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ROMA. Spunta villa romana del III secolo a.C.

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Una grande azienda agricola alle porte di Roma. Per rifornire la metropoli di frutta e verdura giungeva in centro città – al Foro Olitorio e al Foro Bario – via fiume, su grandi chiatte. Racconta uno spaccato del “capitalismo ante litteram” antico-romano il ritrovamento, da parte della Soprintendenza speciale di Roma, della villa rustica romana nella riserva naturale della Marcigliana, Settebagni – tra la via Salaria e la Valle del Tevere – nell’area dove sorgeva l’antica città di Crustumerium, poi conquistata dalla Repubblica nel 499 a.C.. La struttura è stata rinvenuta durante le attività di archeologia preventiva della Soprintendenza per i lavori di costruzione della nuova linea elettrica Roma nord-San Basilio condotti da Areti, società del gruppo Acea che si occupa della gestione e distribuzione della rete elettrica a Roma.
romaLa curiosità emersa dallo scavo, diretto dal funzionario archeologo Anselmo Malizia e realizzato da Alessandro Del Brusco, è che si tratta di un edificio che, seppur subendo diverse modifiche, ampliamenti, ristrutturazioni, copre un arco temporale molto lungo: dal primo insediamento nel III secolo a.C. al completo abbandono dell’edificio nel VI d.C. trascorrono circa 800 anni, che corrispondono alla crescita della potenza romana e, con la fine della fase espansionistica dell’impero, al successivo declino.
“Bisogna immaginare che Roma, fino al III secolo d.C, era una città da oltre un milione di abitanti – spiega Malizia – che aveva contatti commerciali fiorenti con tutto il Mediterraneo, ma gli approvvigionamenti di cibi freschi, ossia frutta, verdura e carne dovevano essere a non più di un giorno di cammino. Per questo c’era un complesso sistema di ville nelle campagne. E la collina dove si trovava la villa era tra le più fertili e strategiche, famosa per la ‘pera crustumina’. Ma possiamo anche immaginare coltivazioni intensive di frumento, oltre che oliveti che ancora oggi caratterizzano il paesaggio della Sabina”. Un’azienda agricola a km 0, portata avanti grazie al lavoro dei fattori ma soprattutto di alcune decine di schiavi, che garantiva ai cittadini varietà e qualità, e che permise ai suoi fortunati possessori di arricchirsi, tanto che, tra il II e III secolo, vi costruirono delle terme private. “La datazione è certa – continua l’archeologo- perché proprio negli ambienti termali abbiamo trovato una moneta dell’Imperatore Filippo l’Arabo, coniata tra il 247 e il 249 d.C.”.
romaGli scavi sono terminati, mentre materiali e reperti archeologici sono ancora in fase di studio. La villa è stata ricoperta, riparata con vari tipi di protettivi, per preservarla dagli agenti atmosferici, e in futuro sarà possibile studiare un eventuale progetto di valorizzazione.
“Uno scavo che testimonia e conferma la ricchezza del territorio circostante la capitale, che spinge a indagare e studiare ulteriormente il passato della nostra città anche nelle sue aree periferiche. Un altro prezioso tassello di quel grande e sorprendente affresco che è il sottosuolo di Roma” dichiara Daniela Porro, soprintendente speciale di Roma.
Areti sta proseguendo i lavori sulla nuova linea elettrica at 150 kv, l’attività è iniziata a maggio 2018 e si concluderà a gennaio 2020: è prevista la sostituzione dell’attuale linea, della lunghezza di 16 chilometri, con una nuova linea aerea della lunghezza totale di 8 chilometri.
Questo ritrovamento archeologico, aggiunge la presidente di Acea, Michaela Castelli, “è un esempio della peculiarità e dell’unicità di una città come Roma. Acea ne è consapevole e sente la responsabilità di operare in un territorio con un grande patrimonio archeologico. Per questo lavora in stretta collaborazione con le istituzioni culturali del territorio, in particolare con la Soprintendenza speciale di Roma archeologia belle arti e paesaggio, in un’ottica del rispetto dei luoghi e delle testimonianze della storia”.

Autore: Arianna Di Cori

Fonte: roma.repubblica.it, 2 dic 2019

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