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ACQUI TERME (Al). Museo Archeologico. La Città.

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Il quadro storico.
La città moderna di Acqui Terme si colloca nel sito dell’antica Aquae Statiellae, uno dei centri nati in Italia Settentrionale nella prima metà del II sec. a.C. dopo la distruzionedella capitale degli Statielli, Carystum.
Non esistono tracce archeologiche di frequentazioni in età protostorica; tuttavia la presenza, già in età preromana, di un insediamento in questa particolare collocazione è plausibile ed è riconducibile alla presenza delle ricche sorgenti termali: già note dagli autori latini, esse hanno da sempre costituito l’elemento peculiare della città.
Ancora oggi il paesaggio cittadino è caratterizzato dalle rovine del grandioso acquedotto romano che consentiva di mescolare l’acqua bollente rendendola utilizzabile per varie attività curative e artigianali.
La riscoperta di tracce consistenti e preziose riconducibili all’antica città romana si può far risalire al sec. XVI, ma soltanto nel 1970 fu allestita una prima esposizione di reperti nel Castello dei Paleologi allo scopo di accogliere il patrimonio archeologico che veniva alla luce in seguito agli interventi edilizi pubblici e privati nell’ambito urbano e sul territorio.
Il museo è stato ora completamente rinnovato nei criteri espositivi per iniziativa del Comune di Acqui Terme con contributi della Regione Piemonte, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologica del Piemonte.
Il museo costituisce un primo lotto del progetto complessivo di recupero del castello: questo primo settore, ad eccezione della preistoria, è interamente dedicato alla città, mentre il successivo ampliamento approfondirà i temi legati al popolamento del territorio.

Dal Paleolitico all’Età del Bronzo.
La prima sala è dedicata alla preistoria dal periodo paleolitico (120.000 anni fa), al neolitico attestato soprattutto dai manufatti in pietra verde levigata, alla età del Bronzo per cui si segnalano i reperti dal ripostiglio del Sassello.

L’Età del Ferro.
Nella seconda sala sono esposti i materiali che illustrano l’età del Ferro e soprattutto il momento di passaggio tra gli abitati dei Liguri Statielli e la formazione della città romana.

Le necropoli lungo la via Aemilia Scauri, dall’età augustea al Tardoantico.
Nella terza sala sono esposti i corredi delle necropoli urbane disposte lungo il tracciato dell’antica via Aemilia Scauri. L’aspetto monumentale delle necropoli urbane è documentato dalle stele e lapidi funerarie che fungevano da segnacolo tombale e che sono state riportate all’aspetto originario dagli interventi di restauro.

L’abitato di Aquae Statiellae.

img_romana01Alla piazza della Bollente, sin dall’antichità centro dell’impianto urbano, è dedicata la sala principale: in essa è collocata la ricostruzione della grande fontana romana in marmo grigio pertinente all’impianto termale romano, di cui si conserva in loco la dedica musiva dei magistrati responsabili della costruzione. Dagli scavi di edifici pubblici e privati provengono ricchi materiali architettonici in marmo e terracotta, frammenti di sculture, arredi domestici marmorei ed un frammento di mosaico con iscrizione. Si segnalano inoltre le ricche tombe di via Alessandria con strigili in bronzo argentato lavorati a bulino con la raffigurazione di opliti, recipienti vitrei di vari tipi tra i quali spicca un rhyton la cui funzione riporta direttamente all’ambiente termale.

In allegato una presentazione più approfondita del periodo romano.

Culti e attività economiche.
img_romana03La sala successiva presenta gli aspetti della vita commerciale e produttiva della città antica: una selezione delle centinaia di anfore, rinvenute nella bonifica antica di via Gramsci, testimonia l’intensità dei traffici commerciali, tramite il porto di Savona, che interessarono Aquae Statiellae. Alle importazioni di materiale dalla Spagna si affianca la produzione locale di oggetti di immediata necessità: dalla fornace suburbana di via Cassino proviene un consistente nucleo di materiali ceramici di uso comune: pentole, tegami, coppe e brocche prodotti in serie e sicuramente destinati ad un commercio locale. Altri oggetti come le matrici per la produzione di lucerne informano di una produzione più specializzata che doveva avvenire anch’essa in loco.

Medioevo.
img_medioevo01Il passaggio tra il tardoantico e il medioevo è documentato da ricchi corredi funerari tra cui si segnala in prezioso bicchiere in vetro proveniente dalla zona renana. Dai recenti scavi di piazza Conciliazione sono stati selezionati materiali che attestano la continuità insediativa dell’abitato che pur conosce in questi secoli una contrazione; dai dintorni del centro urbano provengono invece corredi funebri che attestano la presenza di Longobardi.

In allegato una presentazione più approfondita del periodo medioevale.
La fontana bollente nel Rinascimento.
img_tardoantico01La continuità dell’abitato intorno alla sorgente di acqua termale è rappresentato infine dai materiali ceramici del XVI secolo rinvenuti negli scavi eseguiti in Piazza della Bollente.

