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BERLINO: Un italiano sull’Altare di Pergamo.

L’intervento su 150 tonnellate di pietra del fregio di 120 metri.

E’ un friulano di Casarsa della Delizia (Pn) il restauratore cui nel 1996 venne affidato “il più grande progetto archeologico a nord delle Alpi”: questa la scherzosa definizione usata dagli addetti ai lavori per indicare il restauro, testé completato, del fregio dell’Altare di Pergamo, massimo capolavoro dell’epoca ellenistica (164-156 a.C.) e da più di un secolo fiore all’occhiello delle collezioni berlinesi. Com’è noto, il fregio è esposto presso l’Isola del Musei nell’ala centrale del Pergamonmuseum, il monumentale edificio progettato proprio a questo scopo agli inizi del secolo scorso.

Silvano Bertolin, affermatosi in Germania dopo una serie di restauri prestigiosi a Monaco, Kassel, Francoforte e Stoccarda, ma ricercato anche dal Louvre, dal Getty e dal Museo Nazionale di Atene, ha trascorso gli ultimi otto anni nel laboratorio allestito all’interno del Pergamonmuseum, proprio sul retro della moderna struttura che ricostruisce il lato ovest dell’antica ara di marmo e che permette una presentazione filologicamente corretta dello splendido fregio raffigurante una drammatica Gigantomachia. Ricordiamo che i resti dell’architettura originale dell’altare sono ancora in Turchia, presso l’attuale città di Bergama, mentre il fregio, composto da 117 lastre alte 2,30 metri l’una e lungo ben 120 metri, costituisce assieme a quello del Partenone la più estesa decorazione in altorilievo pervenutaci dall’antichità classica.

Segnalato dall’ingegnere Carl Humann agli archeologi dei musei berlinesi negli anni settanta dell’Ottocento, l’Altare di Pergamo fu subito oggetto di ripetute campagne di scavi e già verso la fine del secolo alcune parti del fregio iniziarono ad essere esposte nella capitale tedesca. I primi restauri, pare essi stessi già opera di italiani, risalgono a quel periodo: i materiali che allora vennero impiegati, cemento, gesso e giunti in ferro, col passare del tempo finirono però col compromettere lo stato di conservazione del marmo, la cui superficie andò inoltre ricoprendosi di uno spesso strato di sporco. L’impresa ciclopica di Silvano Bertolin e dei suoi collaboratori, ritrovatisi a lavorare su un totale di 150 tonnellate di pietra, è consistita nel rimuovere da ognuna delle 117 lastre di marmo gli inserti “perturbatori”, e infine di condurre un’accurata pulizia delle sculture impiegando soltanto acqua. Il risultato, di una bellezza abbagliante, ha permesso inoltre di integrare alcune parti del fregio ancora lacunose sulla base di un riesame della grande quantità di frammenti che si conservano nei depositi del Pergamonmuseum: è così che Bertolin e il curatore Volker Kastner hanno potuto restituire a un gigante l’estremità a forma di coda di serpente che gli spettava, e alla dea Demetra una seconda fiaccola. La conclusione del grandioso restauro è infine da considerare il degno coronamento della carriera del direttore della Antikensammlung Wolf-Dieter Heilmeyer, appena andato in pensione: è stato lui il promotore dell’iniziativa, nonché l’artefice dell’effettiva riunificazione del materiale archeologico dei musei berlinesi.

Fonte: Il Giornale dell’Arte 01/07/04
Autore: Alessandra Galizzi Kroegel
Cronologia: Arch. Greca

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