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SARDEGNA. I Fenici ed il metallo: dal Sulcis all’Iglesiente: Sant’Antioco, Iglesias, Fluminimaggiore, Guspini, San Pietro.

Il percorso ad anello che proponiamo in questo itinerario, ricchissimo di emergenze archeologiche, artistiche, etnografiche e naturalistiche comprende due isole (Sant’Antioco e San Pietro) e un interessantissimo, ampio distretto minerario che  collega questi luoghi alla presenza in Sardegna non solo dei Fenici, ma anche dei successivi dominatori. Numerosi musei di notevole rilevanza e dai contenuti diversi conservano importanti testimonianze dello scorrere dei millenni. Per tutelare e valorizzare lo straordinario patrimonio naturale e culturale dell’Iglesiente, l’Unesco ha promosso qui la costituzione del primo Parco geominerario storico e ambientale del mondo, volto a valorizzare le miniere abbandonate a fini culturali e turistici.

1° Giorno Isola Sant’Antioco. Consigliamo di partire da questo piccolo paradiso archeologico e naturalistico, collegato alla Sardegna da un istmo e a breve distanza da Cagliari, ove si trova Sulcis – uno dei principali siti fenici di tutta l’isola-colonia fondata attorno al 750 a. C. poi conquistata dai Romani nel 238 a. C. . Muovendosi in un contesto paesaggistico di grande suggestione, si visita l’acropoli con alcuni tratti dell’antica cinta muraria, e la necropoli ipogea di età punica, e ancora la necropoli e l’ anfiteatro d’età romana. Su un’ altura rocciosa è collocato il tophet fenicio-punico con urne cinerarie dall’VIII al II secolo a. C. L’importanza e la ricchezza di Sulcis derivava dall’essere il principale luogo di imbarco delle risorse minerarie abbondanti nella zona; l’estrazione fu incentivata dai navigatori che vennero dall’Oriente e poi da Cartagine che ne fece il suo caposaldo in Sardegna. Dopo la “passeggiata” archeologica, suggeriamo di fermarsi al Museo Archeologico Comunale costruito ai piedi del promontorio che ospita il tophet, espone numerosi reperti provenienti sia dalla città di Sulky sia da altre località del Sulcis. Particolarmente curato il percorso di visita con pannelli che illustrano le fasi dell’insediamento a partire dall’età preistorica. Della vita agiata della città fenicio- punica di Sulky – riproposta in un plastico ricostruttivo – parlano i ricchissimi materiali provenienti dagli scavi condotti in vari settori dell’abitato: oggetti d’uso, elementi architettonici, corredi funerari punici e romani. Notevoli le ceramiche, sia quelle d’uso: coppe, piatti, anfore, lucerne, sia quelle rituali: brocchette. Anche qui si resta colpiti dalla raffinatezza dei gioielli e dagli altri manufatti di pregevolissima fattura: anelli d’oro digitali e crinali, orecchini e collane, amuleti in osso, metallo, pasta vitrea e pietra. Da vedere i corredi della tomba punica di via Belvedere, la più antica sepoltura punica rinvenuta a Sant’Antioco. Di grande interesse le riproduzioni di navi da guerra e da trasporto fenicie e puniche comprendere tecniche di navigazione e modalità costruttive delle imbarcazioni fenicie.
Raccomandiamo una sosta al Santuario di Sant’Antioco, sorto su un cimitero paleocristiano, poi ampliato in epoche successive, a partire dall’XI secolo d.C: un grande reliquiario ligneo del XVII secolo ospita le venerate spoglie di Sant’Antioco. Dalla cripta è possibile accedere alle catacombe datate dal IV al VII secolo d. C..
Del succedersi delle dominazioni in terra sarda e dei caratteri persistenti del lavoro contadino, sono testimoni significativi il forte di età sabauda, costruito nel ‘700 e il Museo agropastorale del Sulcis che espone utensili e attrezzi in uso nelle attività agricole della zona. Al centro del paese, presso il Monte Granatico si trova un museo unico al mondo: il museo del Bisso, pregiato, antichissimo e raro tessuto color rame (detto anche seta del mare), realizzato con i filamenti di una conchiglia triangolare bivalve, la pinna nobilis. A Sant’Antioco è rimasta una delle pochissime tessitrici di bisso al mondo: “il maestro” Chiara Vigo, come lei stessa vuol essere chiamata. Vi consigliamo di vederla all’opera perché il suo lavoro rinvia direttamente alle tecniche antiche usate dai Fenici per tingere le stoffe con la porpora, colore ricavato da un mollusco.
Non si può lasciare Sant’Antioco senza avere gustato la sua cucina tipica a base di pesce. L’isola offre anche spiagge incantevoli e, per gli appassionati del mare, regate di vela latina nel periodo estivo.