Storia degli scavi.
Le prime attestazioni conosciute di un interesse “scientifico” per le antichità della città si devono a due medici eruditi – Antonio Guainerio e Vincenzo Malacarne – che, venuti ad Acqui in periodi storici assai lontani fra loro, rispettivamente nella prima metà del XV e nella seconda metà del XVIII secolo, con lo scopo specifico di studiare le proprietà medicamentose delle locali acque termali, rimasero molto colpiti dalla monumentalità dei resti archeologici che ancora si ergevano nell’abitato e dalla ricchezza delle scoperte che, con una certa frequenza, si effettuavano nel sottosuolo della città, tanto da farne oggetto dei loro studi eruditi e da lasciarne memoria scritta nelle loro opere – insieme, peraltro, alla sconsolata constatazione dell’assoluta indifferenza manifestata dagli Acquesi per le testimonianze del proprio passato. Al 1728 si data la notizia di importanti scoperte archeologiche effettuate nell’abitato: in quell’anno, infatti, in occasione degli scavi condotti per deviare dal centro della città il corso del torrente Medrio, venne alla luce, per usare l’espressione presente nelle fonti del tempo, una “prodigiosa quantità di rottami”: rottami di natura, purtroppo, non meglio specificata.
I principali ritrovamenti archeologici, di cui ci rimane qualche informazione più circostanziata, vennero effettuati però nel corso del XIX secolo e furono occasionati, come spesso avviene in questi casi, da importanti lavori pubblici. Essi riguardarono, soprattutto, contesti funerari, sia perchè si effettuarono in aree esterne rispetto al perimetro della città romana sia perchè i rinvenimenti tombali hanno, da sempre, attirato maggiormente l’attenzione e la curiosità degli scopritori – il che li ha, spesso, preservati dalla distruzione – per la loro stessa natura e la ricchezza di alcuni dei materiali portati alla luce. Si ricordano, quindi, le numerose tombe rinvenute, in due riprese, nell’area orientale della città (lungo quello che era, in età romana, il tracciato della Via Aemilia Scauri, riportata alla luce, per ampi tratti, proprio in queste circostanze): nel 1881, in occasione degli sbancamenti per la costruzione del nuovo ospedale e nel 1896, durante i lavori per la linea ferroviaria Acqui-Ovada-Genova. Ritrovamenti archeologici significativi, ma del tutto privi, per noi, di notizie circa il contesto di provenienza – comunque sempre sepolcrale – furono quelli effettuati, nel 1813, dal conte Probo Blesi nei terreni di sua proprietà situati in località San Lazzaro, confluiti in seguito – insieme agli altri reperti della ricca collezione di famiglia – nella raccolta del notaio Ernesto Giuseppe Maggiora Vergano di Asti e andati, infine, dispersi dopo che il Comune di Asti rifiutò l’acquisto della collezione. Sorte pressochè identica toccò anche alla raccolta messa assieme durante molti anni di ricerche dal marchese Vittorio Scati, benemerito degli studi storico-archeologici acquesi – e comprendente, in larga misura, proprio i materiali rinvenuti negli scavi delle tombe sopra ricordate – solo in piccola parte giunti, dopo la morte del proprietario, al Museo di Antichità di Torino.La scoperta più significativa compiuta nel XIX secolo, però, è quella della fontana romana e delle annesse strutture portate alla luce nel 1898 nell’attuale Piazza della Bollente, durante lo scavo di una lunga trincea per la realizzazione di un condotto fognario: l’eccezionalità della scoperta permise di effettuare un’indagine abbastanza approfondita nonchè di realizzare dei rilievi grafici che ci permettono, oggi, di avere un’idea meno vaga del complesso e di avanzare ipotesi fondate circa la sua ricostruzione (anche grazie ad ulteriori interventi di ricerca nell’area realizzati nel 1987-88).
sala_romano_2Nel corso del Novecento i rinvenimenti si sono, come già accennato, moltiplicati, a causa dei numerosi e pesanti interventi di scavo compiuti in molti settori del centro urbano, ma, purtroppo, non sono mancate perdite e distruzioni, anche molto gravi: si ricordano, fra gli altri, il grave stato di abbandono e degrado in cui la piscina romana rinvenuta in Corso Bagni nel 1913 rimase per parecchi anni dopo la sua scoperta, la dispersione completa dei corredi tombali ritrovati in Via Mariscotti negli anni ’30, le precarie condizioni in cui furono recuperati – spesso senza alcuna documentazione scientifica – i materiali archeologici venuti in luce durante la fase d’intensa attività edilizia degli anni ’60 e ’70 e, soprattutto, la completa distruzione delle strutture architettoniche riferibili all’anfiteatro romano rinvenute nel 1966, sempre in occasione di lavori edilizi, nella zona tra Via Monteverde, Corso Bagni e Via Ghione. Fortunatamente, accanto a questi episodi, si possono però anche ricordare gli importanti ritrovamenti che ci permettono di avere oggi un quadro più generale, seppur ancora molto incompleto, dell’abitato antico: ricordiamo gli ampi settori esplorati della necropoli romana che occupava la fascia sud-orientale della città, le strutture pertinenti a edifici privati romani trovate in Corso Roma, Via Carducci, Via Gramsci e Via Cassino, il grande edificio di Via Galeazzo-Corso Cavour, il complesso di strutture scavate in Piazza Conciliazione e, scoperta recentissima e di grande rilievo, il teatro romano situato sul colle affacciato su Piazza della Bollente.

Info:
Castello dei Paleologi, via Morelli, 2 – Acqui Terme (Al)
http://www.acquimusei.it/archeo/pagine/pagine_ita/scavi/index.html

Bibliografia: Emanuela Zanda, Museo Archeologico di Acqui Terme. La Città; LineLab Edizioni, Alessandria 2002, pag. 80.

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