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U.S.A. I tanti incroci di Neanderthal e Homo sapiens.

sapiens
Neanderthal model. Reconstruction of a Neanderthal (Homo neanderthalensis) based on the La Chapelle-aux-Saints fossils. Neanderthals inhabited Europe ...

Meno di 100.000 anni fa, Homo sapiens viveva quasi esclusivamente nel continente africano. I nostri antichi cugini – cioè le altre specie di Homo, come i Neanderthal e i Denisova – erano invece già sparpagliati nel continente euroasiatico, rispettivamente a occidente e a oriente. Poi però è cambiato tutto. I nostri antenati sono emigrati dall’Africa verso nord e si sono incrociati non una ma più volte con i neanderthaliani. È quanto emerge da uno studio pubblicato su “Nature Ecology & Evolution” a firma di Fernando Villanea e Joshua Schraiber della Temple University a Philadelphia, negli Stati Uniti.
Il risultato probabilmente chiude in modo definitivo un dibattito che dura da anni e riguarda il possibile numero d’incontri tra le due specie di Homo, cioè sapiens e neanderthalensis. Il dato incontrovertibile è che una percentuale variabile tra il 2 e il 6 per cento del genoma delle persone che non sono di origine africana deriva dai Neanderthal e dai Denisova.
Ma l’ipotesi più semplice per questo dato, cioè che il mescolamento genetico sia avvenuto come conseguenza di un unico incontro, era già stata criticata perché nelle popolazioni asiatiche, la percentuale del DNA derivato dai Neanderthal è del 12-20 per cento più alta rispetto agli europei. E questo secondo dato faceva ipotizzare altri contatti che, nel corso della storia remota delle due specie, avrebbero potuto aumentare gli incroci genetici.
Per fornire una solida base sperimentale all’ipotesi di più incontri, Villanea e Schraiber hanno analizzato le banche dati più complete sulla distribuzione dei geni neanderthaliani nel DNA di soggetti asiatici ed europei. Usando diversi modelli teorici e ricorrendo anche alla tecnica di apprendimento automatico nota come deep learning, gli autori hanno concluso che il modello di un singolo evento d’incrocio non è il più adatto a spiegare i dati empirici. Quindi bisogna dedurre che gli incroci sono stati più di uno.
Come sottolinea Fabrizio Mafessoni, del Max-Planck-Institut per l’antropologia evoluzionistica di Lipsia, in Germania, in un articolo di commento pubblicato sullo stesso numero di “Nature Ecology & Evolution”, lo scenario degli episodi multipli d’incrocio tra esseri umani e neanderthaliani è in accordo con un modello emergente di interazioni frequenti e complesse tra i diversi gruppi di ominidi. Recentemente, infatti, sono state scoperte prove dirette di un incrocio tra Neanderthal e Denisova, ed era già noto che gli stessi Denisova si fossero incrociati sia con Homo sapiens sia con altri ominidi.
Rimane tuttavia da spiegare una differenza: l’impronta sul nostro DNA lasciata dai Denisova ha due componenti distinte, invece nel caso dell’impronta neanderthaliana non si osservano componenti distinte e chiaramente riconoscibili. La prima ipotesi è che all’epoca in cui H. sapiens iniziò la sua diaspora nel continente euroasiatico, la popolazione dei Neanderthal era molto omogenea, come peraltro confermato sperimentalmente dalla limitata variabilità degli antichi DNA neanderthaliani prelevati in Europa occidentale e in Siberia. L’alternativa è che i primi incontri siano avvenuti in una regione geograficamente ristretta, e che altri siano seguiti in epoca successiva, quando le popolazioni di H. sapiens europei e asiatici già si erano separate.

Fonte: www.lescienze.it, 27 nov 2018

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