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TEL AVIV (Israele). Un’iscrizione di 3000 anni fa cambia la storia d’Israele.

Nella morbida e verdeggiante valle di Elah, dove secondo la Bibbia il pastore (e futuro monarca israelita) Davide affronto’ il guerriero filisteo Golia, archeologi israeliani hanno scoperto di recente un reperto vecchio di tremila anni che hanno qualificato come «il testo ebraico piu’ antico mai visto finora».
L’evento e’ presto balzato dall’intimita’ rarefatta degli ambienti accademici ai grandi titoli dei quotidiani. La sensazione e’ che il coccio di 15 centimetri per 15 capitato alcune settimane fa fra le mani del professor Yosef Garfinkel della Universita’ ebraica di Gerusalemme possa avere ripercussioni storiche: come i Rotoli del Mar Morto, un testo religioso di duemila anni fa.
Nel giugno scorso Garfinkel si era spinto nel Nord della valle di Elah, per studiare i resti di una fortezza di dimensioni ciclopiche, circondata da una muraglia lunga 700 metri con pietre altre fino a tre metri. Chi disponesse all’epoca delle capacita’ necessarie per trasportarle e sovrapporle, non e’ del tutto chiaro. Nel decimo secolo a.C. nella struttura erano comunque dislocati centinaia di guerrieri: forse israeliti, forse filistei, per la vicinanza con le rovine della storica citta’ di Gath. In questi casi gli archeologi cercano le ossa di animali: se si trovano resti di suini, si presume che la localita’ sia filistea. In assenza di resti del genere, si reputa israelita. E suini, nella Fortezza Elah, non ce n’erano stati. Mentre le ricerche erano ancora in corso e’ apparso un coccio su cui erano evidenti caratteri proto-canaanei. Vicino c’erano noccioli di uliva. Due settimane fa un laboratorio di Oxford, che li ha sottoposti all’esame del carbonio 14, ha stabilito che quelle ulive furono gustate in una data compresa fra il 1050 e il 970 a.C. E’ l’epoca del regno di Davide.
«Dai caratteri proto-cannanei – nota il professor Garfinkel – si sono sviluppate numerose lingue: non solo l’ebraico, ma anche l’aramaico, la lingua fenicia, in certa misura anche il greco».
Lo scriba di tremila anni fa aveva a disposizione un inchiostro composto di carbone misto a grassi animali. Con grande perizia, e con grande eleganza, aveva tracciato righe nere, orizzontali. Sopra le righe aveva scritto un testo che e’ adesso allo studio degli esperti di Gerusalemme, e che non hanno dubbi: quell’uomo scriveva i proto-canaaneo, ma parlava ebraico.
«Il testo – spiega Garfinkel – comincia con un divieto: Al-Ta’as…, non fare».
Poi sono emerse altre parole: Eved (schiavo); Shofet (giudice) o Shafat (giudico’); poi Melech (re). Nei millenni le lettere sono sbiadite, il testo originale e’ divenuto pressoche’ invisibile.
Ma Garfinkel non si e’ perso d’animo: per immergersi nel passato si e’ affidato alle tecniche spaziali. Un tecnico della Nasa, dotato di una macchina fotografica da 70 mila dollari, ha ripreso un frammento dell’ostrakon, il coccio, e da quelle sofisticate immagini sono riemersi tratti invisibili a occhio nudo. Adesso la Nasa provvedera’ a riprendere l’intero testo. Tre anni fa un altro frammento di ceramica, trovato nella vicina Gath, emoziono’ gli studiosi che ebbero la persuasione di avere fra le mani il testo filisteo piu’ antico mai recuperato. Anch’esso fu datato al decimo secolo a.C. e anch’esso era scritto con caratteri proto-canaanei. Ma in quel caso lo scriba si esprimeva in un linguaggio non semitico: probabilmente indo-europeo, forse vicino al greco.
Furono identificate le lettere Alwt e Wlt. La ricerca sembrava giunta a un punto morto quando qualcuno lancio’ la ipotesi che fossero la trascrizione di un nome filisteo del tempo: Alyattes. Una ipotesi e’ che gli israeliti lo abbiano trascritto in seguito in Goliath, ossia Golia. Forse dunque ci fu davvero un Golia che si avventuro’ nella valle di Elah tremila anni fa. Ma anche Davide esistette davvero, oppure e’ solo un mito?
L’archeologia cerca conferme. Nel 1993 a Tel Dan, in Alta Galilea, fu scoperta la lapide scritta in aramaico con cui Hazael re di Damasco si vantava di aver ucciso, nell’anno 835 a.C., 70 monarchi fra cui Ahazyahu figlio di Yehoram, re della dinastia di Davide. Dunque la dinastia di Davide era esistita davvero: oltre alla Bibbia lo confermava in prima persona, dalla notte dei tempi, anche il re di Damasco. 


Fonte: La Stampa 02/11/2008
Autore: Aldo Baquis

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