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VERONA. I volontari salvano dal collasso.

Senza un volontariato efficiente, ben formato e sostenuto da leggi idonee, il sistema museale italiano rischia il collasso. Questo in sintesi ciò che è emerso dalla III Conferenza nazionale dei Musei d’Italia, che si è svolta nella sede della Gran Guardia a Verona alla presenza delle autorità e dei massimi esponenti nazionale e internazionali dei Comitati per i musei.

Hugues de Varine, presidente dell’International Council of Museums, nella sua relazione introduttiva ha focalizzato tre categorie di volontariato: la prima costituita dai visitatori che fanno parte della comunità di appartenenza del Museo; la seconda composta dagli Amici dei musei, i quali hanno disponibilità di tempo e competenze ed infine la terza, quella dei fondatori di musei. Sono tre modi importanti di agire per i Musei ma, secondo Varine, è la prima categoria quella che fa testo e che indica l’effettiva capacità del Museo di essere parte attiva nella propria comunità.

Dal suo canto, Luca Baldini, segretario nazionale dell’Icom Italia ha ribadito che «il sistema è già in crisi» e che in mancanza di risorse adeguate, poco probabili, da parte dello Stato, «occorre puntare sul volontariato, seguendo però il modello anglosassone, che prevede un inquadramento legislativo per le figure non professionali».

Interessante e vivace l’intervento di Paola Marini, dirigente dei Musei d’Arte e dei Monumenti di Verona, che ha tratteggiato i modi in cui il volontariato può partecipare alla vita dei musei divenendone parte attiva e propulsiva. Maria Pia Bertolucci, del Centro Nazionale per il Volontariato, ha disegnato una mappa statistica che fa ben comprendere come i volontari incidano sul buon andamento dei Beni Culturali. «Spesso – ha detto – ci troviamo di fronte a realtà che presentano un dirigente professionale e sette volontari». E l’esponente ha indicato nel Piemonte un emblematico esempio della crescente importanza assunta dal volontariato nella rete dei musei civici.

La Dirigente regionale del sistema museale Veneto, Fausta Bressani, ha spiegato come il 70 per cento e più delle realtà presenti nel Veneto sia costituito da musei Civici e privati. Solo uno scarso 30 per cento è gestito dallo Stato. «E’ intendimento della Regione Veneto – ha detto – censire in modo adeguato la situazione al fine di predisporre corsi di formazione e supporti idonei a coloro che affiancano i professionisti nei Musei. Questo per elevare la qualità dell’offerta con particolare riguardo alla didattica. Sappiamo già comunque, che oltre il 50 per cento delle realtà esistenti è gestito da volontari e questo dà una chiara visione della situazione nel centro Nord. Al Sud le cose sono diverse perché la maggioranza dei musei è gestita direttamente dallo Stato per cui il problema si pone in termini minimi».

Molto interessante la testimonianza recata da Helen Timbrell capo del volontariato nazionale della Gran Bretagna e quella di Edoardo De Ponti della federazione internazionale “Amici dei musei“. Nel corso del dibattito sono emerse realtà di nicchia, piccoli, preziosi musei di cittadine periferiche, i cui fondatori hanno finito però per gestire il museo in modo estremamente privatistico, spesso impedendo, che la struttura potesse assumere un diverso rilievo e maggior respiro. Una problematica, questa, che accomuna numerosi piccoli, ma importanti, musei italiani. La parola adesso passa al governo, ma anche alla nuova generazione che, ieri mattina, era rappresentata da un nutrito gruppo di giovani universitari molto attenti e interessati.

 


Fonte: Il Gazzettino 05/12/2007
Autore: Paola Bozzini

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