2° giorno Sant’Antioco – Carbonia (17 km) Il cammino prosegue sulla terraferma sarda verso i distretti minerari dell’Igelsiente e importanti siti archelogici: la prima tappa è Carbonia. A nord-ovest della città, sul Monte Sirai, non deve mancare una visita ai resti di uno straordinario manufatto, la fortezza eretta agli inizi del VII secolo a. C. dai Fenici di Sulcis che si espansero all’interno per controllare l’Iglesiente e le sue miniere. L’acropoli fortificata fu ristrutturata dai Cartaginesi quindi occupata dai Romani, per poi cadere in abbandono nel corso del I secolo a. C.. La visita consente di ammirare le fortificazioni, alcune delle quali ricalcanti precedenti strutture di età nuragica e poi il centro abitato, in cui emergono anche i resti di un tempio dedicato al culto di Astarte; l’area comprende anche una necropoli, nella quale è visibile un simbolo scolpito della dea Tanìt, e un’area sacra extracittadina, con un tophet. Buona parte dei reperti trovati in questi scavi sono conservati nel Museo archeologico Villa Sulcis di Carbonia. La cittadina, di fondazione recentissima (1937-38), ospita due musei: oltre a quello Archeologico, il Museo carboniense di Paleontologia e Speleologia, considerato il più importante museo paleontologico dell’isola.
 
3° giorno Carbonia – Iglesias – Fluminimaggiore- valle di Antas (57 km). Da Carbonia in direzione di Iglesias,  una breve deviazione a destra rispetto alla strada principale permette di arrivare al nuraghe Seruci. Poco prima del centro abitato si incontra un esempio molto interessante di archeologia industriale: il complesso minerario di Monteponi, attivo fino al 1982, ove si estraeva piombo-argentifero: nella miniera è allestito un complesso museale.
Giungendo a Iglesias, altro importante centro minerario, restano tracce di un insediamento fenicio, anche se il caratteristico volto della città è quello che le diedero i pisani nel XIII quando fu eretta  la cattedrale di Santa Chiara, poi ampliata in stile gotico catalano nel XVI secolo, e quello, più recente, legato alla presenza delle miniere. Una passeggiata lungo via Cattaneo serve a recuperare l’atmosfera di una città ottocentesca centro di un bacino minerario, con gli uffici amministrativi e il vecchio ospedale di Santa Barbara fondato per i minatori infortunati e le modeste abitazioni destinate ai minatori e alle loro famiglie.

Sopra la città le rovine del castello di Salvaterra. Meritano una visita il Museo dell’arte mineraria, collezione di mineralogia e di paleontologia, con un’interessante ricostruzione di una galleria di scavo e il Museo delle Macchine da Miniera (nella vicina Masua) che, con le sue oltre 70 macchine e le attrezzature per lavori minerari, testimonia l’ evoluzione dell’industria estrattiva. Nei pressi di Iglesias si aprono le porte di un vero e proprio paradiso naturalistico – non sarà facile uscire da un ambiente di così straordinaria bellezza – : la foresta demaniale del Marganai, una delle aree faunistiche più belle della Sardegna con la valle di Oridda, con gli suoi splendidi lecci e la suggestiva cascata.
Proseguendo verso nord (29 km) potrete ammirare a Fluminimaggiore l’area archeologica della valle di Antas, con il tempio di Antas, dedicato, in età romana al culto del Sardus Pater Babi edificato su un luogo di culto punico dedicato al dio Sid Addir Babay. Nel centro, per i naturalisti, da non perdere il Museo paleontologico che ospita fossili provenienti soprattutto dalla zona e, per gli amanti delle tradizioni, il Museo etnografico Antico Mulino ad Acqua allestito in un mulino settecentesco, che permette di cogliere alcuni aspetti salienti della cultura popolare sarda, ricreare e far rivivere le varie fasi della produzione e lavorazione dei cereali. Una sosta meritano le grotte di Su Mannàu, dove 3000 anni fa i sacerdoti nuragici praticavano culti delle acque.

4° giorno Gùspini – Isola di San Pietro Carloforte (Km 75 + traghetto da Portoscuso). A chi è alle ricerca di curiosità e dei caratteri peculiari di questa terra consigliamo una puntata a Gùspini (27 km da Fluminimaggiore) dove, nella limitrofa miniera di Montevecchio, ha sede il Museo della civiltà mineraria e ad Arbus dove è allestito il Museo del coltello sardo articolato in quattro sale con coltelli antichi, compresi alcuni del XVI secolo, prodotti dei più rappresentativi coltellinai sardi contemporanei e la ricostruzione di un antico laboratorio “de su ferreri” (il fabbro), dove arnesi del secolo scorso, in armonia con l’ambiente che li ospita, si impongono all’attenzione: un mantice, un trapano a volano, una mola a pedale e un antico incudine! A Gùspini si forgia la notissima Guspinesa, il coltello a lama larga con il manico in corno di montone leggermente ricurvo. I pezzi realizzati dai maestri coltellinai guspinesi sono autentiche opere d’arte.

