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SASSUOLO (Mo). La villa urbano rustica di età romana di Poggio di Montegibbio, scavi 2009.

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Si è da poco conclusa la quarta campagna di scavo nella villa urbano rustica di età romana rinvenuta in località il Poggio a Montegibbio di Sassuolo. Anche quest’anno le indagini archeologiche hanno restituito elementi di grande interesse per la storia di questo insediamento, accertando fasi insediative più antiche rispetto a quella messa in luce nelle campagne precedenti, inquadrabile tra la fine del I sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C.
Nella zona immediatamente a nord del perimetro esterno della villa, sono emersi muri in ciottoli squadrati riferibili ad una costruzione precedente edificata al di sopra di un crollo costituito da grandi blocchi lapidei squadrati, riferibili a loro volta ad una costruzione ancora più antica di carattere monumentale.

Questi elementi lapidei potrebbero riferirsi ad un santuario dedicato a Minerva, come parrebbe confermare il ritrovamento di un’iscrizione su una coppa in ceramica, … MINER SUM, cioè “sono dedicato a Minerva”. I blocchi lapidei appartenenti a questo più antico santuario (la cui datazione è al vaglio degli archeologi) furono in parte riutilizzati per le successive costruzioni.

La probabile esistenza di una struttura votiva riporta in primo piano le acque salutari attestate in prossimità di questo sito, che si manifestano in fonti salate, polle di petrolio e vulcani di fango (Rio del Petrolio, Salsa di Montegibbio).
Divinità dai mille compiti, secondo Publio Ovidio Nasone, protettrice di medicina e dottori con il termine di Minerva Medica, la dea Minerva e i culti ad essa connessi sono già attestati in zona, collegati ad antichi riti salutari e tradizioni indigene: a qualche decina di chilometri da Montegibbio, ad esempio, in prossimità dei vulcani di fango di Nirano, fu rinvenuta una sporadica arula votiva (piccolo altare) di epoca imperiale dedicata a Minerva. Si aprono dunque nuove e interessantissime prospettive di ricerca lungo la fascia collinare della provincia di Modena, che potrebbe restituire significative attestazioni archeologiche cultuali finora note solo da qualche sporadico indizio.
Lo scavo appena concluso ha anche ravvivato l’interesse, già manifestatosi negli anni precedenti, di geologi e paleosismologi impegnati a comprendere quali eventi catastrofici abbiano provocato la distruzione di questo insediamento che ha continuato a vivere fino al V-VI sec. d.C. Il rinvenimento, straordinario, di un pozzo a forma ellittica, databile alla piena epoca imperiale, ha riaperto la discussione. Questo manufatto, con camicia in pietre squadrate e grande pietra di copertura, originariamente di struttura circolare, fu quasi certamente deformato in un ovale da un profondo movimento della terra, riconducibile forse ad un terremoto.

Tra i numerosi reperti rinvenuti negli scavi di quest’anno che documentano una fase di frequentazione di epoca repubblicana, si segnalano tre monete (assi), con prua di nave sul verso e Giano bifronte sul recto, inquadrabili tra la metà del II sec. a.C. e gli inizi del I sec. a.C., e due piattelli in ceramica a vernice nera databili tra il II e il I sec. a.C. Le fasi successive dell’insediamento sono state confermate dal rinvenimento di varie monete (nummi tardo antichi, assi, sesterzi di I sec. d.C.) e di pregevole vasellame, tra cui alcuni piatti in terra sigillata italica e coppette a pareti sottili.

Lo scavo, finanziato dal Comune di Sassuolo (MO) e da Enìa Energia e diretto dal Soprintendete Luigi Malnati e dall’archeologo Donato Labate della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, con il coordinamento sul campo dall’archeologa Francesca Guandalini, ha rappresentato un fruttuoso campo scuola per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
Anche quest’anno si sono avvicendati sullo scavo ricercatori e professori universitari di varie discipline che hanno dato un contributo fondamentale alla comprensione delle dinamiche insediative rilevate. Le botaniche Carla Accorsi e Giovanna Bosi, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, il petrologo Stefano Lugli, dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e i geologi Lisa Borgatti e Stefano Cremonini dell’Università degli Studi di Bologna, Francesco Ronchetti dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, e Emanuela Guidoboni dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Bologna
Come negli anni precedenti, la ditta Geogrà di Sermide (MN) ha sponsorizzato il rilievo laserscan delle strutture messe in luce nella villa romana.
A breve saranno pubblicati gli atti del convegno interamente dedicato agli scavi di Montegibbio che si è tenuto nel febbraio scorso. Un’occasione per rendere finalmente noti sia alla comunità scientifica che alla cittadinanza i primi dati sul sito di Montegibbio.

Info:
Responsabili dello scavo Donato Labate e Francesca Guandalini.

Autore: Carla Conti.

Url: http://www.archeobologna.beniculturali.it

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