conoscenza del mondo rurale di duemila anni fa.
Negli anni Novanta Ciampoltrini perfeziona la catalogazione degli innumerevoli siti di epoca preistorica, protostorica, etrusca, romana. Buona parte del padule settentrionale di Bientina viene sottoposta a vincolo archeologico-paesaggistico. Nel 2000 l’area archeologica del padule si apre all’interesse internazionale. Agli scavi partecipano, sotto l’egida del Forum Unesco, università mediterranee e degli Stati Uniti.
Nel 2004 Ciampoltrini e Zecchini, con il loro gruppo di lavoro, portano in luce al Frizzone un ampio tratto di un’arteria stradale etrusca del 500 circa a. C.
Nel 2006/2007 ancora Ciampoltrini e Zecchini scoprono nell’area del nuovo casello autostradale un intero recinto sacro di 2200-2100 anni fa, in cui vengono ritrovati piccoli templi di legno e di pietra, una vasca rituale per la produzione di vino, fossati cultuali rivestiti di legno di quercia, viti e pergolati, fornetti, scheletri di neonati e migliaia di reperti.


Fonte: Il Tirreno Lucca, 29/11/2007

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