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SIRIA. E’ sotto le sabbie la copia del Tempio perduto.

L’entrata del tempio aveva un grande vestibolo d’ingresso, con il portico e le scale. Dentro era racchiusa la lunga cella, che conduceva, probabilmente salendo altre scale, all’«Aditon», il sancta sanctorum.
L’accesso al cuore del tempio seguiva una calcolata gradualita’ dal basso verso l’alto. Un corridoio interno – un peribolo – percorreva poi il perimetro del tempio, disegnando un grande rettangolo intorno alla cella centrale e all’«Aditon», interrotto a sua volta da altre celle piu’ piccole.
Il grande tempio dominava con la sua mole l’acropoli di Tell Afis, sicuramente gia’ intorno all’XI secolo avanti Cristo: secondo Stefania Mazzoni, archeologa del vicino Oriente all’Universita’ di Firenze, potrebbe essere questo il nuovo modello di riferimento per un’ideale ricostruzione dell’araba fenice dell’ARCHEOLOGIA, vale a dire il celeberrimo Tempio di Salomone.
«Il Tempio di Gerusalemme, descritto molto in dettaglio nel ”Libro dei Re” della Bibbia, sarebbe stato costruito da un architetto fenicio su richiesta di Salomone nel X secolo a.C. – spiega la studiosa -. Tuttavia, il testo biblico, secondo gli studiosi, appartiene ad una redazione piu’ tarda, forse post-esilica, e puo’ dunque rispecchiare un’architettura successiva, ispirata ai templi fenici, siriani e babilonesi, come, appunto, quello di Afis».
Del famoso Tempio di Salomone, d’altra parte, non si possiede nemmeno una pietra e sotto la spianata delle moschee, per ovvie ragioni, non si potra’ mai scavare: ecco perche’ – dice Stefania Mazzoni – si devono cercare altri indizi e altrove in modo da elaborare un possibile confronto. Costruito tre volte Il mitico tempio, di conseguenza, corrisponde a quale periodo e modello ideale? E’ noto che fu costruito tre volte: la prima volta fu fatto edificare dal re Salomone, appunto, la seconda fu realizzato dopo il ritorno dall’esilio babilonese a partire dal VI secolo a.C., mentre la terza ricostruzione, quella di Erode, rappresento’ un ampliamento della seconda e fu iniziata con tutta probabilita’ poco prima della nascita di Cristo. Il tempio di Afis, appena portato alla luce, appartiene proprio al periodo tra il VII e il VI secolo a.C., anche se fu eretto su almeno altri due templi piu’ antichi (che risalgono all’XI secolo a.C.): la prova e’ nei resti dei muri in mattoni crudi e in molte suppellettili, tra coppe a piedistallo e incensieri. Una ulteriore e’ racchiusa nell’identificazione del dio che vi si adorava grazie al ritrovamento di un sigillo cilindrico: li’ e’ incisa una scena di adorazione davanti ad una divinita’ che si trova su un toro e che e’ nota essere il dio della tempesta. Ed e’ proprio l’ultimo tempio del sito che potrebbe offrire un esempio concreto dello spettacolo che ebbe sotto gli occhi chi ha redatto la descrizione del Tempio di Salomone nel «Libro dei Re».
Fino ad oggi i termini di paragone utilizzati erano stati due. «Il tempio di Tell Tainat dell’800-700 a. C., in Siria settentrionale, e’ stato tradizionalmente utilizzato dagli archeologi biblici per tentare una ricostruzione – prosegue la studiosa -: il motivo e’ la planimetria caratteristica, risalente al primo millennio, a vano lungo e con le due colonne sul vestibolo. Tuttavia qui non c’era traccia del peribolo descritto nel ”Libro dei Re”. Cosi’ il confronto si e’ spostato ad Ain Dara, sempre nella Siria settentrionale». Periodo del Ferro E qui – spiega – e’ stato portato alla luce un tempio monumentale che appartiene al periodo del Ferro, vale a dire intorno al XIII-X secolo a.C.
«Si e’ scoperto – aggiunge l’archeologa – che possedeva il peribolo mancante altrove. Il tempio di Afis possiede il peribolo e anche la planimetria, come quello di Ain Dara, ma puo’ essere datato a un periodo piu’ tardo, proprio alla fase del dopo-esilio, quando fu redatto il ”Libro dei Re” e mentre si affermava il primato di Israele ad opera della classe sacerdotale, la stessa che avrebbe poi inventato l’ideologia del Tempio per poter legittimare la rifondazione del regno perduto». 


Fonte: La Stampa – Tuttoscienze 13/05/2009
Autore: Massimo Corsini

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