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TORINO. Trovata la prima chiesa.

All’interno del mastio della Cittadella scavi archeologici hanno riportato alla luce una piccola necropoli e resti di un muro dell’abbazia di San Solutore. Sorse poco prima dell’anno mille, nel luogo dove dal terzo secolo dopo Cristo riposarono le spoglie dei primi Santi Martiri di Torino: Solutore, Avventore e Ottavio, copatroni della citta’ con San Giovanni Battista.
Il complesso abaziale custodi’ le loro spoglie fino al 1536, quando furono traslate nella chiesa di Sant’Andrea, l’odierna Consolata, per ordine di Francesco I Re di Francia, deciso a spianare l’abbazia perche’ troppo vicina alle mura urbane.
La conferma della scoperta e’ stata resa dalla Soprintendenza guidata da Egle Micheletto. Ne ha dato notizia ieri l’archeologa Luisella Pejrani, nel giorno che la liturgia dedica ai Santi Martiri di Torino, a memoria di quel 20 gennaio 1575 in cui il Duca Emanuele Filiberto di Savoia, con solenne processione, affido’ le reliquie dei tre santi ai Gesuiti.
Le sistemarono nella chiesa che ancora porta il loro nome. Fu eretta apposta nel 1577 dall’architetto Pellegrino Tibaldi, in contrada Dora Grossa, oggi via Garibaldi. Da allora custodisce le reliquie sotto l’altare maggiore, edificato da Filippo Juvarra nel 1730.
Ma infine si riscopre il luogo originario che le accolse dopo il martirio. Lo segnano sei tombe, di cui due alla cappuccina, piu’ un tratto di muro, spesso 80 centimetri. Sono emersi nella navata Nord del mastio, nel corso del primo lotto del cantiere promosso dal Comune con circa 3,5 milioni di euro, per restituire sicurezza all’edificio.
Il progetto di recupero, firmato da Rosalba Stura, con lavori diretti da Emanuela Lavezzo, prevede indagini archeologiche sotto i pavimenti.
«Qui – spiega Luisella Pejrani – sono affiorate le tombe e il muro. Attendiamo di aprire le tombe per datarle. Il muro e’ difficile datarlo, ma e’ quasi certo che sia del complesso di San Solutore. La presenza della necropoli rafforza quella di un vicino centro religioso. La scoperta rappresenta un prezioso riscontro materiale di quella che fu una delle culle del cristianesimo di Torino».
«E’ un grande risultato storico – commenta l’assessore Fiorenzo Alfieri – che corona un cantiere intrapreso dal Comune, pur con risorse limitate, dato che sono mancati i finanziamenti di stato».
Restituisce alla citta’ la certezza di memorie quasi leggendarie. E’ San Massimo, primo vescovo di Torino, alla fine del quarto secolo dopo Cristo, a raccontarle, nel suo dodicesimo sermone. Parla di Avventore, Ottavio e Solutore, fatti ucciderei dall’imperatore Massimiano perche’ cristiani.
Secondo un sogno fatto nel 1844 da Don Bosco, il luogo del martirio fu Valdocco, nel punto dove il fondatore dei salesiani eresse la basilica di Maria Ausiliatrice. Altra tradizione vuole che le loro spoglie fossero raccolte da Giuliana, una pia matrona romana. Le riuni’ in una necropoli pagana, che esisteva dove oggi c’e’ il mastio. Qui sorse una cappella dedicata alla loro memoria, di cui esiste prova storica. Ne parlano San Massimo e Ennodio, vescovo di Pavia, che alla fine del quinto secolo prego’ sulle tombe dei martiri. Scrisse che verso il 490 dopo Cristo Vittore, vescovo di Torino, aveva fatto erigere al posto della cappella una basilica, con atrio, che amplio’ nei secoli le proprie pertinenze. Re Francesco I e poi i cantieri che costruirono la Cittadella di Torino le cancellarono per secoli. Finche’ un tratto di muro, emerso dal terreno pochi giorni fa, ha riconciliato storia e tradizioni.  

Autore:
Maurizio Lupo

Fonte:
La Stampa.it, Torino, 21 gennaio 2011
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