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ROMA. Il progetto dell’Enea: 10 sottomarini automatici esploreranno il Mediterraneo Guidati da un laptop, analizzeranno i fondali sulle tracce di antichi relitti altrimenti introvabili.

 Con un acronimo che riecheggia le avventure del marinaio persiano delle «Mille e una notte», «Simbad-L» sta per misurarsi con le altrettanto eccitanti realta’ del mondo sommerso del Mediterraneo, scrigno di tante civilta’, da quella minoica a quella fenicia, fino a quelle greca, etrusca, romana e bizantina.
Il «Sistema integrato marino per i beni archeologici del distretto del Lazio» e’ un progetto della sezione robotica dell’Enea, che, dopo le esperienze con i sistemi per la manipolazione di materiale radioattivo, ha spostato il suo interesse sulla robotica mobile autonoma applicata all’ARCHEOLOGIA subacquea.
La scommessa, in questo caso, e’ l’applicazione della «swarm intelligence», vale a dire lo sviluppo di un sistema automatizzato di tanti robot auto-organizzanti. Quella «dell’intelligenza di sciame» e’ un’idea emersa dagli studi sul comportamento degli insetti e degli animali sociali (dalle colonie di formiche ai banchi di pesci) e si basa sulla scoperta che le abilita’ del gruppo non risiedono nelle capacita’ dei singoli, ma nelle reti di interazione tra i soggetti e tra questi e l’ambiente circostante.
Il team di ricerca ideato dall’Enea prevede, almeno all’inizio, 10 piccoli sottomarini trasportati da una pilotina. Quando si raggiunge il tratto di mare da esplorare, si vara la flottiglia dei sottomarini.
A uno di questi sono affidate le comunicazioni con la barca d’appoggio e la georeferenziazione con il sistema Gps.
Guidati da un ricercatore attraverso un laptop, i sottomarini si dispongono in formazione lineare, apprendono le caratteristiche della rotta da seguire e il tipo di auto-organizzazione per la missione prevista e, a questo punto, cominciano ad acquisire i dati video e sonar, scandagliando strisce di mezzo chilometro di ampiezza per distanze di diverse miglia.
La scelta di puntare sul modello del «gruppo cooperante» ha permesso la realizzazione di mezzi leggeri, di piccole dimensioni e «low cost». E, tuttavia, la strumentazione di bordo e’ molto sofisticata: prevede telecamere, sonar per l’esplorazione, accelerometri, bussole, Gps per la navigazione.
Si tratta di un insieme molto flessibile, che ha rivelato subito notevoli potenzialita’.
Le applicazioni, infatti, possono estendersi a molti altri campi. Per esempio, quello della sorveglianza e della perlustrazione di siti sensibili, a cominciare dai porti. Oppure, quello del monitoraggio delle acque, con la possibilita’ di effettuare campionature a diverse profondita’. Ma tra gli scenari che si aprono c’e’ anche quello di un «museo remotizzato».
Le riprese dei relitti e degli scavi sottomarini possono essere trasmesse, in tempo reale e via Internet, a un vasto pubblico di appassionati e di studiosi. Invece del tradizionale documentario, la suspense della diretta. Una sorta di Isola dei Famosi dell’ARCHEOLOGIA.


Fonte: La Stampa – Tuttoscienze 27/05/2009
Autore: Fabio Di Giammarco

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