L’allevamento delle api e la produzione di miele hanno qui tradizioni remote e una straordinaria continuità: una vera delizia il miele amaro di corbezzolo; altre varietà di miele si ricavano dall’arancio, dall’eucalipto, dal rosmarino, dal timo.

Nei pressi del paese spicca il monumento naturale dei basalti colonnari da ascriversi probabilmente ad una bocca vulcanica secondaria, formatasi durante il Miocene.
Anche la miniera di Montevecchio, nel secondo dopoguerra una delle più attive d’Europa, presenta edifici e impianti della miniera ora in disuso. Del tutto abbandonato è invece il vicino centro minerario, per lo sfruttamento delle miniere di piombo, argento e zinco, di Ingurtosu, in cui è possibile, tra l’altro, vedere il vecchio centro direzionale della miniera, costruito come un castello inglese. Molto interessanti, lungo la strada che porta a Piscinas, anche gli impianti della laveria Lord Brassey, per lavare il materiale minerario, quasi esclusivamente la cassiterite (biossido di stagno, l’unico minerale da cui si estrae lo stagno), mista a piombo, zinco, pirite, provenienti dalle miniere vicine, inseriti in un paesaggio lunare, tra la macchia mediterranea e enormi cumuli di materiale sterile.
Non distante da Guspini (17 km) verso l’interno, vi consigliamo di sostare nella la cittadina di Villacidro da cui si domina parte del Medio Campidano, rinomata per la produzione di agrumi, olio d’oliva di eccezionale qualità, pesche, ciliegie, produzioni orticole e liquori. Non lontano, la foresta demaniale di Montimannu è senza dubbio la zona naturalistica più rappresentativa del territorio, ricca di sentieri per numerose escursioni.
E di qui di nuovo al mare diretti all’altra bella isola del Sulcis, San Pietro, con le meravigliose scogliere a strapiombo sul mare e le numerose  grotte, che rendono particolarmente suggestivo il suo paesaggio selvaggio, ospita alcuni nuraghi, testimoni della precoce abitazione del luogo; l’isola fu abitata anche in età punica e romana; dopo il periodo delle invasioni, conobbe  un fortissimo declino restando disabitata o quasi. Per questo, nel 1736, Carlo Emanuele III di Savoia, re di Sardegna, la concesse a un nucleo di liguri provenienti dall’isola tunisina di Tabarka, su cui erano state trasferite le loro famiglie, che costruirono l’unico centro abitato dell’isola, Carloforte, che per le sue origini ha caratteristiche uniche rispetto a tutti i centri sardi avendo mantenuto forti legami culturali e linguisitici con la terra d’origine. Camminando per la cittadina si sente parlare un dialetto ligure e, sedendosi al ristorante (ve ne sono di ottimi!) si possono gustare piatti unici in tutto il Mediterraneo, frutto dell’incontro tra la cucina ligure e araba: ne è un esempio il cashcà, una specie di cous cous condito con sole verdure e il famoso pesto alla genovese). Percorrendo il sud dell’isola potrete incontrare cave abbandonate di manganese, diaspro, ocra rossa e gialla, testimoni silenziosi della vocazione metallurgica della regione.
Per chi non vuole rinunciare a una belle nuotata consigliamo di farlo in mezzo a branchi di tonni di oltre 150 kg ciascuno alla tonnara dell’Isola Piana, accompagnati da guide esperte e dove, oltre a tonni giganti, si trovano pesci spada e decine di pesci luna.

Tre le numerosissime feste, sagre, rassegne musicali dell’itinerario: a Sant’Antioco la festa di Sant’Antioco Martire la seconda domenica dopo Pasqua in ricordo della traslazione delle spoglie del santo; a Iglesias le celebrazioni per il Venerdì santo e la Pasqua (S’Iscravamentu S’Incontru); a Fluminimaggiore 10 Luglio-28 Agosto: la Rassegna Musica Classica, località Tempio di Antas; a Guspini e Montevecchio, mese di Agosto: Arresojas, Biennale Internazionale del Coltello Sardo,Guspini, dal 14 al 22 Agosto: Festa di Santa Maria, Guspini, dal 5 al 19 Dicembre: Teatrale Guspinese Feste e Sagre a Villacidro agosto festa del patrono San Sisinnio, protettore contro i malefici delle streghe; a Carloforte maggio- giugno, sagra del cous cous carlofortino, e sagra del tonno con piatti tipici: tunnina, cassuli e curzetti; 23 giugno, festa di San Giovanni Battista, chiamata anche Festa degli Innamorati; 29 giugno, festa di San Pietro, patrono dell’isola, con processione in mare;15 novembre, festa della Madonna dello Schiavo.

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