Archivi

ARICCIA (Roma). La straordinaria storia della scoperta della spada imperiale.

ariccia

C’è una storia straordinaria relativa al ritrovamento di una spada imperiale ad Ariccia che sarà in mostra dal 18 maggio per la prima volta in assoluto.
Uno dei monumenti più caratteristici dell’Appia Antica nel territorio di Ariccia era il cosiddetto Torrione Chigi, ubicato nella vasta tenuta di Vallericcia. Immortalato in vedute di Carlo Labruzzi, Henry Voogd e Luigi Canina, in foto d’epoca di Giuseppe Primoli, Thomas Ashby e Giuseppe Tomassetti, è improvvisamente crollato nel luglio del 1976.
L’edificio, gravemente lesionato, era costruito sopra un sepolcro in opera laterizia a pianta circolare di età imperiale, un mausoleo il cui ingresso originario era forse sull’Appia, di cui sono ancora visibili le murature basamentali, sul quale era stato elevato nel medioevo un corpo cilindrico, utilizzato come deposito agricolo.
Dopo il crollo, per la necessità di rimuovere i materiali che in parte ingombravano il tratto iniziale della provinciale Vallericcia-Ginestreto (via di Mezzo), principale comunicazione tra la parte settentrionale del territorio comunale e quella a valle, verso la via Nettunense, furono effettuati interventi di liberazione dell’area.
In occasione degli scavi, eseguiti a cura della Soprintendenza Archeologica del Lazio, ebbe luogo uno straordinario ritrovamento: fu infatti rinvenuto all’interno della tomba un sarcofago in pietra privo di decorazioni con una salma in buono stato conservativo avvolta in un sudario intessuto con fili d’oro e due anellini; singolarmente sotto al sarcofago fu ritrovata una spada con impugnatura in avorio, completa del suo fodero anch’esso in avorio. Il materiale venne trasportato subito dopo nei depositi di Villa Pamphilj a Roma.
Purtroppo la fretta della ricognizione, dettata anche dall’urgenza della rimozione delle macerie e dall’eliminazione del pericolo per ulteriori crolli, portò alla perdita di dati importanti sulle varie fasi di vita del sepolcro e, di conseguenza, alla datazione del prezioso reperto che fu oggetto di un primo intervento conservativo nel 1978.
Dopo varie vicissitudini e spostamenti, se ne persero quasi le tracce fin quando nel 1994 la spada venne “riscoperta” in uno dei magazzini della Soprintendenza a Tivoli da Giuseppina Ghini, all’epoca funzionario archeologo di zona, su impulso del professor Renato Lefevre, illustre storico e studioso di romanistica, profondo conoscitore di storia ariccina. È probabile invece che il sarcofago sia rimasto nell’area del Torrione, reinterrato dopo lo scavo.
Un secondo importante restauro sulla spada e il suo fodero venne effettuato nel 2009 a cura dell’Istituto Centrale per il Restauro (ICR).
A seguito della proficua collaborazione tra la direzione di Palazzo Chigi in Ariccia e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma e la Provincia di Rieti e in particolare con l’attuale funzionario di zona Gabriella Serio, nel settembre 2022 è stata avviata l’istruttoria finalizzata a dare la giusta valorizzazione al reperto ed esporlo al pubblico nel territorio di provenienza presso il museo della città.
Il procedimento si è concluso con un Decreto della Direzione Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di autorizzazione allo spostamento del reperto a fini espositivi (rep. n. 1512 del 22 novembre 2022) e successivo provvedimento del Soprintendente arch. Lisa Lambusier, fissando la cerimonia di consegna il 18 maggio 2023.
Per l’occasione il Comune di Ariccia ha finanziato la realizzazione di una teca climatizzata su indicazione dell’ICR, onde poterne garantire la giusta conservazione.
Allo stato attuale non conosciamo una datazione precisa del monumento funerario e del prezioso reperto ivi deposto, genericamente riferibile ad età imperiale, anche a seguito della manomissione del sito.
Un’ipotesi suggestiva è quella di Renato Lefevre secondo il quale poteva trattarsi del sepolcro di un attore in un mausoleo di famiglia, per la presenza di maschere teatrali scolpite sull’elsa della spada.
L’esposizione dell’opera è anche l’occasione per riprendere le ricerche approfondendo lo studio su di un manufatto unico nel suo genere e sul suo contesto di provenienza lungo la via Appia antica.

Autore: Bruno Fabbri

Fonte: www.ilcaffe.tv, 12 mag 2023

Segnala la tua notizia