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BALCHIK (Bulgaria). Archeologi impegnati per salvare il tempio di Cibele.

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In Bulgaria si lotta contro il tempo per salvare il tempio dedicato a Cibele scoperto casualmente nel 2007 a Balchik. Allo scopo è stata creata una apposita commissione di archeologi e architetti, che stanno lavorando per far ottenere al sito il riconoscimento dello status di “monumento nazionale” e quindi poterlo salvare. Lo status imporrebbe infatti un divieto totale di qualsiasi attività di costruzione nell’area.
Il tempio, dedicato alla dea greca Cibele, è assolutamente unico nel suo genere e venne scoperto per caso nell’aprile del 2007 durante la costruzione di un hotel di proprietà di un imprenditore locale.

La Commissione è stata nominata dal Ministro della cultura Vezhdi Rashidov anche al fine di capire come preservare i resti dell’antico luogo di culto. Attualmente il sito archeologico, considerato di inestimabile valore scientifico, si trova all’aperto ed è privo di qualsiasi protezione contro gli agenti atmosferici sin dal momento della scoperta. Fino ad ora non è stato possibile proteggerlo adeguatamente a causa delle controversie tra le autorità locali e il proprietario del terreno. La Commissione prevede di costruire un riparo temporaneo sopra al sito.

Siamo d’accordo sul finanziare la conservazione del tempio, a patto che il Ministero della cultura ci riconosca il diritto legale di ottenerne la proprietà. Se ritarderemo ancora, l’anno prossimo potrebbe purtroppo non esserci più alcun tempio da conservare”, ha detto il sindaco di Balchik, Nikolay Angelov.

Nel 2009 egli ha proposto un’iniziativa per espropriare il terreno dove si trova il tempio di Cibele. Tuttavia, il proprietario ha chiesto 1.000 euro per metro quadrato con un importo totale di 680.000 euro. La costruzione dell’albergo è stata interrotta e ci si trova in una situazione di stallo, dove né il Comune, né qualsiasi altro investitore privato vuole acquistare il terreno.

statua-cibele-BalchikIl tempio della dea Cibele, che è estremamente ricco di informazioni scientifiche, risale al IV secolo d.C.; nonostante appaia ancora in buono stato di conservazione, dalle prime analisi sembra che sia stato colpito da un terremoto o forse messo a fuoco dagli invasori barbari durante il regno dell’imperatore Valente (364-378 d.C.).

Fonte. Archeorivista.it, 15/05/2010.
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