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SPINAZZOLA (Bat). Nel villaggio neolitico spuntano due discariche.

Proprio qui. Tra un villaggio neolitico risalente a 7.000 anni fa, una sorgente di acqua minerale nella vicina Poggiorsini e una masseria fortificata che fu dei Templari. Di meglio, cioè di peggio, non si sarebbe potuto fare. Nemmeno piantando un compasso sulla carta geografica, per scegliere il luogo in cui aprire due nuove discariche, un milione di metri cubi, per rifiuti solidi urbani e per rifiuti speciali non pericolosi.
E tutto questo in nome dell’«emergenza», che nel settore rifiuti, e non solo, può giustificare qualunque cosa. Dunque ecco servite ancora discariche, primitivo e contestatissimo sistema di smaltimento dei rifiuti. Non solo. A firmare il contratto per queste due discariche, per la durata di 17 anni, è il Commissario straordinario per l’emergenza ambientale Meni Vendola, presidente di una giunta rossoverde che ha in mano gli assessorati all’Ambiente di Regione e Provincia, oltre a un sottosegretario pugliese, sempre all’Ambiente, dello stesso partito.
Il contratto per le due discariche Vendola lo firma, tre mesi fa, con le imprese Tradeco-Cogem. Un mese prima, per lo scandalo dell’inquinamento provocato dalla discarica di Canosa di Puglia, tredici persone della stessa Tradeco erano state arrestate con le accuse di associazione a delinquere e traffico illecito di rifiuti. Tra queste, anche il segretario provinciale di Bari di Rifondazione comunista, candidato alla Camera fra le teste di lista e dipendente della stessa Tradeco.
Un intreccio mica male, nel quale si fa notare anche l’ex sindaco di Spinazzola, Savino Saraceno, di An, che prima non presenta ricorso al Tar, come fa il sindaco di Poggiorsini, per difendere i tesori sui quali è seduto e non esporre a rischi la salute dei suoi concittadini, e poi casca dalle nuvole quando gli viene chiesto come mai dagli uffici comunali siano spariti proprio
quei documenti che definivano «estremamente rilevante» l’importanza del sito archeologico. Documenti importanti, se hanno poi permesso al commissario prefettizio Mariannina Milano di chiedere alla Regione la revoca del contratto di autorizzazione delle discariche.
Ma cosa c’è di così prezioso in questo sito archeologico di Spinazzola? Il suo nome è «Grottelline» e venne segnalato per la prima volta alla Soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia, e quindi al ministero dei Beni culturali, nel 1998. Ma soltanto nell’estate del 2005, dopo gli scavi condotti da Renata Grifoni Cremonesi, del Dipartimento di Scienze archeologiche dell’università di Pisa, arriva la consacrazione ufficiale: si tratta di un villaggio del Neolitico antico risalente a 7.000 anni fa, «con frequentazioni lungo tutto l’arco del Neolitico fino all’età del Rame (III millennio a. C.) e all’età del Bronzo (II millennio a.C.)».

È insomma la testimonianza del più antico popolamento neolitico di Puglia, nelle cui grotte, oltre a «raffigurazioni e decorazioni architettoniche riconducibili ad ambienti di culto di età medioevale, sono incisi graffiti di età precristiana».

E a due passi, ecco anche il Casale di Grottelline, «possedimento dei Templari documentato sin dal 1197».
Il ricorso al Tar tuttavia non è stato accolto. Per forza. Prima di tutto, perché l’area non è stata mai vincolata, nonostante il soprintendente, Giuseppe Andreassi, con una lettera del novembre 2005 avesse annunciato «l’avvio dell’iter». E poi perché non c’erano i documenti «spariti» dal Comune di Spinazzola. Chi si è dato pena per questo? Pochi. Il silenzio di questi mesi è stato più forte di tutto, e il contratto per le discariche è stato firmato.
Da quel giorno, sulla questione, anche Vendola e la sua giunta osservano uno strano «voto» del silenzio. Eppure non sono mancate le sollecitazioni.

Dal comitato di Poggiorsini e Spinazzola, definito spregiativamente «dei cavernicoli» per la difesa delle grotte, che ha raccolto migliaia di firme. Dal sindaco di Spinazzola, Carlo Scelzi, di centrosinistra, che ha scritto: «Non dobbiamo diventare terra di conquista per attività dubbie». E dal lavoro «a rischio» di cronisti coraggiosi, Cosimo Forina della Gazzetta del Mezzogiorno e Alessio Dipalo, direttore di Radio Regio Stereo, che per aver trattato questo e temi simili sono stati minacciati e picchiati selvaggiamente.
Ma il Comitato tecnico della Provincia di Bari, che ha revocato il parere favorevole di valutazione di impatto ambientale per una delle discariche (quella per rifiuti speciali), e la Commissione Europea, che l’altro giorno ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia, hanno riaperto la partita e rafforzato le ragioni dell’appello al Consiglio di Stato anche per l’altra discarica. Il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, ha motivato la decisione con il mancato rispetto da parte dell’Italia della direttiva del 1999 sulle discariche, che impone di «ridurre al minimo i rischi e gli inconvenienti per l’ambiente, come i cattivi odori, l’inquinamento delle acque e del suolo».

È sufficiente per lasciar perdere le grotte neolitiche di Spinazzola e i suoi «cavernicoli»?


Fonte: Corriere della Sera 07/07/2006
Autore: Carlo Vulpio
Cronologia: Preistoria

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