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TARANTO. Al Marta una nuova esposizione per “L’Atleta di Taranto”

“La tomba dell’atleta di Taranto, sarà esposta e resa fruibile in occasione di un nuovo allestimento, studiato appositamente per questo monumento funerario all’interno del MArTA, il Museo Archeologico nazionale di Taranto, già nei primi mesi del 2016.”
Ha affermato il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini. Il Ministro in questo modo ha accolto le parole del deputato pugliese Giuseppe Brescia che nel Settembre di questo anno aveva detto: “È paradossale che un reperto archeologico così prezioso come la tomba dell’Atleta di Taranto non riceva la giusta valorizzazione proprio nella sua terra d’origine. Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo chiediamo di intervenire affinché la tomba dell’Atleta di Taranto possa finalmente essere resa accessibile al pubblico e opportunamente valorizzata mediante iniziative appropriate. In questo modo non solo si accrescerebbe il prestigio della regione Puglia sotto il profilo storico e archeologico, sottolineandone il passato di antica colonia greca, ma si contribuirebbe anche ad arricchire ulteriormente il circuito turistico pugliese.”
Nel 9 dicembre del 1959 a Taranto, precisamente a via Genova, durante la costruzione delle fondamenta di uno stabile, fu rinvenuta una tomba; un monumento funerario costituito da un sarcofago in tufo, chiuso da un coperchio a doppio spiovente con due sezioni di facile apertura. Al suo interno uno scheletro di un uomo di circa trent’anni, oggi conosciuto come l’Atleta di Taranto. Perchè? Dal 566 a.C. con i giochi Panatenaici, che si svolgevano nel mese di Agosto ogni quattro anni per celebrare Atena, si consegnava ai vincitori un premio: l’anfora “panatenaica”. La giara conteneva un olio ed era caratterizzata da due disegni. La raffigurazione della dea Atena armata e dell’atleta intento a praticare la sua disciplina.
Ai lati del sarcofago sono state ritrovate quattro anfore, ma solamente tre di queste sono arrivate a noi. Le scene raffigurate su questi tre vasi sono tutte specialità del Pentathlon. Una scena di lotta, di lancio del disco ed infine di una gara con quadrighe. Dalle analisi sui resti, inoltre, si è capito che l’atleta aveva una corporatura robusta, era alto all’incirca 170 cm per un peso di 77 kg e seguiva un’alimentazione riconducibile alla scuola pitagorica del VI-V secolo a.C., che si ipotizza possa essere la causa della sua prematura morte. Ci sono altre due ipotesi sulla sua divenuta: la prima è il troppo sforzo fisico dovuto allo sport, che lo condusse allo stremo. La seconda è un avvelenamento tramite arsenico; ucciso con il veleno probabilmente per fini sportivi.
L’atleta ha viaggiato e si è fatto conoscere nel 2008 al Beijing World Art Museum di Pechino nell’ambito delle manifestazioni collaterali alle Olimpiad con l’esposizione della ricostruzione del sarcofago. Ora è tempo di dargli spazio e più visibilità; in fondo, è sempre dell’antica Grecia, il primo atleta Olimpionico.

Autore: Lorenzo Maria Lucenti

Fonte: www.quotidianoarte.it, 27 dic 2015

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