Archivi

SIEM MYDANS (CAMBOGIA) – La Piramide di Angkor

Ci sono voluti ben otto anni per ricostruire l’intricato puzzle del tempio di Baphuon: 300.000 pezzi, gli stessi in cui il monumento era stato smembrato agli inizi degli anni ’60 da una équipe di archeologi francesi per strapparlo al crollo e consentirne una ricostruzione più stabile. La piramide a più livelli risalente all’XI secolo, costruita con grossi blocchi di pietra calcarea su un terreno sabbioso, faceva parte del più ampio complesso di Angkor che circa 500 anni fa, a seguito del crollo dell’impero, fu ricoperto dalla giungla. Le condizioni di inagibilità ed instabilità del monumento erano tali da far disperare gli archeologi in un suo recupero, se non attraverso l’anastilosi.

Ad interrompere il delicato e puntuale lavoro di smontaggio e rilevazione era però sopraggiunta nel 1972 la guerra, tra i cui danni si annovera anche la distruzione degli appunti degli studiosi.

Solo nel 1995 i 200 archeologi dell’Ecole Français d’Extreme-Orient facenti parte dell’équipe guidata da Pascal Royére poterono fare ritorno sul sito, ma i blocchi del tempio erano ormai disseminati su 25 ettari di terreno, in parte corrosi e scheggiati. A rendere ancora più complicata la ricostruzione, la struttura barocca dell’edificio e la presenza di statue come quella di un Buddha sdraiato del XVI secolo.

“Ogni blocco al suo posto, un posto per ogni blocco”, spiega Pascal Royére, è stata la regola a cui ci si è attenuti per tutta la durata dei lavori, che stanno ora per concludersi.
Fonte: La Repubblica 02/01/03
Autore: Grazia Modroni
Cronologia: Arch. Orientale

Segnala la tua notizia